Il caso Spotlight

Il caso Spotlight
(Spotlight)
di Tom McCarthy (USA, 2016)
con Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber,
Mark Ruffalo, John Slattery, Stanley Tucci, Billy Crudup,
Brian d’Arcy James, Jamey Sheridan, Paul Guilfoyle, Len Cariou

“Il caso Spotlight” è il racconto di un’inchiesta giornalistica di altissimo livello portata avanti nel 2002/03 da un team di giornalisti del Boston Globe – che scrivevano per la rubrica denominata appunto “Spotlight” – sul tema della pedofilia all’interno della diocesi di Boston e, più in generale, del clero della Chiesa Cattolica. Un’inchiesta che si è meritata un Premio Pulitzer. Per capire quanto è valida questa pellicola, lasciatemi dire che stiamo dalle parti de “Tutti gli uomini del presidente”, “Insider – Dietro la verità” e “Quinto Potere (Network)”.
Si tratta sostanzialmente del film dell’anno, visto che ha vinto tantissimi premi (107), tra cui 2 Oscar.

Anziché farvi la solita lunga scheda con le mie personali riflessioni, vi invito a leggere due cose:
1. l’articolo che Martin Baron – il direttore del Boston Globe dell’epoca – ha pubblicato sul Washington Post. Internazionale l’ha tradotto in Italiano;
2. l’articolo che Massimo Maiurana ha pubblicato sul sito dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti).

Di mio ci aggiungo solo una cosa: il film è bello, interessante, si segue senza alcuna difficoltà, non annoia mai – nonostante le ricerche sulle vittime e sui carnefici vadano per le lunghe. Ma ciò che ho più apprezzato – e più mi ha sopreso – è il ritratto che il regista fa dei giornalisti impegnati nell’inchiesta. Non si tratta di eroi, almeno non nel senso classico che conosciamo. Il team di Spotlight viene rappresentato come un gruppo di persone dedite al lavoro, che va fino in fondo, ma che non si sente moralmente superiore alle persone su cui indaga. Il leader in primis (Michael Keaton / Walter “Robby” Robinson) fa una severa autocritica sul suo lavoro, arrivando ad affermare di sentirsi in colpa per non aver affontato prima lo stesso caso.

Ancora una volta la locandina originale americana è migliore di quella (incasinatissima) italiana.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.