Beata ignoranza
di Massimiliano Bruno (Italia, 2017)
con Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Teresa Romagnoli,
Carolina Crescentini, Valeria Bilello, Susy Laude,
Emanuela Fanelli, Luca Angeletti, Luciano Scarpa, Guglielmo Poggi, Alessandro Di Carlo,
Malvina Ruggiano, Giuseppe Ragone, Riccardo D’Alessandro, Teodoro Giambanco
Filippo ed Ernesto sono due professori che si trovano a lavorare gomito a gomito nella stessa scuola superiore. L’uno insegna matematica, l’altro letteratura, l’uno è drogato di smartphone, mentre l’altro può essere definito quasi anti-digital. Insomma sono l’uno l’opposto dell’altro. Si conoscono da quando erano a liceo ma non si piacciono, o meglio si odiano a morte. Questo perché da giovani amavano la stessa ragazza: Marianna. Quella Marianna che poi finì per sposare Ernesto e per darle una bimba: Nina. Solo che Nina non è proprio figlia di Ernesto. Dopo 16 anni la ragazza e quello che era ritenuto suo padre scroprono che il vero padre, quello genetico, è in realtà Filippo. Questa la causa scatenante dell’odio storico tra i due professori.
Filippo ed Ernesto – dicevamo – si ritrovano a scuola dopo tanti anni e finiscono per scontrarsi presto, dopo pochissimi giorni. Per la precisione hanno un alterco in classe, arrivano quasi per picchiarsi. La lite – che verte sui temi della connessione alla rete, della modernità, dell’aggiornamento – viene ripresa da uno dei loro alunni e finisce online; davanti alla camera i due si sfidano in ciò che sembra più difficile: per vincere la sfida Filippo deve restare un mese senza smartphone, mentre, di converso, Ernesto deve imparare ad usare il computer, lo smartphone e i social network.
Nina – la “loro” figlia – che ha visto online il video di questo bisticcio decide di creare un documentario proprio su questa sfida così iconica, su un test che in un certo senso rappresenta molto bene i tempi che viviamo. La lavorazione del film farà riavvicinare la ragazza a suoi due padri che ovviamente alla fine, dopo un drammatico ex-cursus sui loro errori ed egoismi, impareranno la lezione. Filippo ne uscirà più maturo, mentre Ernesto imparerà a non aver pregiudizi e a giudicare meno le donne per il proprio comportamento.
Il messaggio di fondo è: anche le vulve più allegre meritano (giustamente) rispetto. Il tema “digital sì vs. digital no” sembra quasi un pretesto per una storiella moralizzatrice contro i pregiudizi, contro i quarantenni immaturi, contro il maschilismo, contro chi fugge le responsabilità.
Anche in questo film Bruno si fa beffe dei gruppi di sostegno e/o di auto-aiuto. Ricordate la scena della “ciccia baffetta” di “Maschi contro femmine”?. Beh, sì, quello era un film diretto da Brizzi con Massimiliano Bruno come attore e sceneggiatore però la dinamica è più o meno la stessa: prendere per il culo la psicoterapia e tutti questi sistemi per “fare autonalisi”, “riscoprire se stessi”, recuperare forza, coraggio, ecc.
Marco Giallini interpreta Ernesto, il barbuto padre di Nina: un professore colto ma musone, triste, precisino e presuntuoso, sinistroide ma quadrato.
Alessandro Gassmann è invece Filippo, l’esatto contrario di Ernesto: bello e vanesio, aitante, sciupafemmine, disordinato, cialtrone, incapace, professionalmente miracolato, infantile, ecc.
Nina ha il volto di Teresa Romagnoli; forse questa non è la sua migliore performance ma è molto giovane, di certo migliorerà col tempo.
A Carolina Crescentini il ruolo della moglie di Ernesto, nonché amante di Filippo e mamma di Nina. Appare in poche scene (tutte flashback) e fa sempre la Crescentini. Nulla di nuovo, né di notabile.
Valeria Bilello è la prof innamorata di Ernesto – una donna con una vita sessuale allegra ma non per questo esecrabile.
Emanuela Fanelli e Luca Angeletti interpretano i due cine-operatori che aiutano Nina a realizzare il documentario. I duetti tra questi due attori sono tra le cose più ilari dell’intero film. Dico di più: la Fanelli è una delle migliori attrici comiche in circolazione. Credetemi. Una specie di nuova Cortellesi, anche più simpatica della Cortellesi. Difficile rimanere indifferenti alla carica comica del suo romanesco.
Susy Laude ha un paio di scene nei panni della mamma dell’alunno che viene sedotta dal professor Filippo.
Piccolo cammeo anche per Alessandro Di Carlo nella parte del bidello impiccione.
A me i film di Massimiliano Bruno piacciono sempre. Questa forse non è tra le sue opere migliori ma merita la sufficienza. Date un’occhiata, se avete voglia di farvi una risata su questo finto problema dell’eccessiva dipendenza dagli smartphone e dai social media.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.