Ricomincio da tre
di Massimo Troisi (Italia, 1981)
con Massimo Troisi, Fiorenza Marchegiani, Lello Arena,
Lino Troisi, Renato Scarpa, Giovanni Febbraro, Marco Messeri,
Carmine Faraco, Vincent Gentile, Jeanne Mas, Luciano Crovato,
Cloris Brosca, Michele Mirabella, Marina Pagano, Pino Piccolo,
Marina Pagano, Michetta Farinelli, Deddi Savagnone, Laura Nucci
Patrizio Rispo, Giuliano Santi
Gaetano è un ventenne Napoletano, timido, pigro e fatalista. Vorrebbe avere soldi, fama e successo ma non gli va di far niente, né tantomeno di restare nella sua città. Per cui lascia tutto e parte per andare a stare per un po’ a Firenze da una sua parente. Mentre fa l’autostop a bordo carreggiata incontra un pazzo suicida che, dopo un delirio concitato che rischia di degenerare in un incidente stradale, gli chiede di essere accompagnato in un’ospedale psichiatrico. Qui incontra Marta, una bella infermiera di cui si innamora subito. La permanenza a Firenze avrà alti e bassi, sia per il rapporto non semplice con la ragazza, che per i tentativi di cercare un lavoro che lo porteranno a seguire (di malavoglia) Frank, una specie di giovane evengelizzatore porta a porta. La situazione diventerà ancor meno gestibile quando sarà raggiunto da Lello, un amico napoletano molto invadente e appiccicoso.
Molto divertenti i siparietti in cui il protagonista spiega perché vuole ripartire tra 3, anziché da 1, e in cui cerca invano di convincere alcuni oggetti a muoversi con la sola forza del pensiero.
Tra le più belle scene quella che potete vedere qui sotto: l’incontro tra Gaetano e il frustratissimo Robertino, un quarantenne iper-mammone costretto a restare chiuso in casa per accontentare le fisime e i voleri di sua madre, donna retrograda e reazionaria.
I primi film diretti da Troisi hanno genuinità che conquista. Sono semplici, senza pretese, raccontano storie piccole e molto personali, come questa di Gaetano. C’è ovviamente un qualcosa di autobiografico nella storia narrata da “Ricomincio da tre”, ma non è un elemento eccessivo o opprimente, non copre il tutto, non lo rovina. L’autore/regista non si atteggia a solone, non filosofeggia, ma semplicemente cerca di dare una rappresentazione di cosa significa essere giovani nell’Italia degli anni ’70, del cambiamento nei rapporti personali, dell’apatia di cui erano pervasi i membri (meridionali e non) di quella generazione, degli equilibri da mantenere tra rapporti d’amicizia e vita sentimentale, delle speranze e delle delusioni della gente comune, del passaggio alla vita adulta, della difficoltà nell’emanciparsi da vecchi schemi mentali e di tanto altro ancora.
Sulla recitazione lasciatemi dire qualche parola.
Troisi fa il Troisi, ossia è se stesso, come sempre. Ed è giusto che sia così. Non poteva essere diversamente. Il film l’ha scritto lui, su di sé, nè è autore, regista ed interprete. Voto 10.
Lello Arena è perfetto nel ruolo dell’amico assillante, incurante dei desideri e delle necessità altrui, tutto preso dalle proprie idee, manie e gelosie. Incarna il peggio della gioventù napoletana dell’epoca.
Fiorenza Marchegiani è davvero molto carina. Dà il volto ad una ragazza dolcissima che ama il protagonista ma non vuole rinuciare al suo ruolo di “donna libera ed emancipata”. Nei suoi gesti, nelle sue azioni, non c’è cattiveria, né secondi fini, ma finisce ugualmente per far soffire terribilmente il suo partner.
Molto buffo il personaggio di Frankie, che ha il volto di Vincent Gentile. Un ragazzotto americano, molto alto, di bell’aspetto, che con il suo fare gentile nasconde una doppiezza abbastanza laida.
Straordinarie poi le interpretazioni del matto nel manicomio (Messeri), del matto alla guida (Mirabella) e del cocco di mamma cresciutello (Scarpa).
Performance molto buona anche per Marina Pagano nei panni della zia che si sente in colpa (o almeno finge di) quando suo nipote viene a sapere della sua relazione adulterina.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.