Operazione U.N.C.L.E.

Operazione U.N.C.L.E.
(The Man from U.N.C.L.E.)

di Guy Ritchie (USA, 2015)
con Alicia Vikander, Armie Hammer, Henry Cavill, Christian Berkel,
Hugh Grant, Jared Harris, Elizabeth Debicki, Luca Calvani, Misha Kuznetsov,
Marianna Di Martino, Simona Caparrini, Sylvester Groth, Francesco De Vito

Pellicola a metà strada tra l’action movie e la commedia, ovviamente ispirata all’omonima serie inglese degli anni ’60.
Una vera spy story con tutti i crismi, ambientata in piena Guerra Fredda. Solo che qui – per una volta – Russi ed Americani sono uniti per sventare il pericolo nucleare: una bomba H che potrebbe cadere in mani naziste.
Che gli Inglesi siano più bravi degli Americani nel realizzare film di spie credo sia ormai alquanto chiaro, però non mi sembra che questa pellicola ne sia proprio la dimostrazione. Intendiamoci: Guy Ritchie è sempre in gamba nella regia, ma qui un sacco di scene, dialoghi e meccanismi sono parecchio telefonati. Questo per dire che “Operazione U.N.C.L.E.” è sì un film carino che sa intrattenere lo spettatore, curatissimo nelle ricostruzione delle location, degli abiti e dell’atmosfera Sixties, ma secondo me manca di quel quid che ti fa rimanere soddisfatto della visione.
Uno degli aspetti interessanti, comunque, è che in fondo alla pellicola, con la creazione ufficiale della squadra UNCLE (United Network Command for Law and Enforcement), si fa esplicito riferimento ad una lunga serie di film con questo franchise o comunque ad almeno un sequel.

Nota personale: non ho ancora visto “The Man of Steel” con Henry Cavill, ma guardando questo attore recitare non facevo altro che pensare a Superman, un Superman in doppiopetto di lana (con un filo di spocchia di troppo).
Altra nota negativa: ok, è una produzione made in USA – c’è il classico, insopportabile, sciovinismo statunitense – ma perché far passare l’agente russo sempre per un tontolone forzuto ma che non sa controllare la rabbia? Perché insomma far interpretare ad Armie Hammer un personaggio-macchietta così forzato?
Caratteristiche troppo da bambolina anche per Alicia Vikander nei panni di Gaby Teller. [SPOILER] Se è pur vero che il suo personaggio era chiamato a fare l’agente sotto copertura, mi è sembrato un tantino eccessivo il suo approccio frivolo.
Hugh Grant deve fare la commedia: è decretato. Qui se la cava decisamente bene. Ormai ha anche superato l’età per fare lo scapolone che fa perdere la testa alle ragazze di mezzo mondo. Bene così, d’ora in avanti affidiamogli sempre la linea comica (o al massimo beffarda).
Grandi apprezzamenti per Christian Berkel, il bel tedesco già visto recitare in divisa nei film “Operazione Valkiria” e “Bastardi senza gloria”.
Molto bravo anche Sylvester Groth nei panni di Zio Rudy: il trucco da vecchio e l’eccessiva magrezza lo hanno reso efficacemente creepy.
Elizabeth Debicki è un’attrice australiana, nata a Parigi, che qui interpreta Victoria Vinciguerra: una ricca e stronza ereditiera italiana. Beh, ci sta. Figa di legno quanto basta per essere credibile. Ha solo 25 anni ma la stoffa ce l’ha.
Jared Harris – il bravissimo Lane Pryce della serie Mad Men – interpreta un tostissimo ed intransigente dirigente della C.I.A.
A Misha Kuznetsov il ruolo del capo dell’agente segreto Illya Kuryakin.
Marianna Di Martino interpreta la concierge di un hotel di Roma che si fa sedurre dal bell’agente Napoleon Solo.

Voto: 6 meno meno. Da Guy Ritchie mi aspettavo qualcosa di più, anche perché le spy stories ambientate ai tempi della Guerra Fredda hanno il vantaggio di essere già interessanti. Difficile sbagliare, insomma, quando si maneggia un argomento tanto figo.

Nota: la colonna sonora è davvero squisita. Contiene pezzi di: Roberta Flack, Rita Pavone, Luigi Tenco, Peppino Gagliardi, Nina Simone, Louie Prima, Stelvio Cipriani ed Ennio Morricone.

Il sito ufficiale (italiano).
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.