Butch Cassidy
(Butch Cassidy and the Sundance Kid)
di George Roy Hill (USA, 1969)
con Paul Newman, Robert Redford, Katharine Ross,
Jeff Corey, Henry Jones, George Furth, Ted Cassidy,
Timothy Scott, Charles Dierkop, Don Keefer, Kenneth Mars
Pellicola culto. Nel 1970 ha vinto 4 Oscar (tra cui “Miglior Film”), 1 Golden Globe e 9 premi BAFTA. L’American Film Institute l’ha inserita tra i 100 migliori film statunitensi.
Western biografico. La storia degli ultimi mesi di uno dei banditi più famosi del west. Una vera bromance con gli speroni.
Butch Cassidy e il suo sodale Sundance Kid sono due malavitosi galatuomini. Per vivere rapinano banche insieme ad un manipolo di sfaccendati denominati The Wild Bunch (in italiano tradotta come “la banda del buco nel muro”). L’uno è più saggio e ciarliero, spendaccione, simpatico e donnaiolo, l’altro è più giovane, taciturno e molto lesto con la pistola. Entrambi sono parecchio bellocci. Rapinano, vivono alla giornata e si divertono, ma senza torcere un capello ad anima viva; riscuotono persino grande simpatia presso il bordello che frequentano abitualmente, così come, più in generale, presso la popolazione delle città per cui si aggirano, tant’è che lo sceriffo locale ha grosse difficoltà nel mettere insieme una squadra di uomini per dare la caccia alla suddetta banda.
Un giorno però succede qualcosa di inaspettato: dopo un fallito tentativo di rapina al treno, sono costretti a darsi alla fuga rovinosamente. Il titolare della società ferroviaria “Union Pacific”, infatti, tende loro un’imboscata usando 5 impavidi uomini cavallo, armati e capeggiati dallo sceriffo più tosto di tutto il west, un tipo davvero instancabile che è pagato per seguirli sino in capo al mondo – se necessario – con l’obiettivo di farli fuori. Per due giorni, comunque, riescono a farla franca, seppur con enormi difficoltà, ma quando si rendono conto di chi sono le persone che danno loro la caccia decidono di togliere definitivamente le tende. Dunque fanno bagagli e vanno in Bolivia: lo stato di cui tanto parla Cassidy e in cui da tempo pensano di trasferirsi. Con loro portano ancha Etta Place, la giovane maestrina loro unica e grande amica, nonché donna di Kid.
In Bolivia, dove sono praticamente degli sconosciuti yankee, riprendono a fare rapine in banca con grande sollazzo. La vita scorre felice. Ad un certo punto Butch e Kid pensano anche di cambiar vita, di trovarsi cioè un lavoro e di mettere la testa a posto, ma non va benissimo. Ci provano, aiutando in qualità di scorta armata una specie di caporale che fa il corriere con gli stipendi dei minatori, ma non gli va affatto bene: il trio viene assalito da una banda di predoni, il caporale perde la vita e loro due ne escono salvi per miracolo. Tornano perciò sui loro passi: riprendono la vita da banditi fino a quando qualcosa non va storto. Un altro imprevisto gli gioca un brutto scherzo.
Paul Newman è il solito figo, che qui riesce a risultare simpatico anche quando ammazza la gente. Un attore buono per qualsiasi tipo di film, anche per pellicole epiche e polverose come questa.
Robert Redford indossa un paio di baffetti imbarazzanti ma è comunque figo anche lui. In quanto giovane pistolero, qui fa da contraltare all’uomo maturo, anche se tra i due risulta il meno cialtrone – o il più assennato, se volete.
Perfetta Katharine Ross nei panni di Etta Place, la dolce maestrina che insegna lo spagnolo ai suoi due rudi uomini, tanto bravi con i cavalli ma poco avvezzi alle lingue straniere.
Per tutti gli altri attori solo personaggi di sfondo pressoché irrilevanti.
Nota 1: il regista è lo stesso de “La stangata”.
Nota 2: nella colonna sonora – che quell’anno prese un Grammy Awards – è presente la celeberrima canzone di Burt Bacharach “Raindrops keep fallin’ on my head”.
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.