Il socio
(The Firm)
di Sydney Pollack (USA, 1993)
con Tom Cruise, Jeanne Tripplehorn, Gene Hackman,
Hal Holbrook, Ed Harris, Holly Hunter, David Strathairn,
Gary Busey, Steven Hill, Tobin Bell, Terry Kinney,
Wilford Brimley, Jerry Hardin, Barbara Garrick, Paul Sorvino,
Jerry Weintraub, Lou Walker, Joe Viterelli, Karina Lombard
Tratto dal romanzo omonimo di John Grisham.
Un giovane e brillante laureato in legge viene assunto da uno studio legale di Memphis, non gigantesco ma nemmeno piccolo. Diciamo prestigioso. L’assunzione, oltre a prevedere un lauto stipendio, è corredata anche da parecchi benefit da capogiro: casa da sogno, berlina di lusso (Mercedes), pagamento degli ingenti debiti contratti per lo studio, ecc. A questo si aggiunga poi l’amicizia (automatica) di tutti i membri/soci dello studio legale.
L’ambizioso ragazzo (Mitch McDeere) e la sua giovane moglie maestra elementare (Abby McDeere) dunque lasciano Boston – dove vivono – e si trasferiscono in città per la nuova avventura. Lui è eccitatissimo, mentre lei, che già si è trasferita abbastanza controvoglia, fiuta che qualcosa non torna, Abby cioè non si spiega perché un giovane laureato, seppur molto valido, venga cooptato da uno studio legale tanto importante e perché l’assunzione preveda così tante concessioni e regalie. Cosa vorranno in cambio insomma queste vecchie volpi del foro? Solo fedeltà e abnegazione? Purtroppo ci vorranno solo pochi mesi (4) per scoprire cosa c’è sotto davvero. La morte misteriosa e inaspettata di due avvocati quarantenni, soci dello studio, sarà il campanello d’allarme.
Mitch sarà in pratica un nuovo membro dello studio (mente giovane, carne fresca) chiamato a coprire – attraverso cavili legali – i proventi degli illeciti traffici della Mafia italoamericana. L’epifania non sarà immediata: il ragazzo cioè ci metterà un po’ per capire chi sono le persone coperte dalle magagne dello studio, di cui si appresta a diventare socio, e quali sono i meccanismi utilizzati per riuscire nell’impresa ma ne verrà a capo. O meglio alla fine riuscirà a capire, solo che per vederci chiaro rischierà di sporcarsi le mani. Peggio ancora: capirà di essere un piccolo ingranaggio in un grande meccanismo ma non potrà trarsene fuori facilmente. Dovrà inoltre tradire lo studio che lo ha accolto così bonariamente e denunciare tutti i soci. Dilemma dei dilemmi. Come se non bastasse, si accorge di avere l’FBI alle calcagna; gli agenti federali che da tempo indagano sul caso iniziano infatti a seguirlo e ad ascoltare le sue conversazioni (in casa, in ufficio, al telefono, ecc.) Il rischio è di essere coinvolto nelle sporche vicende dello studio senza riuscire a tirarsi fuori dall’impaccio. Anche perché il novello arrampicatore sociale ha il carbone bagnato: nel senso che una notte – mentre si trova nelle isole Cayman per lavoro – commette una one night stand con una seducente sconosciuta sulla spiaggia ma non lo rivela a sua moglie, per cui si sente tremendamente in colpa. Non solo: lo studio, che ha scattato delle foto compromettenti della scappatella, minaccia di mostare gli scatti a Abby. Dunque Mitch teme che questo suo grave errore/debolezza possa ritorcesi contro di lui e fargi perdere il supporto di sua moglie.
Ciò nononstante, si fa forza, rivela egli stesso ad Abby cosa è accaduto e va avanti per la sua strada nel fare luce sulla vicenda, tenersi lontano dal carcere e allo stesso tempo restare vivo, ossia evitare che la Mafia lo accoppi. Cos’ha da perdere? Vediamo: matrimonio, un ottimo posto di lavoro, carriera forense, la vita. Vi sembra poco?
Supercast per questa pellicola che è situabile a metà strada tra un legal thriller e un film di spionaggio.
Tom Cruise – che già proveniva da una sfilza di successi – fu scelto per interpretare il giovane rampante che ha voglia di divorare il mondo mentre si trova il prosciutto sugli occhi. Nel 1992 aveva già 30 anni, per cui forse era un filo cresciutello, ma la faccetta da ragazzotto iperborghese che ha frequentato una delle migliori univeristà degli USA ce l’aveva. Dunque scelta vincente. In questo ruolo se la cava egregiamente. All’epoca era già molto più che una promessa, anzi era una stella pareccchio affermata nel firmamento di Hollywood, un cavallo sicuro su cui puntare per una grande produzione dalle ambizioni internazionali.
Jeanne Tripplehorn era la pazza del film “Basic Instinct”, la ricordate? Qui è la mogliettina di Mitch. Una tizia caruccetta, dolce (anche se non è mai stata tra le mie preferite), vagamente “sweetheart”, che interpreta l’altra faccia della gioventù. Se il marito è quello che si butta a capofitto nella carriera, nel successo, nei soldi, senza pensarci due volte, lei rappresenta invece la moglie con i piedi ben piantanti per terra, la tizia umile ma sincera, una semplice maestra elementare che non si monta la testa, segue il marito nell’avventura ambiziosa, ma resta sempre in secondo piano, impersonando in più occasioni la voce della coscienza del suo consorte. Non solo: nelle battute finali dimostrerà anche di essere inaspettatamente cazzuta. Bravissima.
L’anziano Hal Holbrook interpreta uno dei più anziani soci dello studio di Memphis. Canuto, elegante, distintissimo, dal volto bonario, è perfetto per il ruolo che gli affibiarono.
Gene Hackman è sempre il migliore di tutti. Sempre. Qui mette in scena il vecchio volpone: un avvocato di mezz’età scaltro e apparentemente marcio fino al midollo. Sarà il mentore di Mitch sino alla fine, o quasi. Comunque colui che cerca di tirarlo dentro i brutti affari dello studio. Incidentalmente mostrerà anche di essere un viscidone con la moglie del collega-protégé.
Terry Kinney è un giovane collega di Mitch. Barbara Garrick intepreta sua moglie.
Il grande Ed Harris (il dio-manipolatore del film “Truman Show”) intepreta qui Wayne Terrance, ossia l’agente dell’FBI che sta alle calcagna del giovane avvocato. Buona performance la sua, anche se il suo personaggio si mostra un po’ allocco verso la fine.
A quel tifone di Gary Busey fu data la parte dell’investigatore erotomane e spaccone che cerca di indagare sui traffici illegali dello studio di avvocati.
Molto simpatica Holly Hunter nei panni dell’amante/segretaria dell’investigatore.
Il magnifico David Strathairn (l’avvocato anziano de “Il caso Thomas Crawford”) interpreta invece il fratello maggiore di Mitch: un uomo di poche parole, riflessivo, che sta scontando in carcere una lunga pena.
Wilford Brimley – e il suo grigio baffone – sono il tuttofare dello studio di avvocati, un tizio sinistro, di cui non ci si può affatto fidare, una specie di braccio destro della Mafia che coordina ed esegue in prima persona i lavoretti sporchi che non devono venire a galla, tipo occultamento di prove, distruzione di documenti, omicidi, smaltimento di cadaveri, ecc.
Steven Hill appare in un paio di scene nei panni di un alto dirigente dell’FBI, così come è apparso in decine di puntate della serie tv “Law & Order” nel ruolo iper-istituzionale del procuratore distrettuale Adam Schiff.
Tobin Bell dà faccia e corpo a un biondissimo sicario dall’aspetto discutibile. Smilzo ma efferatissimo.
Jerry Hardin è un’altro degli anziani soci dello studio legale.
Al simpatico Paul Sorvino hanno affidato ancora una volta il ruolo del boss mafioso italoamericano e di “grande stazza”. L’altro capo della malavita è l’ancor più simpatico Joe Viterelli.
La morettona sexy che seduce Mitch sulla spiaggia è Karina Lombard.
Jerry Weintraub appare in una sola scena nei panni di un grosso e strafottente cliente dello studio legale coinvolto in strani traffici poco legali.
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.