Delitto perfetto

Delitto perfetto
(Perfett Murder)
di Andrew Davis (USA, 1998)
con Gwyneth Paltrow, Michael Douglas, Viggo Mortensen,
David Suchet, Constance Towers, Sarita Choudhury,
Novella Nelson, Michael P. Moran

Interessante thriller dalla struttura per niente complicata ma efficace. Ai tempi questi erano i titoli di punta del cartellone della stagione, pellicole che bisognava andare a vedere necessariamente al cinema.

Steven Taylor, un facoltoso e distinto uomo d’affari, decide di far uccidere la sua giovane moglie (Emily) dall’uomo con cui lei lo sta tradendo: una specie di pittore ex-galeotto che di mestiere seduce donne (più o meno giovani) al fine di derubarle.

Il momento di maggior tensione è ovviemente quello in cui la signora Taylor viene assalita in casa dal killer che vuole eliminarla. Alla seconda visione (o più) ovviamente non sorprende come vanno a finire le cose.
Rimane comunque gradevole vedere come si sviluppa il percorso che porta la designata vittima a capire 1) chi è stata la mente del piano 2) quale fosse il movente e 3) chi avrebbe dovuto essere il vero esecutore.

Il divario di età tra la Paltrow e Douglas è un po’ un punto interrogativo ma per una volta fingiamo di non pensarci.
Nel 1997 Gwyneth Paltrow era un po’ la fidanzatina d’America per cui non stupisce che si sia aggiudicata la parte da co-protagonista per questo importante remake.
Ma perché poi in quegli anni a Michael Douglas rifilavano sempre le parti da uomo squallido, ipocrita, insensibile, spietato, di infinita doppiezza, col lungo pelo sulo stomaco? Il personaggio che interpreta nel film “Rivelazioni” non è poi tanto dissimile da questo Steven Taylor. O mi sbaglio?
Ottima scelta di cast comunque per Viggo Mortensen; un ceffo perfetto per il personaggio del galeotto che la sa lunga, del tipaccio affascinante dallo sguardo sbieco, un bel giovane che vive sfruttando i sentimenti delle donne ma che cede di fronte alla bellezza e alla dolcezza della biondina ereditiera.

David Suchet – il famoso volto tv dell’ispettore Poirot – qui interpreta sempre un poliziotto ma di origini arabe, un buon detective che capisce subito, con un paio di occhiate, che il marito turbato non la racconta giusta. Per di più l’umanità di questo personaggio è l’elemento che permette alla vittima di entrare in sintonia con le forze di polizia che indagano sul suo caso.
Ricordate Constance Towers? L’avevamo vista nella soap opera “Capitol” nei panni di Clarissa McCandless. Qui la ritroviamo a intepretare la mamma di Emily, una ricca signora distinta ed elegantissima che vive in una grande villa fuori città.
A Sarita Choudhury andò la parte della migliore amica di Emily. Domanda: perché scegliere una donna di origini sudamericane per questo ruolo? Si trattò forse di questione di equilibrio tra le etnie rappresentate sullo schermo?

Nota personale: non ho visto l’omonimo film di Hitchcock da cui questa pellicola è tratta (Dial M For Murder) ma devo ammettere che mi è venuta voglia di dargli un’occhiata approfondita.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.