Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
di Carlo Emilio Gadda
Garzanti, 1957
Uno dei libri più difficili che abbia mai letto. Ma non per questo non godibile. Anzi.
Un noir ambientato a Roma sul finire degli anni ’20 con protagonista un giovane commissario meridionale, che di nome fa Francesco Ingravallo, detto Ciccio.
Il poliziotto – un tizio sui 35 anni, astuto, cocciuto, perspicace, diffidente, furbo, ma allo stesso tempo prevenuto – si trova ad indagare contemporaneamente su di uno strano furto che avviene in un palazzo di via Merulana e su di un omicidio che avviene pochi giorni dopo nello stesso palazzo, sullo stesso pianerottolo, nell’appartamento di fronte a quello in cui è avvenuto il furto. Peraltro la vittima – la signora Liliana Balducci – è una conoscente di Ingravallo, per la precisione si tratta della moglie di un tizio nella cui casa il protagonista si è trovato a cenare diverse volte e per cui nutre una certa forma di attrazione.
Il corso della vicenda permette all’autore di descrivere la vita della campagna romana, i primi grandi agglomerati urbani del novecento, i rapporti tra condomini, la vita di due conuigi benestanti, lo stile di conduzione delle indagini (interrogatori soprattutto) da parte della polizia dell’epoca, lasciando che siano i pensieri di Ingravallo a parlare. Ingravallo, che ci si aspetterebbe abbastanza gretto e ignorante, sfodera invece in più occasioni nel suo soliloquio interiore una cultura davvero fuori dall’ordinario, sia per profondità che per varietà.
Da molti considerato – a buon diritto – un capolavoro della Letteratura Italiana dell’800, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” è davvero un unicum, qualcosa di mai scritto prima, una grande insalata fatta di termini mutuati (e traslitterati) dal dialetto, dalle lingue straniere, dall’Italiano aulico (e in parecchi casi obsoleto) e parole completamente inventate. Anche la sintassi e la struttura del racconto sono particolarmente ostici e contorti; alcuni passaggi, ad esempio, prevedono incisi lunghi, lunghissimi, capaci di durare anche due o tre pagine.
Se non l’avete ancora letto, fatevi un favore: prendetene una copia e dedicatevi.
La scheda di Wikipedia.
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