Henry

Henry

di Alessandro Piva (Italia, 2011)
con Claudio Gioè, Carolina Crescentini, Pietro De Silva,
Michele Riondino, Max Mazzotta, Susy Laude, Dino Abbrescia,
Eriq Ebouaney, Alfonso Santagata, Paolo Sassanelli,
Aurelien Gaya, Roberta Fiorentini, David Coco

Piva lascia la terra di Bari e si sposta a Roma per un poliziesco super-classico.
“Henry” di certo non arriva alla simpatia di “La capa gira” o all’ottima sceneggiatura de “Mio Cognato”, ma si fa vedere; diciamo che è una buona storia di criminalità che funziona soprattutto grazie al valido cast.

Spillo è uno spacciatore ultra-trentenne che vive ancora con sua madre. Spaccia eroina da parecchio tempo, ma nell’ultimo periodo ha cambiato casacca, ossia ha iniziato a vendere dosi (confezionate in piccoli involucri blu) acquistate da un gruppo di Africani, anziché dal solito fornitore, un boss di Civitavecchia.
Un pomeriggio come tanti Rocco (uno dei suoi clienti abituali) va a fargli visita per comprare qualche dose, ma l’acquisto non va a buon fine. Spillo si rifiuta di vendergli altra droga perché Rocco ha un debito molto alto che da tempo non viene saldato. La discussione sembra rutinaria e poco violenta, ma improvvisamente, a causa di un incontrollato raptus di Rocco, sfocia in un omicidio. A lasciarci le penne non sarà solo Spillo, ma anche sua madre, che viene accoppata da Rocco quando sopraggiunge sulla scena del delito da poco compiuto. Di questo cruentissimo duplice omicidio sarà sospettato però Gianni, un amico di Rocco che arriva a casa di Spillo – in cerca di eroina e spinto dal desiderio della sua ragazza di fare baldoria – solo qualche minuto dopo che il reale assassino ha lasciato l’appartamento.
Del caso si occuperanno il commissario Silvestri e l’agente Bellucci. Le loro indagini, apparentemente routinarie, si intrecceranno però con un pericoloso regolamento di conti tra la banda del boss di Civitavecchia – a cui Rocco in qualche modo è legato – e quella degli Africani che vedevano le dosi d’eroina a Spillo.

Lo spacciatore Spillo ha le fattezze di Max Mazzotta (già visto in “Paz!”).
Carolina Crescentini interpreta la ragazza di gianni: una biondina scipita che pensa solo all’eroina e alla boxe e che volta le spalle al suo uomo, non appena questo viene arrestato per l’omicidio dello spacciatore.
Pietro De Silva ha il ruolo del killer. Il suo Rocco è un tizio apatico, fifone, egoista, falso e senza personalità. Balordo, ma solo per noia. Un tossico senza speranza, insomma; quasi stupisce infatti che sia in grado di compiere un efferato omicidio.
Buona performance per Michele Riondino, soprattutto nelle scene che seguono l’arresto del suo personaggio (Gianni).
Il Commissario Silvestri è interpretato dal sempre ottimo Claudio Gioè (il Toto Riina della serie tv “Il capo dei capi”).
Per l’agente Bellucci – un poliziotto non proprio dei migliori, cocainomane, sbruffone e alquanto ignorante – Piva si è affidato al simpatico Paolo Sassanelli: un attore con cui ha già collaborato per “La capa gira”.
Straordinario Alfonso Santagata nei panni del boss. Gli hanno messo in bocca poche frasi, ma davvero “azzeccate”. Il resto lo ha fatto la sua mimica e il suo aspetto da uomo d’esperienza, risoluto e navigato.
Buffissimo e divertente – come al solito – Dino Abbrescia; qui interpreta Martino, una specie di scagnozzo del boss che veste come un gagà fuori tempo massimo e parla con un accento napoletano sporchissimo.
Aurelien Gaya è Keiku, uno dei tre africani che rifornisce lo spacciatore. Sarà la perspiscacia di questo personaggio a permettere al caso di essere risolto.
Eriq Ebouaney ha il ruolo del capo della gang degli africani. Un colosso d’uomo; è così grosso e sicuro di sè da far paura.
Susy Laude interpreta la moglie del commissario Silvestri: una donna troppo raffinata e “radical chic” per entrare nelle simpatie dell’agente Bellucci.
A Roberta Fiorentini – la Itala di Boris – hanno affidato il ruolo della mamma di Spillo.
Vito Facciolla interpreta un altro dei membri della banda del boss di Civitavecchia.

Nota 1: questa pellicola ha vinto il Premio del pubblico per il miglior film alla 28^ edizione del Torino Film Festival.
Nota 2: il film è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo.
Nota 3: pare che “Henry” sia il nome che gli Africani danno all’eroina.

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.