Vraghinaroda
(Viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell’arte)
di Tommaso Labranca
Editore 20090 – Collana Miyagawa
310 pagine – 15 euro
Velenoso saggio sul mondo dell’Arte o meglio sulla nebulosa di personaggi che orbitano intorno a vernissage, gallerie, mostre, cataloghi, collezioni, ecc.
Ci sono i “Charlie”: artisti internazionali, osannati da critica e pubblico, che si credono dissacratori ma che sono solo pallidi imitatori e replicatori di concetti, performance e manufatti già visti e digeriti. Il loro piglio dichiaratamente anti-sistema si sgretola di fronte a qualsiasi forma speculativa della loro opera. Il loro appellativo è chiaramente e direttamente mutuato dalla nota opera di Maurizio Cattelan e dal relativo brano “Charlie fa surf” dei Baustelle.
Ci sono le “Sainteuxperine scalze”: donne non più giovani ma molto ricche e con tanto tempo libero, che vagano per musei per il solo gusto di presenziare, di esserci, di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Dell’arte non capiscono nulla, ma sono la perfetta incarnazione dell’Aristodem (vedi l’omonimo saggio di Daniela Ranieri). Fanno conicidere l’Arte con un mondo di zucchero filato, triste, opaco e ignorante. In un certo senso sono la versione moderna delle “borsette”. Il loro appellativo deriva ovviamente da Antoine de Saint-Exupéry e dalla venerazione per il suo celeberrimo libro “Il piccolo principe”.
E poi ci sono i veri “Vraghinaroda”, ossia i “Nemici del popolo”: mediatori tra l’una e l’altra categoria. Il termine che li identifica deriva da Stalin. Non creano arte, non fruiscono dell’arte, non hanno alcuna preparazione in merito; si aggirano però spesso nel sottobosco del “Mondo dell’Arte” (che peraltro non esiste) e, seppur inconsciamente, lo distruggono. Tracciano confini intorno alla loro definizione di Arte. Dovrebbero essere il gradino più basso della scala, ma non fanno altro che cercare di migliorare il proprio status sociale. Detestano il popolo, che considerano solo uno scarto, e vivono nell’eterna ricerca di differenziarsi dalla gente comune, di elevarsi da una condizione mediocre, senza ovviamente riuscirci. Sono i veri carnefici di questo scenario.
L’autore si schiera apertamente e spietatamente contro (tra gli altri): Banksy, Fabio Novembre, i curatori delle mostre, Bjork, l’Arte Povera tardiva, chi cita Gilles Deleuze a sproposito, le Urban Families, Ai Weiwei, gli ignoranti che credono di essere intenditori di arte, Hans Ulrick Obrist, gli artistoidi sinistroidi che tentano di ricreare la Factory di Warhol, Massimo Gramellini, chi vorrebbe lavorare nel terziario (nell’editoria, nel design, nella creatività) ma non ha gli strumenti necessari, Marina Abramovic.
«Si sarebbe dovuto chiamare ovinoBovino, poi ho preferito cambiare nome. Si chiama Vraghinaroda e se lo trovate difficile da pronunciare, non mi interessa. Il sottotitolo è “Viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell’arte”. Se adesso vi viene voglia di mettere mipiace sbattendo le ali e pigolando “Quanta Bellezza!” sappiate che nel libro gente così viene massacrata. Prima mettere mano alla carta di credito, poi pigolare mipiace». [T-La]
Il post sulla pagina Facebook dell’editore.
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