La scomparsa di Patò
di Rocco Mortelliti (Italia, 2010)
con Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Alessandra Mortelliti,
Neri Marcorè, Flavio Bucci, Gilberto Idonea, Roberto Herlitzka, Alessia Cardella,
Simona Marchini, Guia Jelo, Manlio Dovì, Franco Costanzo, Giacinto Ferro,
Pippo Crapanzano, Alessia Cardella, Giovanni Calcagno, Danilo Formaggia
Film tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2000 da Mondadori.
Vigata, 1890. La sera del venerdì santo, durante la rappresentazione del “Mortorio” – ossia della Passione di Cristo, il ragionier Antonio Patò scompare dalla circolazione, senza alcuna spiegazione apparente. Sua moglie e suo cognato sporgono denuncia. Persino uno zio deputato dello scomparso – pur trovandosi a Roma – chiede delle spiegazioni sull’accaduto. Delle indagini se ne occupano la Pubblica Sicurezza e i Carabinieri – in maniera congiunta e non senza qualche screzio – nelle persone del delegato Ernesto Bellavia (di origini campane) e del maresciallo Paolo Giummaro. I due riusciranno facilmente a venir a capo della faccenda, ma la loro relazione sull’accaduto non piacerà molto all’autorità, non tanto ai loro superiori (il prefetto Liborio Bonafede e il Capitano Arturo Bodidio), quanto al sindaco.
Bellavia e Giummaro sono rappresentati un po’ come delle macchiette, ma l’autore sa come far emergere la loro arguzia. Infatti, anche se è abbastanza lineare, il caso non è propriamente agevole da risolvere, perché trova di fronte a sé alcuni ostacoli difficilmente sormontabili, come ad esempio l’ispezione di una sede della Banca di Trinacria.
Qui il giallo si tinge di commedia (o viceversa). Sappiamo che Camilleri sa come costruire un bel mistero, dunque sulla trama c’è da dormire sonni tranquilli; a Mortelliti dunque non resta che rendere il tutto molto leggero, gradevole, di facile fruizione. Gli viene in aiuto un cast fatto di validissimi attori. A partire da un Nino Frassica, al massimo della forma, che duetta agevolmente con la grande vis comico-teatrale di Casagrande.
Buona prova anche per Herlitzka (nei panni del ciarliero custore del cimitero) e Flavio Bucci (il carabiniere Bodidio).
Bravissimo anche Gilberto Idonea: mi ha sorpreso davvero, non l’avevo mai visto recitare tanto bene.
Neri Marcorè è il ragionier Antonio Patò – un ruolo simile, se vogliamo, a quello che interpretò nel film “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati.
La sempre simpatica Simona Marchini dà voce e volto all’anziana (e ricca) titolare del palazzo davanti al quale avviene il Mortorio e la scomparsa di Antonio Patò. Danilo Formaggia è suo figlio, il Marchese Simone Curtò.
Un cammeo molto buffo per Guia Jelo nei panni di una prostituta dalla parlantina rapidissima e quasi incomprensibile (ovviamente in sicialiano stretto).
Ad Alessandra Mortelliti (parente del regista?) è andato il ruolo di Elisabetta, l’affranta moglie di Patò.
Alessia Cardella interpreta Rachele Infantino, l’amante di Patò, nonché moglie del ragioniere Cardillo.
Giacinto Ferro è invece il severo questore Tirirò.
Forse Manlio Dovì (nella parte del mafioso Calogero Pirrello) è l’unico che “fa un po’ troppo”, cioè va sopra le righe, occhieggia molto, si agita parecchio con le espressioni del viso e i movimenti del corpo, possiamo dire che la sua è l’unica recitazione non misurata.
La scheda di Wikipedia e quella di MyMovies.it.