Il cacciatore di androidi
(Do Androids Dream of Electric Sheep?)
di Philip K. Dick
1968 (prima edizione originale), 1971 (prima edizione italiana)
Altri titoli italiani dell’opera: “Blade Runner”, “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”.
Ho finalmente finito di leggere il noto romanzo da cui fu tratto il film “Blade Runner”. Un vero superclassico della letteratura fantascientifica.
Impressione generale: pensavo meglio.
Credevo che il dualismo uomo/robot fosse davvero il fulcro di tutto, che l’evoluzione dell’androide in qualcosa di molto vicino all’umano (dunque lo spuntare dell’animalissimo istinto di sopravvivenza) fosse un argomento centrale, invece l’autore ha infarcito il romanzo di molti altri elementi – alcuni dei quali di matrice filosfico-teologica – che rendono l’opera molto più indefinita, confusionaria, centrifuga e persino reazionaria, sotto alcuni aspetti.
Intendiamoci: rimane comunque una pietra miliare per la letteratura sci-fi internazionale. Immaginare dei robot che vogliono farsi uomini e cercano di opporsi al loro destino di robot a scadenza programmata è davvero una idea geniale, come poche altre si sono lette nei romanzi fantascientifici.
Eppure… eppure leggerlo dopo aver visto (più volte) il film che ha ispirato, e leggerlo nel 2017, ha suscitato in me sentimenti non del tutto positivi. Ma nemmeno negativi. Voglio dire: certe soluzioni mi sono sembrate davvero molto ingenue, forse figlie del tempo in cui è stato scritto. Per di più ci sono diversi passaggi, a mio avviso, davvero inutili.
Di certo il film ha saputo individuare meglio gli elementi più interessanti della storia ed è riuscito davvero metterli al centro dell’opera. Ne elenco alcuni: la tensione erotica tra il cacciatore e la robotessa umanoide, la sfida uomo-robot, i paesaggi desolanti di un mondo decadente seppure hi-tech, ecc. Nel romanzo invece – per dirne una – gli animali robotici sono al centro dei pensieri del protagonista, sempre, in modo ossessionante. Ma perché? A che servono? Sembra quasi che l’autore voglia dirci che l’uomo è un elemento delle Natura e che, in quanto tale, se privato della presenza di altri elementi a lui simili (gli animali), finisce necessariamente per tuffarsi in una solitudine deleteria, quasi autodistruttiva, che lo porta alla follia.
Osservazioni a caldo, durante la lettura.
Cap 1.
La moglie del protagonista è pigra e fastidiosa.
Una nuova guerra mondiale ha fatto cadere l’intera umanità in uno stato di abbrutimento totale.
Nelle case la gente ha un apparecchio che regola lo stato d’animo attraverso una specie di maniglia cui reggersi.
Il protagonista (il poliziotto Deckard) ha un’inspiegabile fissazione per gli animali domestici. Ne ha uno elettrico (cioè finto, un robot) ma ne vorrebbe uno vero.
Il protagonista e il suo vicino sembrano due contadini/cowboy tutti intenti a parlare di cavalli, vacche, animali di taglia grande.
Deckard va in giro tenendo in tasca una specie di listino universale in cui sono riportati tutti i prezzi aggiornati degli animali (qualora fosse possibile acquistarli). Anche perché pare che alcuni siano esistinti da tempo, dunque non possono essere commercializzati.
Cap. 2
Il messianesimo del Mercerismo: Mercer è una specie di Dio con l’aspetto umano in cui convergono le anime (e i corpi) degli uomini attraverso la macchina dei sentimenti che tutti hanno in casa.
I televisori danno il segnale orario e fanno propaganda ininterrotta attraverso una specie di anchorman che è in diretta (finta) 24 ore su 24.
Altre osservazioni
Il dualismo tra il protagonista Deckard e lo “speciale” Isidore (un umano dal basso quoziente intellettivo) sembra abbastanza centrale per l’opera letteraria. Cosa invece del tutto assente dalla pellicola.
Deckard non sembra un figo. Non dà l’idea di essere un eccellente poliziotto come nel film, più che altro viene raccontato come un impiegato poveraccio ai limiti della depressione.
Nel film Deckard è single, una specie di spirito libero, un giocatore solitario. Nel romanzo invece è un uomo più quadrato, che a fine giornata sente la necessità di tornare nell’alveo familiare dalla sua mogliettina – una specie di refugium peccatorum per sfuggire al rischio di diventare folli. Dunque per lui Dick traccia un profilo più da uomo qualunque. Tenendo conto di questa analisi, sembra quasi che il romanzo abbia un taglio più reazionario di quanto ci si aspetti.
Deckard non sa di essere cyborg e si fa persino infinocchiare da un altro cyborg.
Ma se nel finale del film si accenna alla possibilità che il protagonista sia un androide, nel romanzo questa interpretazione mi sembra del tutto assente. Avrò capito male io?
Sono gli uomini a sognare le pecore elettriche, non viceversa o meglio sono gli uomini a desiderare la possibilità di allevare animali veri – quei pochi rimasti – anziché robotici.
Gli animali insomma sono elemento centrale. La moralità degli uomini è fortemente legata al rispetto degli animali. Mi stupisce che questo aspetto non sia stato affatto preso in considerazione per il film.
La fastidiosa nebbia, che nel romanzo ricopre ogni cosa, non è poi così rilevante nella versione filmica.
Il nuovo colonialismo descritto nel romanzo non è intra-planetario ma inter-planetario. In pratica, essendo ormai la Terra diventata un posto inospitale, gran parte degli umani sono migrati in colonie extraterrestri. Ma non solo. In altre colonie hanno mandato dei robot dall’aspetto umano (gli Androidi) a fare i lavori più faticosi e umilianti che gli umani ormai si rifiutano di fare. Una forma di schiavitù gestita da remoto, insomma. Da questa condizione nasce la ribellione degli Androidi, il loro desiderio di essere umani come gli Umani, sfuggire cioè al giogo della schiavitù lavorativa e tornare sulla terra per cercare di farsi riprogrammare, ossia cercare di accrescere la durata della loro esistenza.
Gli Androidi comunque sembrano molto più furbi nel film; nel romanzo si fanno eliminare (uccidere) da Deckard con molta facilità.
L’empatia, il desiderio di vivere e il senso delle comunità sono elementi chiave di comprensione del testo.
Il confronto tra esseri umani e animali è decisamente importante ma ancor più importante è ciò che distingue l’umano dal non umano, l’uomo dall’umanoide (qui definito Androide).
Nel leggere delle cyborg unità Nexus6 è impossibile non andare con la mente all’omonimo smartphone lanciato da Google nell’ottobre del 2014.
Futuro e tecnologia
Sembra che l’autore non riesca a percepire una forma di propaganda che prescinda da un televisore o comunque da uno schermo dotato di altoparlante. Probabilmente Nemmeno gli schermi piatti riuscì a prevedere per il suo futuro.
Nel futuro del romanzo per fare o ricevere una telefonata bisogna essere presenti in un luogo in una determinata ora. Dunque Dick non riuscì a concepire una forma di comunicazione in mobilità. Il telefono può essere video ma non è mobile. Gli elenchi telefonici sono di carta e per chiamare qualcuno bisogna ancora far affidamento su di una segretaria.
Negli uffici della Polizia i dispacci e le informazioni girano ancora su fogli di carta.
Religione
Nel romanzo sembra che non ci sia altra religione al di fuori del Mercerismo. Tutti sono adepti di questa forma di cristologia panteistica. L’aspetto religioso della vita collettiva sembra essere di fondamentale importanza per gli umani del futuro.
La preghiera sembra non esistere. La religiosità viene manifestata in altro modo, attraverso un’esperienza collettiva che è molto simile ad un viaggione lisergico: gli uomini prendono tra le mani la macchina dell’empatia e fanno un sogno ad occhi aperti in cui l’umanità intraprende un durissimo viaggio/scalata per raggiungere Mercer sulla vetta di una montagna, un sogno che però è così reale da lasciare spesso segni tangibili sui corpi del sognatore (vedi ferite).
Non lasciatevi trarre in inganno dal nome. Mercer non ha alcuna connessione con il termine italiano “merce”. Quella descritta in questo romanzo non è una religione basata sul consumismo.
Ad ogni modo, forse è una fortuna che il Mercerismo sia assente dalla versione cinematografica dell’opera.
Una puntualizzazione “lollistica” sulla copertina italiana: nel romanzo non c’è alcun riferimento a laser che escono dalle mani dei personaggi, né a gente che va in giro a torso nudo indossando solo jeans attillati a vita alta. :D
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