La Leggenda del Re Pescatore
(The Fisher King)
di Terry Gilliam (USA, 1991)
con Jeff Bridges, Robin Williams, David Hyde Pierce,
Mercedes Ruehl, Amanda Plummer, Michael Jeter,
David Hyde Pierce, Christian Clemenson, Tom Waits
La storia di una grande amicizia tra Jack Lucas (ex speaker radiofonico ormai fallito) e il senzatetto Parry; la classica dinamica di aiuto incrociato, dove un protagonista dà una mano all’altro nel redimersi/salvarsi.
Jack è all’apice della sua carriera, in radio ha un programma di successo tutto suo in cui fa lo speaker indiavolato e incazzato nero, senza peli sulla lingua, diretto, irritante, irrispettoso di tutti, persino dei suoi stessi ascoltatori. Un giorno un tizio depresso, che è stato trattato male da una ragazza che gli piace, lo chiama in diretta e gli chiede consiglio; Jack lo invita veementemente a ribellarsi dismettendo questo atteggiamento passivo e vittimista. E così l’ascoltatore, spinto proprio dalle parole “salvifiche” del suo mito radiofonico, irrompe in un ristorante e fa una strage, uccidendo non solo la ragazza che rifiutava le sue attenzioni, ma anche parecchia altra gente.
Passano tre anni. Jack è ormai in totale stato di depressione. La strage del suo ascoltatore – che indirettamente ha provocato – gli ha fatto perdere tutto: lavoro in radio e in tv (stava infatti anche per diventare il protagonista di una sit com televisiva), una montagna di soldi e fidanzata supergnocca. Adesso lavora nella videoteca di Anne Napolitano, la sua nuova fidanzata (molto meno “top” della precedente, ma onesta) e beve da mattina a sera. Non è altro che un mantenuto senza una ragione di vita.
Infatti decide di togliersela, la vita. Ma proprio quando sta per buttarsi da un ponte, un paio di teppisti intervengono ed iniziano minacciosi a prendersi gioco fi lui (l’intenzione è di picchiarlo). A questo punto entra in scena Parry che, con l’aiuto di una nutrita schiera di altri compari senzatetto, malmena i due teppistelli malintenzionati e li mette in fuga.
La vita di Jack è salva, ma da questo punto in avanti sarà anche legata a doppio filo a quella di Parry. Questo bizzarro clochard che parla in modo molto forbito, usando il lessico di un cavaliere medievale, è una specie di folle che come unico scopo nella vita ha ritrovare il Santo Graal. Faceva il professore universitario, ma è diventato matto (ed ha perso tutto) quando gli hanno ucciso la moglie proprio sotto i suoi occhi, in un ristorante.
Quando Jack scopre che la moglie di Parry ha perso la vita proprio per mano del suo ex-ascoltatore maniaco, decide di restare vicino al suo nuovo amico e di sdebitarsi in qualche modo. Prima prova ad offrigli qualche soldo – ma a Parry non interessa più di tanto migliorare le sue attuali condizioni di vita – poi opta per qualcosa di meno “materiale”. Dal momento che il bizarro senzatetto è perdutamente innamorato di una ragazza, decide di organizzare una concorso a premio e una cena a 4 con la sua Anne per farli incontrare.
Il finale è alquanto commovente. Vi ho svelato il 90% della trama, perciò vi lascio godere almeno degli ultimi 10 minuti della pellicola senza spoilerz.
Anni prima di Lebowski, Jeff Bridges aveva già dimostrato di avere grande carattere; certo, si tratta del ruolo di uno stronzo arrogante e pieno di sé, tutto preso dalla vanità e dal tornaconto personale, ma non credo che fu affatto semplice recitarlo. Anche perché si trattava di far emergere anche le qualità positive del personaggio, quelle caratteristiche da buono che nascondeva sotto la spessa corteccia di merda.
Robin Williams era del tutto a suo agio nei panni del picchiatello. Chi meglio di lui poteva intepretare un folle che parla con dei “folletti” che lo spettatore non può vedere, enuncia frasi da cavaliere della tavola rotonda e danza come se fosse posseduto dal dimonio? Una scena che vale per tutte: quella in cui si spoglia nudo, dentro Central Park, di notte, per stendersi sul prato ad ammirare la volta stellata.
Amanda Plummer interpreta la tizia stramba, maldestra (e racchietta) per cui Parry ha perso la testa. Le loro personalità sono così “fuori dall’ordinario” che sembrano fatti l’uno per l’altra.
Mercedes Ruehl è invece Anne, la donna che ha preso con sé – sotto la sua materna ala protettiva – Jack, dopo il tracollo, e che si è occupata di dargli una casa, un lavoro e tutto l’amore che aveva nel cuore, senza mai chiedere altro in cambio, se non un po’ di affetto.
Piccolo cammeo per Tom Waits: dà il volto (e il corpo) a un veterano disabile e cinico che chiede l’elemosina su di un marciapiede di New York e che spiega a Jack come funziona la dinamica socio-psicologica del dare l’obolo ai “più bisognosi”.
Lo stile di Terry Gilliam si ravvisa soprattutto nelle scene in cui Parry vive i suoi momenti di disperata follia, ossia quando, correndo come un matto, cerca di sfuggire (impaurito a morte) a un minaccioso cavaliere con la corazza dominata dalle fiamme; un cavaliere che ovviamente esiste solo nella sua mente, quella mente tanto fulgida quanto dilaniata dal dolore.
La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.