La stazione
di Sergio Rubini (Italia, 1990)
con Sergio Rubini, Magherita Buy, Ennio Fantastichini,
Antonio Stornaiolo, Michel Rocher
Fredda notte di pioggia. Un giovane capostazione di nome Domenico si appresta a trascorrere il suo turno di lavoro in piena solidutine in una isolata stazioncina ferroviaria situata tra Bari e Potenza (il cartello dice “San Marco”). Improvvisamente nei locali entra una ragazza vestita di tutto punto, un’esile biondina di nome Flavia, un po’ spaesata e del tutto fuori contesto, ma dai modi molto cortesi. La giovane, che è appena fuggita da una festa, vorrebbe raggiungere immediatamente Roma o Milano con un treno, ma si deve arrendere alla dura realtà: il primo convogolio passaggeri che passa per quel singolo binario si fermerà in stazione solo il mattino seguente, alle prime ore dell’alba.
I due giovani trascorrono così diverse ore insieme e iniziano a conoscersi, a fraternizzare. A rovinare questo lungo momento di intimità ci pensa Danilo (il fidanzato di lei) che vorrebbe riportare la ragazza di forza alla festa per farle firmare dei documenti; si tratta di carte che salverebbero lui da sicuri guai finanziari ma che, allo stesso tempo, comprometterebbero lei e la sua famiglia.
In questa difficilissima situazione Domenico, il giovane provincialotto ingenuo e sognatore, si trova a difendere Flavia – da cui è ovviamente affascinato – dalla furia di Danilo, un tizio violento, scaltro e grosso che, oltre ad essere ferito nell’orgoglio di maschio macho, sente di essere praticamente rovinato economicamente.
Margherita Buy non è proprio perfetta per la parte della giovane aristocratica o comunque di buona famiglia però il ruolo della mezza svampita le riesce sempre bene.
Chi invece risulta perfetto è Rubini. Quasi non ci si crede: è riuscito a creare un film in cui la sua faccia, la sua voce, la sua postura, il suo intero aspetto è azzeccatissimo per il personaggio del giovane smilzo e ingenuo, un provincialotto mammone dalle poche ambizioni che si accontenta di un posto nelle ferrovie e che studia il tedesco come mera forma di acculturamento de-provincializzante.
Validissima performance anche per Ennio Fantastichini: lo stronzo prevaricatore gli riesce benissimo. Ricordate la strafottenza mostrata in “Ferie d’agosto”? Beh, qui la tira fuori tutta, persino potenziata.
Antonio Stornaiolo (il Tata dello storico duo comico “Toti e Tata”) appare solo in una scena nei panni di un anonimo partecipante alla festa da cui Flavia fugge.
La sceneggiatura del film – il primo diretto da Sergio Rubini – è stata scritta Umberto Marino (che ha ideato il soggetto come commedia), dallo stesso Rubini e da Filippo Ascione.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.