Trainspotting
di Danny Boyle (Uk, 1996)
con Ewan McGregor, Ewen Bremner, Robert Carlyle,
Kelly Macdonald, Jonny Lee Miller, Kevin McKidd,
Peter Mullan, James Cosmo, Irvine Welsh, Fiona Bell,
Kate Donnelly, Susan Vidler, Billy Riddoch, Vincent Friel
Pellicola generazionale, adattamento del romanzo omonimo di Irvine Welsh. Tutti quelli che sono stati teenager negli anni ’90 di certo l’avranno vista almeno una volta. Ecco, io ad esempio l’avevo vista una volta, ma non c’ho capito nulla perché la visione è avvenuta dentro una stanza piena di una quindicina di scalmanati parecchio vocianti, per cui – a distanza di 20 anni dall’arrivo nelle sale – ho deciso di riverdelo in maggiore tranquillità. Devo dire che ne è valsa la pena. Non ricordavo praticamente nulla, se non alcune scene ormai entrate nella leggenda (come quella del tuffo nel cesso lercio o il delirio del protagonista tra le lenzuola).
Film eccessivo, energetico, spassoso, iconico, oltraggioso, esilarante, dissacrante, intelligente, iper-realista, allucinato, anti-sistema, iperattivo. Altri eventuali aggettivi aggiungeteli pure voi.
Fu trampolino di lancio per la carriera di un giovane Ewan McGregor – all’epoca aveva solo 25 anni.
L’immagine di Spud (Ewen Bremner) con gli occhialoni enormi rimarrà per sempre nell’immaginario cinematografico inglese.
La furia distruttiva e machista del personaggio di Francis Begbie (Robert Carlyle) rimarrà invece una grande trovata comica.
Straordinaria la colonna sonora che contiene hit come “Perfect Day” di Lou Reed, “Lust for Life” di Iggy Pop e “Born Slippy .NUXX” degli Underworld. Il film contribuì notevolmente al successo internazionale di quest’ultima e dei loro autori.
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.
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