Assassinio sull’Orient Express
(Murder on the Orient Express)
di Kenneth Branagh (USA, 2017)
con Kenneth Branagh, Johnny Depp, Penelope Cruz,
Judi Dench, William Defoe, Derek Jacobi, Michelle Pfeiffer
Josh Gad, Leslie Odom Jr., Lucy Boynton, Daisy Ridley,
Sergei Polunin, Olivia Colman, Manuel Garcia-Rulfo
Come il titolo spiega chiaramente, questa pellicola è l’ennesima trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Agatha Christie. Perché rifare un titolo che era già stato portato sullo schermo nel 1974 in una versione splendida? Non si sa. O meglio, azzardiamo l’ipotesi che portare gente al cinema a guardare un’opera già notissima è più semplice che convincere il potenziale pubblico della bontà di un film basato su di una storia sconosciuta ai più.
Dunque la storia è sempre la stessa. Chi ha letto il romanzo (io no) e chi ha visto una delle precedenti versioni cinematografiche sa già cosa aspettarsi. A tutti gli altri consiglio di lasciarsi stupire anche dalla storia.
Per scrivere queste 4 righe sulla pellicola di Branagh prenderò come riferimento il film del 1974 – anche perché è l’unico che ho visto.
Iniziamo col dire che la produzione è stata costosissima ma per motivi non giustificati. Una pellicola del genere può essere tranquillamente girata in due (finte) carrozze di treno allestite con arredamenti d’epoca, invece pare che Branagh abbia preferito farsi ricostruire 3 treni – dico 3 – in scala 1:1.
Perché tutto ciò? Non è chiaro. Probabilmente era necessario per girare alcune scene di tipo “action”. Ebbene sì: quest’edizione di “A.s.O.E.” contiene alcune scene molto movimentate: una scazzottata, un colpo di pistola esploso da breve distanza e anche un breve inseguimento a piedi. Forse è davvero l’unica novità introdotta da Branagh e da Michael Green, che ha scritto la sceneggiatura. Per il resto il film mi è sembrato abbastanza uguale all’edizione precedente.
Nota negativa comunque per l’inedito antefatto ambientato a Gerusalemme: un siparietto grottesco girato davanti al muro del pianto, che dovrebbe illustrare allo spettatore le straordinarie doti investigative di Poirot, ma che invece – stando a quanto dichiarato persino dalla bocca dello stesso protagonista – potrebbe essere la rappresentazione di una vecchia barzelletta.
Kenneth Branagh – oltre che dirigere – interpreta il protagonista (Poirot). Il suo commissario baffuto – oltre che essere eccessivamente baffuto – è anche parecchio sbruffoncello. In altre parole il Poirot che viene fuori da questa intepretazione è un uomo non così anziano (qui Branagh dimostra forse meno dei 57 anni che ha) ma parecchio eccentrico, buffo, che in diverse occasioni si fa fatica a prendere sul serio. La serie tv e il precedente film ci avevano abituato ad un detective serio e serioso, che magari fa alcune battutine sagaci, ma mai provocatore, né buffone. Questa nuova interpretazione invece ci ha deluso un po’ sotto questo aspetto.
Johnny Depp se la cava, ma solo quando non gigioneggia. Il suo personaggio – il mercante d’arte truffaldino Samuel Ratchett – doveva essere di certo sopra le righe ma non necessariamente eccentrico. Un avido poco di buono sì, ma non un pagliaccio che si rende ridicolo nel corteggiare Poirot per affidargli la difesa della sua incolumità.
A Judi Dench è andato il ruolo dell’anziana (e super snob) principessa Natalia Dragomiroff.
La sua assistente teutonica – tale Hildegarde Schmidt – è interpretata invece dalla bravissima Olivia Colman (già vista nella serie “The Night Manager”).
Per Penélope Cruz una missione difficilerrima: dare volto e voce alla missionaria e infermiera spagnola Pilar Estravados. Il suo ruolo fu ricoperto 100 volte meglio da Ingrid Bergman nel film del 1974 – anche se lì aveva un nome diverso.
La migliore intepretazione di tutta la pellicola – a mio avviso – è quella di Michelle Pfeiffer nei panni della vamp Caroline Hubbard: una donna ricca e annoiata in cerca di un (ulteriore) marito. Straordinaria sia nei siparietti più leggeri, in cui cerca di sedurre Poirot o di sfuggire alle pericolose lusinghe di Ratchett, che nelle drammatiche scene finali. Voto 9.
Il buon William Defoe interpreta Gerhard Hardman, un professore crucco razzista; anche questo personaggio nelle battute iniziali esprime “buffezza”.
La bella e giovane istitutrice Mary Debenham ha le fattezze dell’attrice Daisy Ridley.
Leslie Odom Jr. interpreta Arbuthnot, un dottore di colore che tenta goffamente di nascondere una relazione con l’istitutrice.
Il personaggio di Edward Henry Masterman, l’anziano maggiordomo di Ratchett, è interpretato con maestria da Derek Jacobi.
L’assistente personale di Ratchett – Hector MacQueen – ha invece il volto del paffuto Josh Gad.
Manuel Garcia-Rulfo è Biniamino Marquez, un venditore di auto.
A Tom Bateman è andato invece il ruolo di Bouc, ossia il responsabile a bordo della compagnia che gestisce l’Orient Express, nonché amico di vecchia data di Poirot. Non male la sua recitazione ma ciò che non convince è la costruzione del personaggio: Bouc è qui un giovane indolente, pieno di soldi e dedito alla bella vita, mentre in altre rappresentazioni quest’uomo aveva il profilo di una persona più matura, con la testa sulle spalle, seriamente preoccupata per quanto avviene sul treno di cui è responsabile.
I Conti Rudolph ed Helena Andrenyi sono interpretati rispettivamente dal ballerino Sergei Polunin e da Lucy Boynton.
Perché vedere questo film: perché è girato benissimo e ha sfoderato un grande cast. I dettagli sono curatissimi: sia le location, che gli allestimenti degli interni sono perfetti. Molta cura è stata messa anche nella scelta degli abiti di scena. La regia è impeccabile: sabbiamo benissimo che Branagh ci sa fare, anche se questo è un palese blockbuster made in USA.
Perché non vedere questo film: se avete già visto la pellicola del 1974 (o letto il romanzo) vi basta e vi avanza. Se siete poi quel tipo di purista che vuole dal film piena aderenza al romanzo, lasciate perdere.
La scheda di IMDb, quella di Wikipedia, quella Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.