Diario di un vizio
di Marco Ferreri (Italia, 1993)
con Jerry Calà, Sabrina Ferilli,
Massimo Bucchi, Valentino Macchi, Piero Nicosia,
Cinzia Monreale, Jessica Rizzo, Manuela Arcuri, Bedy Moratti
Roma, primi anni ’90. Benito è un poveraccio di circa 40 anni, un erotomane che vive in squallide pensioni e tiene un diario di tutto quello che sente, prova, pensa e vive. Pur avendo un lavoro (vende per conto terzi bottiglie di un detersivo di pessima qualità, per di più allungato) è sempre in bolletta, stretto tra debiti e languide pulsioni erotiche, che devono essere soddisfatte da prestazioni a pagamento. Oltre che dal sesso in generale, è ossessionato anche da Luigia: una giovane borgatara che fa le pulizie in un hotel di terz’ordine e che per arrotondare si prostituisce con il primo che capita, un po’ per soldi, un po’ per piacere, un po’ per il desiderio di emergere dalla penosa condizione in cui si trova.
La relazione che intercorre tra Benito e Luigia è alquanto malata e malandata, tutt’altro che sana: si amano e si odiano a fasi alterne, il loro è un sentimento non ben definito; si vede che lui le vuole molto bene, ma un po’ la odia perché sa di non essere l’unico uomo della sua vita. Lei invece sembra non essere tanto presa da questa relazione per tre semplici ragioni: 1. perché vuole qualcosa di più di un fallito mattoide; 2. perché più volte è stata raggirata dal suo amato per questioni di soldi; 3. perché anche Benito non è affatto fedele.
Il diario di Benito è costituito da riflessioni molto intime – in forma di resoconto stralunato – scritte su diversi fogli sciolti, accompagnati da disegni, fotocopie, ecc. A volte però tutto questo materiale viene raccolto e chiuso dentro una specie di torchio formato da due spessi fogli di compensato e 4 viti a farfalla. Altre volte Benito si limita a raccogliere i suoi pensieri dettandoli in un registratore a nastro attraverso un piccolo microfono.
La Roma che vediamo sullo sfondo è una città parecchio decadente, periferica, sporca, vuota, squallida e desolante; non possiamo considerla co-protagonista ma il suo ruolo è chiaramente quello di fare da adeguata cornice al personaggio di Benito.
Luigia invece è una specie di antagonista, un personaggio-contraltare di sesso feminile – molto avvenente ma non propriamente bello, fascinoso per certi versi ma non sincerò, né leale – che proprio per queste ragioni non riesce ad elevarsi (da alcun punto di vista) sulla figura di Benito. Si potrebbe quasi dire che i due personaggi sono identici e speculari. Nessuno dei due può permettersi di dare lezioni di moralità all’altro, ognuno è preso dai propri bisogni – fisici, bassi, eppur umani nel loro squallore – figli sia della propria personalità, che dell’ambiente in cui si trovano ad annaspare.
Jessica Rizzo interpreta la ballerina di un teatro in cui si tengono spettacoli erotici, una giovane donna sfacciata e prosperosa che si vede spodestata dal suo ruolo di prima donna della compagnia da Luigia – appena entrata nelle grazie dell’impresario/regista/produttore.
Bedi Moratti appare in un cameo nei panni di una signora che cerca di sedurre Benito sulle scale di un ufficio pubblico, mentre questi fissa con cupidigia sua figlia.
Ancora più breve il cameo di Manuela Arcuri (qui appena sedicenne): la vediamo per meno di un minuto leccare la vetrata di un locale dietro la quale si trova Benito.
Nota: per questa pellicola Jerry Calà vinse il Premio della critica italiana come “Miglior attore” alla alla 43ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino.
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e MyMovies.it.