The Judge

The Judge

di David Dobkin (USA, 2014)
con Robert Downey Jr., Robert Duvall, Vera Farmiga,
Vincent D’Onofrio, Billy Bob Thornton, Jeremy Strong,
Leighton Meester, Ken Howard, David Krumholtz, Denis O’Hare,
Grace Zabriskie, Sarah Lancaster, Balthazar Getty

Ancora un altro film sul difficoltoso rapporto tra padri e figli. La chiave di lettura è: “difendere l’onore” (come recita lo stesso sottotitolo americano).

Henry Palmer – detto Hank – è un ottimo avvocato. Ha una bella casa, una moglie, una figlia di 7 anni. Nel suo campo è considerato uno squalo, ossia uno dei migliori nell’arena di un tribunale.
Un giorno, durante un processo, viene a sapere che sua madre è venuta a mancare, per cui molla tutto e torna nel suo paese d’origine – a Carlinville in Indiana – lasciando a casa la figlia (con cui ha un meraviglioso rapporto) e sua moglie (con cui invece è ai ferri cortissimi, praticamente sull’orlo del divorzio).
Il ritorno al paesello non è dei migliori. Tutto (o quasi) sembra essere rimasto così come l’aveva lasciato: i suoi fratelli per lui nutrono ancora affetto, mentre il vecchio padre – il giudice Joseph Palmer – non può sopportarlo.
A funerale ultimato, proprio quando sta per tornarsene nel suo mondo, profondamente deluso dal freddo trattamento che suo padre gli ha riservato, Hank viene a sapere che il suo vecchio (giudice da più di trent’anni nella stessa città) è stato accusato di aver investito un uomo. Anche se l’imputato, sicuro della sua posizione di innocente, non è d’accordo, Hank deciderà comunque di restare a Carlinville per prenderne le difese, ossia per cercare di salvare dal carcere l’uomo da cui più è stato odiato negli ultimi 20 anni.
Il processo non sarà breve, né semplice, soprattutto perché l’imputato non sembra avere nessuna voglia di collaborare, né di ammettere tutta la verità su quello che è accaduto e sulle sue condizioni di salute. Ovviamente la vicinanza forzata tra Hank e il giudice li spingerà, giocoforza, a fare chiarezza sul loro rapporto e sulle cause che hanno portato a quella frattura che sembra insanabile.

Non fatevi ingannare dal titolo: The Judge non è un court movie, né un film procedurale. Tutta la storia delle accuse al giudice e del procedimento a suo carico è solo uno strumento narrativo per fare un percorso a ritroso nella storia personale dei due protagonisti e arrivare al nodo delle vicenda, ossia la causa scatenante che ha portato a far naufragare il loro rapporto.
Il personaggio di Hank – ottimamente recitato dal sempre validissimo RDJ – sta a rappresentare l’uomo adulto, pieno di sé e di successo, pur tuttavia non perfettamente realizzato, in quando nasconde una macchia: il rapporto conflittuale, mai risolto, con suo padre.
Joseph Palmer – The Judge – è invece il vecchio tradizionalista e tutto d’un pezzo, che crede nell’educazione vecchia maniera, tutta regole e punizioni, l’uomo che si è fatto da solo, credendo solo nella giustiza e nella rettitudine morale, l’uomo di stato con la schiena perfettamente dritta che non fa sconti nemmeno alle persone che gli stanno più care (i famigliari) o a se stesso. E – lasciatemelo dire – quel grande vecchio di Robert Duvall lo interpreta alla perfezione. Per questo ruolo ha pure vinto il premio come “migliore attore non protagonista” all’edizione 2014 degli Hollywood Film Awards. Basta solo citare la scena iper-drammatica in cui l’uomo anziano, ormai distrutto dalla malattia, scalcia e urla come una bestia braccata in preda al dolore, la disperazione e la vergogna, pur di non farsi aiutare da suo figlio.
Vera Farmiga intepreta la ex fidanzata storica di Hank, una barista che, dopo la partenza di Hank, ha avuto una bambina e ha cambiato completamente vita.
La sua giovane figlia ha il volto (e il corpo) di quella sgarzuncella di Leighton Meester.
A Vincent D’Onofrio – il “palla di lardo” di Full Metal Jacket – l’onere di interpretare il fratello maggiore di Hank, un gommista che da ragazzo si è bruciato una promettente carriera nel baseball professionistico a causa di un grave infortunio.
Jeremy Strong è invece il fratello più giovane (e picchiatello) di Hank: un uomo sulla quarantina ma più ingenuo di un ragazzino, che si porta sempre dietro una videocamera.
Per la parte di Dwight Dickham, l’avvocato dell’accusa nel processo al Giudice Palmer, è stato scelto il ruvido Billy Bob Thornton. Misurato. Potrebbe sfoderare cattiveria acuminata, ma si limita a fare il suo lavoro dignitosamente, senza andare sopra le righe. Sempre tanta stima per lui.

Voto globale: 6. Da vedere? Certo, tutto sommato è bel film. Fatto bene, recitato alla grande. Io però mi aspettavo qualcosina in più. Non mi ha sorpreso più di tanto, ma non mi ha nemmeno annoiato (ad essere del tutto onesto).

La locandina italiana non è male, ma è parecchio apprezzabile anche quella originale americana.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.