Traditori di tutti

Traditori di tutti
di Giorgio Scebanenco
Garzanti Elefanti, 1998
Pagine – Euro 10,90

Milano, 1966. Un’auto finisce nell’Alzaia Naviglio Pavese spinta da una misteriosa ragazza. All’interno ci sono due anziani semi-ubriachi: Adele Turrini e Turiddu Stompani. Sul caso inizia ad indagare Duca Lamberti, benché non sia ancora assoldato tra le fila della polizia. Il suo coinvolgimento nella vicenda avviene per vie indirette. Qualche giorno dopo il fattaccio un damerino lo va a trovare a casa sua – presentandosi come amico di Stompani, un ex galeotto che Lamberti ha conosciuto proprio in carcere – e gli chiede di eseguire un intervento clandestino di ricostruzione dell’imene su una ragazza che sta per sposarsi e che vuole presentarsi all’appuntamento della prima notte di nozze con una credibile parvenza di illibatezza.
Lamberti, che è un medico ormai radiato dall’ordine, accetta perché capisce che dietro c’è qualcosa di losco. Seppur disgustato dalla situazione, effettua quanto gli è stato chiesto – dopo essersi consultato con Càrrua – perché vuole vederci chiaro. Per di più, dopo l’intervento, anche la ragazza viene spinta nello stesso fiume in compagnia del suo amante (lo stesso tizio che aveva chiesto l’intervento di chirurgia). I primi sospetti cadono sull’uomo che la giovane di lì a poco avrebbe dovuto sposare: un macellaio di Ca’ Tarino (zona periferica tra Milano e Pavia). Le indagini partono ufficialmente da qui. Anche perché questo tipo di assassinio è il terzo eseguito nello stesso modo. Il primo avvenne qualche anno prima proprio per mano di Stompani.

Lo stile di Scerbanenco è quello di sempre: asciutto, semplice, diretto e parecchio affascinante. In questo secondo volume della saga Duca Lamberti non è ancora entrato nella polizia, ma già si occupa di delitti e malavita. Dopo aver già risolto un caso quasi per caso (il primo romanzo “Venere privata”, in cui aiuta un giovane a superare i suoi traumi e i suoi problemi con l’alcool) inizia davvero a pensare di mettersi a fare l’ispettore, occupandosi questa volta di “gente brutta” che gestisce traffici internazionali. Un afflato moralista soffia forte su tutta l’opera: dai pensieri di Lamberti viene fuori infatti un profondo disgusto per le persone che incontra sul suo percorso, eccezion fatta per sua sorella, la sua piccola nipote, Livia Ussaro, il suo mentore Càrrua e l’impulsivo Mascaranti (il suo fidato braccio destro).

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