Tre casi per l’investigatore Jelling
di Giorgio Scerbanenco
Sellerio, 2011
582 pagine, 20 Euro.
Raccolta di tre romanzi di genere poliziesco-investigativo di stampo classico, accomunati dallo stesso protagonista.
Arthur Jelling è un tizio alto, magro, dagli occhi buoni, mite, timido ed educato eppure molto arguto. Fa l’archivista nella Direzione Generale della Polizia di Boston (Massachussetts), è uomo di incartamenti, ma spesso è chiamato a risolvere casi da cronaca nera. Non che gli arrivi proprio una richiesta ufficiale ma il più delle volte il capo della polizia – il Capitano Sunder – conoscendo la sua astuzia e la sua somma correttezza, gli lascia fare indagini, spesso proprio partendo dai documenti dei casi che dovrebbe archiviare.
Al suo fianco troviamo Matchy, un massiccio agente di polizia che spesso accompagna Jelling negli interrogatori e che si occupa di sbrigare quei compiti piuttosto rudi o che richiedono comunque forza bruta, una cosa che, per ragioni fisiche e di temperamento, Jelling non sarebbe mai in grado di portare a termine da solo.
Tommaso Berra è la voce narrante dei tre romanzi: uno studioso di psicopatologia – o più propriamente uno psichiatra – di origine italiana con cui spesso Jelling si confronta e a cui chiede aiuto per esplorare a fondo la psiche delle vittime e dei possibili colpevoli.
1. “Sei giorni di preavviso”
Jelling è chiamato a tentare di evitare un omicidio. Dopo aver ricevuto alcune lettere minatorie, il famoso attore Philip Vaton si rinchiude in casa e chiede aiuto alla Polizia, perché teme di essere ucciso. Qui interviene il nostro, con i suoi interrogatori grondanti cortesia e sussiego.
2. “La bambola cieca”
Jelling deve venire a capo di una faccenda poco chiara che vede coinvolto il professor Linden, un noto chirurgo. Questi dovrebbe operare gli occhi di un tale, per tentare di ridargli la vista, ma riceve una minaccia di morte; una sera infatti uno sconosciuto gli intima di non eseguire l’operazione, se non vuole essere ucciso.
3. “Nessuno è colpevole”
Jelling indaga su un reo-confesso, un signore di mezza età che si è autodenunciato, dopo aver sparato alle spalle un vecchio amico durante una battuta di caccia.
Cosa mi è piaciuto: il contrasto tra la tenacia, l’intelligenza e l’arguzia di Jelling e il suo essere estremamente timido ed educato. L’originalità di questo personaggio d’altri tempi che, pur svolgendo nei fatti funzioni di investigatore, non lo è formalmente.
Cosa non mi è piaciuto: quasi nulla. No, davvero: di romanzi con questo protagonista mi piacerebbe leggerne a decine.
Nota: le post-fazioni sono di Roberto Pirani ma non le ho lette. Preferisco sempre concentrarmi sull’opera, più che su intepretazioni, biografie, apologie, analisi letterarie, ecc.
La scheda sul sito dell’editore, quella di Google Books, quella di Amazon.it, quella di IBS.it, quella di MondadoriStore.it.