Brutti e cattivi

Brutti e cattivi
di Cosimo Gomez (Italia, Francia, 2018)
con Claudio Santamaria, Sara Serraiocco, Marco D’Amore,
Aline Belibi, Simoncino Martucci, Giorgio Colangeli,
Adamo Dionisi, Maria Chiara Augenti, Narcisse Mame,
Yang Shi, Guo Qiang Xu, Rinat Khismatouline, Rosa Canova

Commedia noir, un pulp all’italiana. Si potrà dire? Beh, l’hanno detto – a ragione – un po’ tutti. Qui non c’è buonismo, non ci sono eroi (quasi), non c’è bene e male. Il politically correct va messo in pausa durante la visione.
Roma. Una banda di piccoli criminali cerca di mettere a segno il colpo della vita. Unico dettaglio – non da poco: il capo della banda, detto “Il Papero”, e la sua donna – la ballerina – hanno menomazioni fisiche (leggi handicap gravi). Lui non ha le gambe, lei non ha le braccia. I loro complici sono due: un nano rapper abile con le armi e un altro – noto come “il merda” – che porta i drealock e va in giro “totally stoned”, cioè stordito dalla marijuana 24 ore su 24.
Il riferimento al film “Brutti sporchi e cattivi” di Ettore Scola è lampante, sin dal titolo, ma forse il vero omaggio Gomez l’ha voluto fare al cinema di Tarantino (in cui la violenza fine a se stessa regna sovrana) e dei fratelli Coen (per un certo tipo di determinismo e di situazioni assurde).

“Brutti e cattivi” diverte e potrebbe anche sorprendere, nel senso che non ha una trama del tutto scontata. Da vedere? Sì, se non altro perché il Cinema italiano non partoriva qualcosa di così originale da molto tempo. Nel desolato scenario in cui si muovono i personaggi gli sceneggiatori ci hanno anche inserito un pizzico di “buonismo multietnico integrazionista” – se ci passate il termine – cosa che, visti i tempi che corrono, non è affato male.

Santamaria mette il suo corpo al servizio del trucido personaggio del Papero; la commedia pulp non gli sta stretta, anzi. Riesce anche qui a sfoderare una dignitosa performance.
Incredibile poi quanto risulti buffo (e divertente) Marco D’Amore – il Ciro di “Gomorra – La serie” – nelle sembianze de Il merda, ossia il decerebrato borgataro romano in fissa per il Rastafarianesimo.
Bravissima anche Sara Serraiocco nel ruolo della pupa del boss: personalità mutante in un corpo iper-snodato.
Il rapper romano Simoncino interpreta il rapper nano Plissé.

Nota: questa sceneggiatura ha vinto il Premio Solinas.

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.