Un paese quasi perfetto
di Massimo Gaudioso (Italia, 2016)
con Silvio Orlando, Fabio Volo, Nando Paone,
Carlo Buccirosso, Miriam Leone, Gea Martire,
Francesco De Vito, Maria Paiato, Antonio Petrocelli
Inutile girarci intorno: questa commedietta è il trionfo della retorica sulle brutture della modernità confrontate con fascino del “piccolo mondo antico”. Presente vs. Passato, Contemporaneità vs. Tradizione, Città vs. Paesino e così via.
Pietramezzana è un minuscolo borgo abitato da un centinaio di persone, un paesino isolato e desolante, arroccato tra i monti, che va via via spegnendosi. Gran parte dei suoi cittadini sono andati via dopo la chiusura della locale miniera che dava lavoro alla (quasi) totalità della popolazione locale; gli unici rimasti infatti, sono disoccupati, persone che non lavorano da anni e che vivono con il solo sostegno del misero assegno di disoccupazione. Gli abitanti di Pietramezzana sono però persone molto orgogliose, gente che non ha alcuna intenzione di spostarsi, di piegarsi ad un lavoro diverso lontano dal posto in cui ha sempre vissuto.
La loro unica speranza di sopravvivenza è l’apertura di una nuova fabbrica. Il gruppo che intende investire in zona, però, chiede certezze e garanzie, una di questa è la presenza in loco di un medico, secondo quanto richiesto dall’assicurazione. Il problema è che Pietramezzana un medico non ce l’ha.
Quando l’ultimo sindaco va via, il sessantenne disoccupato Domenico Bonocore decide di prendere in mano la situazione.
Un chirurgo estetico poco meno che quarantenne (abitante di una non specificata città settentrionale) – tale dottor Gianluca Terragni – viene costretto con l’inganno a trascorrere un mese a Pietramezzana con l’incarico di fare il medico di base. L’idea di Bonocore è di convincerlo a rimanere oltre il periodo di prova, cioè di convincerlo a firmare un contratto che lo leghi alla cittadina per un periodo di tempo indeterminato, in modo da dare all’azienda le garanzie che cerca. Per far sì che Terragni si innammori perdutamente di Pietramezzana, Bonocore e tutti i suoi compaesani metterano in scena un squallida recita – lunga un mese – in cui fingerano di essere quello che non sono. Entrare nelle grazie del dottorino non sarà poi così difficile, ma allo stesso tempo si rivelerà un colossale gesto infame.
Pietramezzana è ovviamente un comune di fantasia, un nome inventato, ma si intuisce chiaramente che dovrebbe trattarsi di una qualche località sperduta nei pressi delle “Dolomiti” della Basilicata.
Fabio Volo è Gianluca Terragni, il giovane medico che arriva a Pietramezzana; coi capelli lunghi e senza barba sembra un po’ imbolsito ma non è questo il punto. Il punto è che questo personaggio, inizialmente squallido e laiduccio, diventa in men che non si dica una bravissima persona con un grande cuore. Tutto merito dell’aria di Pietramezzana? Bah, sembra alquanto improbabile.
Silvio Orlando interpreta il nuovo sindaco del paesino, nonché organizzatore della grande burla ai danni del giovane medico. Invecchiato, imbolsito, vestito male, spettinato e con la barba lunga, è molto credibile come meridionale di mezza età alquanto depresso. Fortunatamente in questa pellicola non gli viene mai cheisto di gigioneggiare. Voto 8.
Nando Paone è un altro disoccupato; qui interpreta Michele, la spalla, il grande amico di Domenico, ossia un tizio alquanto buffo e retrogrado che non si è mai mosso dal suo paese, mai, per nessuna ragione.
Al grande Carlo Buccirosso il ruolo di Nicola, il direttore della piccola filiale locale della banca – da tutti conosciuto con l’ignobile appellativo di Bancomat: un tizio precisino e in taluni casi meschino ma che saprà dimostrare di avere un gran cuore e di essere un amico sincero nel momento più difficile.
Miriam Leone è Anna, la dolce barista/cameriera di cui si invaghisce il dottor Terragni, l’unica paesana ad essere contraria al grande inganno.
Gea Martire e Maria Paiato interpretano rispettivamente le mogli di Michele e Domenico, entrambe contribuiscono all’inganno come addette all’ascolto delle telefonate del dottor Terragni.
Nota: soggetto, sceneggiatura e regia sono di Massimo Gaudioso. Però il film è ispirato ad altre due pellicole molto simili, una francese e una canadese.
In un certo senso le dinamiche del “paesino meridionale arretrato”, che dovrebbero suscitare una qualche forma di simpatia nello spettatore, sono – più o meno – le stesse del film “Benvenuti al Sud (di cui Gaudioso è stato sceneggiatore), tuttavia l’impianto a me ha ricordato più che altro il meraviglioso “Anni ruggenti” di Luigi Zampa con Nino Manfredi.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.