Whiplash

Whiplash

di Damien Chazelle (USA, 2014)
con Miles Teller, J. K. Simmons, Paul Reiser, Austin Stowell,
Melissa Benoist, Nate Lang, Chris Mulkey, Suanne Spoke

New York. Andrew è un ragazzo di 19 anni col pallino della batteria: vuole diventare a tutti i costi il batterista più bravo del mondo. È iscritto infatti a uno dei migliori conservatori negli Stati Uniti e fa parte di una delle orchestre del Conservatorio stesso. In realtà il suo obiettivo è andare a suonare per la migliore orchestra della scuola, quella diretta da Fletcher. E in un certo senso ci riesce. Questo maestro Fletcher fortunatamente lo nota e gli dà una possibilità, lo prende cioè a suonare nella sua orchestra, ma non come titolare fisso. Il problema vero è che Fletcher non va tanto per il sottile, in quanto è un po’ un sergente di ferro, un insegnante super-scorbutico che tratta a pesci in faccia tutte le persone con cui ha a che fare, in special modo i suoi studenti. Ovviamente la motivazione di questo comportamento è tutta da ricercare nel desiderio del maestro di spingere gli allievi a dare il meglio. Ma per Andrew questo significa grossi problemi. Il ragazzo, che non ha propriamente una personalità rocciosa, non riesce a tenere testa ai continui attacchi di Fletcher, il quale non fa altro che umiliarlo. Vive così continui alti e bassi: a piccole gioie si susseguono per lui momenti di grande depressione, seguiti da durissime sessioni di training ai piatti; peraltro Andrew è un ragazzo molto timido con qualche difficoltà nei rapporti umani, per cui la cosa non aiuta. Ha un ottimo rapporto con suo padre, certo, ma non ha praticamente amici. Vive solo per la musica. Prova anche ad avvicinarsi sentimentalmente ad una ragazzetta che gli piace, ma la cosa non dura, anzi si trasforma in un disastro. E solo per colpa della sua fissazione per le bacchette.

SPOILER
Sia come sia, Andrew cerca di mettercela tutta. Arriva persino a distruggersi le mani in disperatissime sessioni notturne di allenamento, pur di dare il meglio davanti a Fletcher, si impegna più che può, cerca di dimostrare all’insegnante di essere il migliore batterista della scuola, ma questo non basta. Non basta mai.
Le difficoltà che incontra sono tantissime: imparare i brani che l’orchestra ha deciso di eseguire non è affatto semplice, l’insegnate gli dà filo da torcere su ogni singolo colpo di batteria e anche il Caso non sembra essere dalla sua parte. Insomma alla fine è costretto ad abbandonare il suo sogno. Anche se il film non si conclude qui. Tutt’altro.

Domanda 1. Dunque Whiplash è un film sulla musica, sul Jazz? Anche, ma non solo. Più che altro è un film sull’impegno. Un film che illustra una filosofia di vita. Whiplash ci dice che dobbiamo impegnarci il più possibile, se davvero abbiamo il desiderio di raggiungere i nostri obiettivi; lo dice in una maniera forte, lo dice così bene che per alcuni – anzi per moltissimi – può essere persino convincente. Io sinceramente non sono d’accordo, ma è un dettaglio. Lo terrò per me. Mi limito ad osservare che il film stesso contiene sia la tesi, che la sua contraddizione (l’antitesi); basta soffermarsi per un attimo a riflettere sulla scena dell’incidente stradale. Questo avvenimento è la chiara dimostrazione che il Caso – chiamatelo pure Destino o Fato, se vi pare – è sempre e comunque una forza avversa, o comunque indipendente dalla nostra volontà, per cui non c’è testardaggine o impegno che regga.

Chiediamoci anche quale sia poi il vero esito del film. Domanda 2: si tratta di un finale positivo o negativo? Per rispondere bisognerebbe sapere cosa accade ad Andrew dopo la sua straordinaria esibizione. È quello il momento in cui la sua carriera da batterista prende il volo oppure torna a lavorare come cameriere in un fast food? Il fulcro della vicenda potrebbe essere tutto lì. Esibirsi al meglio della propria forma per una sola (ma favolosa) volta è sufficiente? Appaga? Basta questo a sentirsi soddisfatti? Possiamo considerarlo un vero trionfo, anche se la carriera di musicista nasce e muore in quello stesso istante? Io direi di no. Forse la pensate in maniera differente, ma non è questione di punti di vista.

Il sostrato – mi sembra chiaro – è la mania per la realizzazione personale, cosa di cui è completamente permeata la società americana. Non è che devo dirvelo io. Oltreoceano si ragiona quasi esclusivamente in termini di successo/insuccesso. O sei un vincente o sei un perdente, ossia uno sfigato. Tertium non datur. Nonostante il Mondo sia pieno di gente mediocre (nel senso etimologico del termine). L’origine di questo pallino sarebbe da ricercare nel Calvinismo. Ma è meglio non addentrarsi in questo territorio – anche perché non ne so abbastanza. Ammetto ignoranza.

Passatemi questa battuta cretina (mutuata da Jason di FriendFeed): in questo Whiplash c’è così tanto sangue che potrebbe essere benissimo catalogato come horror splatter.

Ma si tratta di un bel film? Ha meritato il Grand Jury Awards dell’edizione 2014 del Sundance Film Festival? Certo, chi dice di no? Bella idea, originale e realizzata ottimamente. Anche se – lasciatemelo dire – in un paio di casi sono riuscito ad anticipare di qualche secondo quello che stava per accadere sullo schermo (vedi la scena dell’incidente e quella del ragazzo che inizia a fare il dipendente in un fast food). Ecco, questa parziale prevedibilità della trama non è proprio un elemento a favore della pellicola.
Dal punto vista tecnico mi è piaciuta un sacco la regia della scena dove si vede un grosso camion travolgere l’auto in cui viaggia il protagonista, è di un realismo impressionante che colpisce lo spettatore.

Anche la recitazione, va detto, è notevole. Simmons è strepitoso. Davvero bravo. Non potevano prendere un attore migliore per rappresentare l’insegnante stronzo.
Anche il giovane protagonista (Miles Teller) se la cava davvero bene. Ha 28 anni, però ne dimostra una decina di meno. Pare fosse un batterista professionista, ma ha dovuto comunque imparare i rudimenti della batteria jazz, da zero. Qui potete scoprire come e perché.
Melissa Benoist intepreta la ragazza a cui il protagonista fa il filo.
Paul Reiser è invece il papà di Andrew. Lo ricordate nei telefilm “I miei due papà” e “Innamorati pazzi”? Spero di sì. Io l’ho sempre trovato molto simpatico.

Nota 1 : il titolo del film è mutuato dal nome del brano sulla cui esecuzione il ragazzo e il suo insegnante più si scontrano. Un altro pezzo spesso citato o suonato nella pellicola è lo straordinario “Caravan” di Duke Ellington.
Nota 2: il regista/sceneggiatore di questa pellicola (Damien Chazelle) ha solo 30 anni.
Nota 3: questa pellicola ha vinto 3 Oscar. Uno dei quali è andato a J. K. Simmons come miglior attore non protagonista.

Due opinioni/recensioni interessanti su Whiplash, che mi sento di segnalarvi, sono quella di Matteo Bordone e di Goffredo Fofi – le trovate entrambe sul sito di Internazionale.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.