The Lego Movie
di Phil Lord + Chris Miller + Chris McKay (USA, 2014)
Divertente film d’animazione realizzato con materiale Lego.
Quando sono venuto a sapere della sua esistenza, la prima cosa che ho pensato è stata “Perché solo ora? Perché ci avete messo tutto questo tempo?” Insomma, quasi spero che ne facciano altri.
Si tratta di una fiaba satirica, a metà strada tra “Matrix”, “Toy Story” e “La spada nella roccia”, che si prende gioco del conformismo e in un certo senso anche del genere fantasy.
La cosa davvero bella è che questo film non è solo ironico, ma anche parecchio auto-ironico. Non si prende affatto sul serio, anzi riesce ad essere dissacrante da diversi punti vista. Basti pensare al fatto che l’eroe – Emmet – è un vero e proprio anti-eroe, un uomo qualunque, un operaio edile, un mediomen privo di qualsiasi qualità, e proprio per questo uccellato da tutti. La sola, minima, considerazione che gli altri personaggi hanno nei suoi confronti è dovuta al fatto che è stato indicato come “l’eletto” da una pseudo-leggenda. Ma anche il personaggio di Batman, ad esempio, è alquanto anomalo rispetto al fumetto e ai vari film che lo hanno celebrato in passato; tutto muscoli e ingegno solo in apparenza, in realtà anche lui ha le sue belle défaillance. Un po’ tutti i personaggi dell’universo DC Comics vengono comunque presi in giro – vedi il rapporto tra Superman e Green Lantern e l’astronave invisibile di Wonder Woman.
Poi c’è Wildstyle, caparbia Mastro Costruttore piena di forza, ingegno, coraggio e spirito d’iniziativa. Ovviamente ispirata alle figure di Leela e di Trinity (da Matrix), in alcuni passaggi mostra di essere una rosicona invidiosa di non essere stata indicata dalla profezia come l’eletto.
Stessa cosa dicasi per il vecchio Vitruvius: uomo saggio e d’esperienza che alla fine si scopre cialtrone pallonaro.
Su Lord Business (a.k.a Presidente Business) mi chiedevo: perché quella pettinatura? L’hanno disegnata in questo modo – con le striature canute sulle tempie – affinché ricordasse quella del cattivone Nixon?
Un altro aspetto interessante è che sono riusciti a far convivere nella la pellicola tanti diversi mondi Lego – persino quello Duplo.
Ma qual è il messaggio che dovrebbe filtrare – oltre il mero momento di divertimento da intrattenimento? Un invito ai padri affinché giochino più coi figli? Una spinta a essere meno rigidi, meno quadrati? A programmare meno la propria vita e godersela di più? A essere più trasgressivi e meno conformisti, più hippie e spiriti liberi e meno borghesotti? A credere in se stessi? Forse un po’ di tutto questo.
Notevole l’autocritica sulla direzione che ha preso Lego in questi anni. Sembra che il film voglia dire anche: perché continuiamo a produrre queste scatole in cui tutto è progettato al millimetro e ogni pezzo ha un suo univoco posto? Perché diamo delle istruzioni ai nostri giocatori? Che fine ha fatto il secchiello con i mattoncini varii che un tempo davano al bambino la possibilità di inventare oggetti e mondi facendo uso solo della fantasia?
Per l’edizione originale sono state usate le voci di grandi nomi dello showbiz americano, come Will Ferrell, Alison Brie, Chris Pratt, Elizabeth Banks, Will Arnett, Nick Offerman, Morgan Freeman, Channing Tatum, Liam Neeson, Jonah Hill e Shaquille O’Neal (che poi è l’unico che dà la voce al pupazzetto che lo rappresenta).
Bella storia, comunque. Non originalissima, ma funziona tutto. Divertente l’ibridazione tra mondo Lego e mondo reale. Eppure c’è una cosa, una sola, piccola cosa che non mi torna: perché la moneta corrente di questo fantastico universo Lego è il Dollaro? Sembra incredibile, ma Hollywood proprio non riesce a non essere americo-centrica, nemmeno quando si tratta di creare un prodotto di intrattenimento per grandi e piccini, concepito per essere distribuito in tutto il mondo. Bah.
Nota: due dei registi (Lord e Miller) sono gli stessi che hanno diretto “Piovono polpette”, altro film d’animazione che purtroppo non ho ancora visto.
La scheda di IMDb.com quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.