La buca

La buca

di Daniele Ciprì (USA, 2014)
con Sergio Castellitto, Rocco Papaleo,
Valeria Bruni Tedeschi, Giovanni Esposito,
Jacopo Cullin, Ivan Franek, Sonia Gessner, Teco Celio,
Fabio Camilli, Carlo De Ruggieri, Lucia Ocone

Armando è un poveraccio appena uscito di prigione – dove ha soggiornato per 27 anni, condannato ingiustamente per l’assassinio di un uomo – che quando prova a tornare dai suoi cari trova tutte porte sbarrate. Sua madre infatti gli impedisce di rientrare nella casa in cui viveva prima del carcere (l’alzheimer non le fa nemmeno riconsocere suo figlio), così come sua sorella si rifiuta di offrgli un tetto sotto cui ripararsi per qualche giorno almeno.
Passa così la prima notte da uomo libero all’addiaccio, ma l’indomani mattina in un bar, mentre viene servito dalla gentile barista Carmen, incontra per caso Oscar, un avvocato cialtrone, solitario e misogino, che campa di piccole truffe (per lo più ai danni dello Stato).
Questo tizio pseudo-colto, che si crede un furbone, cerca in un primo momento di truffare Armando, ma quando si accorge della sua totale indigenza cerca di scaricarlo. Tuttavia non ci riesce.
Armando, che oltre a non avere una Lira è pure malaticcio, torna al bar e tra un caffè e l’altro racconta agli astanti l’ingiustizia della sua storia giudiziaria, ma senza l’intenzione di muovere l’uditorio a compassione. Oscar comunque è lì, di fronte a lui, e non appena finisce di ascoltare ciò che Armando ha da dire, si autoingaggia come suo avvocato difensore, avendo intravisto subito nella disgrazia dell’ex-galeotto (un’innocente ingiustamente condattato ad una lunga pena carceraria) una valanga di soldi.
Inizia qui la loro avventura insieme: un piccolo Pinocchio indifeso nelle mani di un tizio che farsescamente potrebbe rappresentare benissimo la sintesi del duo collodiano “il gatto e la volpe”.

Sergio Castellitto nei panni dell’avvocatucolo di provincia, sempre intento nell’aggirare il prossimo per guadagnarci un tozzo di pane, recita un po’ sopra le righe, ma lo fa proprio perché il ruolo lo richiede. E comunque risulta un sacco simpatico. Perdonato.
Rocco Papaleo suscita invece un po’ di compassione, così conciato da omuncolo miserrimo. Un ruolo abbastanza diverso da quelli che ha recitato in passato, ma che ha saputo affrontare con grande dignità e senso della misura, senza grandi sbavature.
Valeria Bruni Tedeschi è del tutto ininfluente. Non come attrice, intendiamoci, è il suo ruolo ad essere davvero poco funzionale alla trama. Ha due o tre scene, ma non incidono granché sullo sviluppo della storia, la sua figura sta lì quasi a fungere da anima buona che assiste al goffo spettacolo del tentativo di raggiro dell’avvocato rapace ai danni del pover’uomo.
Simpatico come sempre Giovanni Esposito: qui lo vediamo nei panni di un uomo che, seguendo gli ordini di Armando, tenta di farsi investire da un autobus per intascare il rimborso pagato dall’assicurazione per l’incidente.
Teco Celio interpreta il giudice del processo.
Lucia Ocone, invece ha due minuscoli cammeo nel ruolo della sorella approfittatrice e senza cuore di Armando.
Molto buffo Jacopo Cullin nei panni del giovane messicano un po’ svampito che accompagna Oscar e Armando in parte del loro viaggio verso la verità.

Questa commedia si discosta un bel po’ dal tipo di comicità a cui ci aveva abituati Ciprì quando faceva coppia fissa con Maresco, ma diverte ugualmente. Anzi, vi dico di più: ho iniziato a guardarla senza grandi aspettative e invece mi sono trovato davanti un bel film, davvero godibile. Che non deve tutto alla sola bravura degli attori, ma anche ad una valida idea di sceneggiatura.

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.