L’ultima tentazione di Cristo
(The Last Temptation of Christ)
di Martin Scorsese (USA, 1988)
con Willem Dafoe, Harvey Keitel, Barbara Hershey,
Tomas Arana, David Bowie, Verna Bloom, Victor Argo,
Barry Miller, Michael Been, Gary Basaraba, Alan Rosenberg, Leo Burmeister,
Irvin Kershner, Harry Dean Stanton, Juliette Caton, Nehemiah Persoff
Il regista dice di no, che non è perfettamente ispirato ai vangeli, ma alla fine questa pellicola – bene o male – mette in scena tutti i momenti salienti nell’ultimo periodo della vita di Cristo. In un certo senso potremmo dire che si tratta di una versione meno edulcorata, un tantinello più cruda del racconto tradizionale, della versione ufficiale tramandata ormai da 2000 anni (anno più, anno meno).
Questo ovviamente, se ci si evita di guardare l’ultima mezz’ora del film – che poi sarebbe la parte più importante.
Il finale è nettamente diverso da ciò che ci racconta la Bibbia.
Scorsese mostra cià che avviene nella mente di Gesù mentre è in croce, nei suoi ultimissimi momenti di vita.
Proprio mentre è sul punto di spirare, infatti, Gesù viene tentato dal diavolo (sotto forma di angelo custode) ed ha una visione. Davanti ai suoi occhi appare tutto il resto della sua vita nel caso in cui scegliesse di pentirsi e di abbandonare il progetto che Dio ha in serbo per lui. A pochi secondi dall’esalazione degli ultimi respiri si vede vivo e vegeto, incarnato nel corpo di in un altro uomo, un ebreo come tanti altri, un tizio che vive nel peccato con due mogli e tanti figli (insomma una famiglia allargata) e che riesce persino ad invecchiare. Ma Gesù non ci sta, per cui, non appena si accorge del tranello che Satana sta per tendergli, torna in sé e muore esattamente come previsto: sulla croce, martoriato dal dolore, ma felice ed appagato perché il suo gesto rappresenta la salvezza dell’intera umanità.
Pare che all’epoca questa pellicola “scandalizzò il mondo”. Ma perché? Che c’è di tanto scandaloso in un Gesù un filino più umano del solito?
Scorsese prese l’idea dal libro “L’ultima tentazione” di Nikos Kazantzakis e ne fece una dignitosa pellicola, anche se – va detto – nelle prime battute sembra alquanto fumosa. In altri termini: il regista ha certamente fatto di meglio, il tema religioso non è proprio il suo forte, ma questo film non mi sembra sia da buttar via.
Willem Dafoe è davvero bravo, difficile trovare difetti in questa sua interpretazione. Senza dubbio questa è una delle pellicole che l’ha consacrato come attore di primo rango. Però rimane il fatto che scegliere un attore americano – caucasico – con capelli biondo-rossicci per la parte di una persona nata in mediooriente da genitori mediorientali, è qualcosa che fa alzare il sopracciglio. Anche la pettinatura scelta per il protagonista è discutibilissima: quando Gesù entra nel Giardino dei Getsemani sembra di assistere ad un videoclip dei Bee Gees.
Buona – anzi ottima – prova anche per Harvey Keitel nel ruolo di Giuda, l’apostolo che in questa rappresentazione sembra essere la figura più intima/vicina a Gesù.
Comunque un po’ tutti gli attori che interpretano gli apostoli escono bene questo film, anche se – a dire il vero – le loro figure in alcuni casi sono state tratteggiate un po’ da baluba.
Meno convincenti invece le figure di Marta (Peggy Gormley), Maria (Randy Danson) – le sorelle di Lazzaro – e Maria, la madre di Gesù (Verna Bloom), che peraltro appare solo in un paio di piccole scene.
Bravissima Barbara Hershey nell’interpretare Maddalena, la prostituta con cui Gesù ha avuto una relazione e con cui è tentato di formare una famiglia; il suo rapporto con Gesù è uno degli elementi chiave del film, nonché una delle cose meglio rappresentate e più interessanti di tutta la vicenda.
Al fascinoso David Bowie fu affidata la parte di Ponzio Pilato; sullo schermo lo vediamo però per una sola scena, mentre interroga Gesù sulle sue reali intezioni cioè sulle motivazioni che lo hanno spinto a diventare un predicatore e ad auto-definirsi “Re”.
Tomas Arana – già visto in “Io e mia sorella” di Carlo Verdone – è Lazzaro.
La locandina italiana del film era molto simile a quella originale (che vedete qui sopra) ma poi per le versioni VHS e DVD la distribuzione ha preferito qualcosa di decisamente più didascalico e banale.
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.