Splendido visto da qui
di Walter Fontana
Giunti, 2014
290 Pagine – 14 Euro
Ottima fantascienza sui generis.
In un futuro distopico – apparentemente non spaventoso, anzi a tratti molto buffo – gli esseri umani vivono chiusi in un territorio diviso per zone e sono costretti a rivivere sempre gli stessi 10 anni. Ognuna delle 5 zone porta il nome di un decennio (60, 70, 80, 90 e 00) ed è separata dalle altre a tenuta stagna. Proibitissimo passare da una zona all’altra senza particolari permessi, né tantomeno trasportare oggetti da un territorio all’altro. Unica zona franca è il Quartier Generale, quello in cui vivono i funzionari di questa dittatura nostalgica e il protagonista: Leo.
Leo è un uomo che dovrebbe avere più di trenta anni (ma meno di quaranta), fa lo spazzino (controlla i rifiuti delle varie zone) è divorziato, vive da solo in un triste appartamento e non obietta mai gli ordini che gli vengono impartiti. Una personalità da gregario – un vero debole, un sottomesso che non osa ribellarsi. Sul camion della spazzatura è in team con Kralnikov e Ned, ossia il suo capo e un collega che guida il veicolo. L’uno è un tizio mediocre, parecchio violento con le parole, ma tutto sommato non pericoloso, che sembra voglia sempre approfittare del briciolo di autorità a sua disposizione; l’altro è un autista di poche parole, uno che si fa i fatti suoi cercando di dare il meno fastidio possibile.
Una notte, a fine turno, poco prima di lasciare il camion della spazzatura nella rimessa, Leo si imbatte in una ragazza, Maia: una giovane transfuga che ha osato varcare il limite del territorio in cu vive. Questi tizi li chiamano “traveller” e sono molto pericolosi. Interagire con loro significa mettersi nei guai, ma chissà perché Leo decide di darle una mano. La nasconde infatti in casa per qualche ora e poi l’accompagna addirittura nel posto che deve raggiungere. È qui che sostanzialmente inizia la vera avventura di Leo.
Il mondo di Leo è un mondo in cui il futuro è stato abolito, anzi in cui è stato cancellato qualsiasi rischio di aver paura del futuro. Anche il presente in un certo senso non c’è, o comunque ha poco valore, perché la chiave di tutto è il passato. Quello che conta davvero è infatti rivivere sempre gli stessi eventi, usare sempre degli stessi oggetti, fruire degli stessi prodotti culturali, ecc. Vietato andare contro il Sistema, ma probabilmente son pochissimi quelli che pensano di ribellarsi sul serio. In questa società dalla strutta ben definita ognuno ha il suo posto e sembra esserne sosddisfatto, proprio come Leo. Leo è esattamente uno di quelli a cui piace il lavoro che fa, Leo apprezza il posto in cui vive e si trova più o meno bene con le persona che frequenta. Insomma è uno che sta bene dove sta. Eppure una certa paura non bene definita riaffora spesso nella sua mente, soprattutto nelle situazioni critiche, come ad esempio l’apparizione di Maia. Questa la ragione principale per cui prende spesso ansiolitici e ha iniziato a ragionare in terza persona, ossia a vivere le cose brutte come se non fosse coinvolto direttamente, come se a vivere la sua vita fosse un altro, un estraneo, come se fosse solo spettatore di quel che fa, vede e sente.
Aprezzo Walter Fontana da circa vent’anni, ossia dai tempi in cui dava la voce (e i testi) all’uomo che introduceva le incursioni di Carcarlo Pravettoni a “Mai Dire Gol”. Ho letto i suoi 3 precedenti libri e mi sono piaciuti tantissimo – soprattutto “L’uomo marketing e la variante limone” – per cui forse il mio parere non è perfettamente equilibrato. Fatto sta che queste pagine sono davvero molto godibili da leggere. Apprezzabile non è solo l’idea parecchio originale di questo mondo del futuro attanagliato dalla nostalgia dei decenni passati, ma anche lo stile di scrittura: semplice, diretto, schietto, fruibilissimo da chiunque. La vera chicca però sta tra le righe: in quella bonaria presa per il culo al “come eravamo”. Alle fissazioni dei decenni passati, a quanto erano cretine le cose che mangiavamo, vestivamo, ascoltavamo, compravamo, ecc. Non è uno sberleffo alla luce del sole, ripeto, ma striscia potente sottotesto e proprio per questo ti fa sogghignare di gusto.
A lettura ultimata, posso dire che la chiave di lettura di “Splendido visto da qui” è una sola: una gran bella metafora. Di cosa però non ve lo dico, per non rovinarvi il finale.
La scheda sul sito uffciale dell’editore.
La scheda di Google Books, quella di Amazon.it, quella di IBS.it e quella di InMondadori.it.