I magliari
di Francesco Rosi (Italia, Francia, 1959)
con Alberto Sordi, Renato Salvatori,
Aldo Giuffrè, Belinda Lee, Nino Vingelli,
Nino di Napoli, Aldo Bufi Landi, Lina Vandal,
Carmine Ippolito, Joseph Dahmen, Pasquale Cennamo, Else Knott
Mario e Ferdinando – detto Totonno – sono due emigrati italiani. Entrambi vivono in Germania, ad Hannover, ma se il primo è ormai deciso a lasciare il paese, cioè a tornare in Italia, dopo aver rinunciato a un lavoro troppo faticoso in miniera, il secondo sembra essere perfettamente integrato e fare una vita decisamente agiata.
I due si incontrano in osteria una sera, la sera prima che Mario torni in Italia, e si trovano subito simpatici. Siedono insieme ad un tavolo di connazionali e si accingono a cenare, quando nel ristorante arriva uno strano controllo da parte delle forze di polizia. Ferdinando fugge e porta con sé (ruba) il passaporto che pochi istanti prima Mario gli aveva mostrato. Il giorno dopo i due s’incontrano per caso in strada. Mario vorebbe picchiare Ferdinando perché si è trovato senza documenti a causa sua ma questi gli restituisce il passaporto e gli offre un lavoro, cioè gli propone di iniziare a lavorare insieme come “magliari” cioè come venditori di stoffe, tessuti e tappeti. Mario, che ormai s’è fatto passare la rabbia, accetta quasi subito l’offerta – anche se appare un po’ scettico – affascinato dallo stile di vita che Fernando sfoggia (abiti di lusso, auto sportiva, tanti soldi, ecc.)
Dopo un po’ di gavetta, passata sotto l’ala protettiva di Ferdinando, Mario inizia ad ingranare come venditore ma i piani del suo amico/collega sono altri. Totonno decide di mettersi in proprio, cambia città (Amburgo) e prende con sé a lavorare Mario e una serie colleghi, stufi di stare alle dipendenze di don Raffaele Tramontana, una specie di camorrista che gestisce tutta la rete di venditori di tessuti di Hannover.
Ad Amburgo però le cose non vanno affatto bene; Totonno ha stretto un accordo con un tedesco – il ricco industriale Mayer – per la fornitura di tessuti ma la città è ostica, anche e soprattuto perché un altro gruppo di venditori – indicati come Polacchi – mette i bastoni tra le ruote al suo gruppo di lavoro.
Dopo poche settimane i magliari del team di Totonno gli voltano le spalle, tornano a lavorare per il don napoletano, che intanto ha stretto un accordo direttamente con Mayer, e lo lasciano solo senza una squadra. Anzi, Totonno viene espulso per sempre dall’organizzazione ma non si perde d’animo, convinto com’è di potercela fare anche da solo, magari in un’altra attività.
Mario è combattuto ma alla fine decide di restare anche lui ad Amburgo con i suoi colleghi, anche perché si è invaghito della signora Mayer – dopo essere stato spinto in questa relazione clandestina proprio da Totonno. Peccato però che la donna non ricambia i suoi stessi sentmenti per cui alla fine, sedotto, deluso ed abbandonato, riprenderà la strada del suo iniziale intento: tornare in Italia.
Rosi rappresenta gli emigranti italiani in un modo alquanto inedito; nel suo ritratto c’è poca compassione, i lavoratori non sono martiri, non sono schiavi affaticati che fanno pena, o almeno non solo. I minatori continuano a rivestire (parzialmente) questo ruolo, mentre i magliari rappresentano una categoria diversa di persone, gente che ha deciso di essere più indipendente, di portare la propria faccia tosta all’estero per far fortuna con i raggiri all’italiana. Al centro di questa rappresentazione – oltre al dualismo ingenuo/scaltro nell’amicizia dei due protagonisti – c’è forse il sistema di potere della malavita all’estero, la lunga mano del crimine organizzato italiano. Il regista sembra volerci dire che gli Italiani si fanno la guerra tra loro, sempre, anche quando sono all’estero, quando invece dovrebbero fare fronte comune, che non si scappa dalla propria condizione di miserrimi sognatori, sfaticati, furbacchioni, strafottenti e anche un po’ disonesti.
Renato Salvatori ha la parte del protagonista: un bel giovane aitante e ingenuo; un animo sincero che non è abituato ai sopprusi, ai cambi di casacca, alle truffe, agli scontri, ai raggiri, ai tradimenti, ecc.
Alberto Sordi è sempre straordinario, qui ha il ruolo di coprotagonista: il furbo e rampante emigrante Ferdinando Magliulo, detto Totonno.
Aldo Giuffré ha invece un ruolo di secondo piano nella parte di Armando, uno dei magliari della squadra di Totonno.
Don Raffaele Tramontana è Carmine Ippolito.
La fascinosa Signora Mayer (un ex prostituta molto bella sposata con un ricco industriale tedesco) è interpretata da Belinda Lee.
Il signor Mayer è impersonato da Joseph Dahmen.
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.