Daft Punk Unchained
di Hervé Martin-Delpierre (Francia, 2015)
Questo documentario, prodotto da BBC France un paio di anni fa, ripercorre molto semplicemente le tappe della carriera del celeberrimo duo parigino. Lo fa usando brevi registrazioni della voce dei due musicisti (produttori? dj?) estratte dalle rare interviste lasciate in questi anni alla radio, ma soprattuto mettendo insieme foto, materiale video d’epoca e interviste a persone che con i Daft Punk hanno lavorato, come i musicisti Nile Rodgers, Giorgio Moroder, Pharrell Williams, Skrillex, Kanye West, il regista Michel Gondry, il fotografo Peter Lindbergh, il fumettista/animatore Leiji Matsumoto, diversi discografici, alcuni giornalisti musicali, l’ex manager Pedro Winter (Busy P), i dj Pete Tong, Eren, Dave Clarke e Todd Edwards, il costruttore dei noti caschi da robot Tony Gardner, ecc.
Di “Daft Punk Unchained” avevo sentito parlare molto bene, per questo mi ha incuriosito e l’ho visto. Mi ha deluso? No, però l’hype intorno a questo documentario è – a mio avviso – eccessivamente alto. Non si tratta di un film brutto o inutile ma, come al solito, in queste disamine si eccede con la santificazione degli artisti oggetto d’indagine. E questo ovviamente non è mai un punto a favore. A me comunque il documento è stato utile per scoprire qualche altra curiosità di cui ero all’oscuro – come le avversità della critica musicale all’album “Human After All” (peraltro condivisibilissime) – o che avevo dimenticato, come il film “Electroma”.