Non ci resta che il crimine
di Massimiliano Bruno (Italia, 2019)
con Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Gianmarco Tognazzi,
Massimiliano Bruno, Edo Leo, Ilenia Pastorelli, Marco Conidi,
Fabio Ferri, Emanuel Bevilacqua, Antonello Fassari
Nota personale: ormai difficilmente mi perdo un film in cui sia coinvolto Massimiliano Bruno, Marco Giallini o Edoardo Leo – ma capisco che questa è una fissazione/tara mia.
La trama: Roma, tre amici cialtroni di 50 anni circa, che per sbarcare il lunario organizzano uno pseudo-tour sui luoghi che furono frequentati dalla Banda della Magliana, si trovano improvvisamente catapultati nel passato. Per la precisione vengono sbalzati all’estate del 1982 in una Roma tutta presa a seguire le gesta degli Azzurri ai Mondiali di Calcio, dove la sfida più ardua sarà affrontare proprio quei malavitosi delle cui imprese i nostri si dicono tanto esperti.
La pellicola è sostanzialmente una commedia ma c’è del sentimento (buono). In fondo parla di amicizia e di mettere la testa a posto o – meglio ancora – di come una particolarissima avventura possa insegnare a stare al mondo, a trovare la propria strada a rimediare a qualche grosso errore fatto in passato.
Omaggi e perculate
Il titolo e il viaggio nel tempo rendono palesemente omaggio al film “Non ci resta che piangere” di Troisi e Benigni.
La passione che i protagonisti hanno per le vicende della Banda della Magliana mi è sembrata una chiara presa in giro nei confronti di tutte quelle persone che sul serio e acriticamente negli ultimi 15 anni – complici anche libri, film e serie tv – hanno mostrato discreto fanatismo verso le gesta di questi conclamati e violenti criminali.
Giallini è Moreno, il più rude del trio – forse anche il più ignorante – l’elemento alla ricerca di un’idea vincente per diventare straordinariamente ricco, cioè svoltare e fare il botto.
Gassman è Sebastiano, quello più sentimentale e più acculturato – un po’ fregnone, ecco – ha una moglie a cui pare voglia tanto bene ma di cui, allo stesso tempo, è anche vittima. Non è propriamente un leader, anzi spessissimo viene insultato dagli altri due con grevi appellativi.
Tognazzi è Giuseppe, il terzo dei 3 amici, un personaggio apparentemente fragile. Si tratta di un contabile con una grande memoria ma privo di spina dorsale. Un uomo ridicolo che non riesce mai a dire di no. Lavora iper-sfruttato nell’azienda di suo suocero (interpretato nelle scene finali da Antonello Fassari), una specie di severo padre-padrone da cui non riesce a farsi rispettare, né da cui riesce a svincolarsi.
Il regista, nonché sceneggiatore, Massimiliano Bruno si è riservato il ruolo di Gianfranco – il quarto “moschettiere” – l’ex bambino sfigato e sovrappeso, ormai milionario grazie all’hi-tech, che si diverte sarcasticamente a sbeffeggiare i vecchi amici che non hanno avuto nella vita la sua stessa fortuna.
Ilenia Pastorelli è una fatalona: Sabrina, la bambola del boss (Renatino), ragazza molto gnocca ma tutt’altro che stupida. Si invaghisce a prima vista di Sebastiano, pur sapendo di rischiare la pelle.
Renatino ha il volto di Edoarlo Leo – opportunamente invecchiato e imbruttito. Diciamo la verità: non è affatto credibile ma fortunatamente riesce ad essere abbstanza simpatico nelle scene in cui il duro spietato dice frasi o si comporta da cretino/credulone.
A Marco Conidi è andata la parte di un massiccio allibratore che fa parte de giro di Renatino.
Fabio Ferri (ricordate il co-protagonista ballerino del video di “Salirò”?) interpreta invece una specie di omosessuale amico di Sabrina.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.