Perez.

Perez.
di Edoardo De Angelis (Italia, 2014)
con Luca Zingaretti, Marco D’Amore, Giampaolo Fabrizio,
Massimiliano Gallo, Simona Tabasco, Ivan Castiglione

Napoli, 2014. Demetrio Perez è un avvocato d’ufficio di 50 anni circa, un uomo triste e solitario, disilluso e senza alcuna speranza, ma con una sua dignità; Perez gode della stima di poche persone, anzi pochissime, forse solo del suo amico Ignazio Merolla (un altro avvocato che esercita nello stesso foro). Da quando è stato lasciato da sua moglie, vive solo con sua figlia ventenne in una palazzina nel Centro direzionale, a due passi dal Palazzo di Giustizia.
Un giorno Luca Buglione, un boss locale molto potente, decide di assumerlo come suo avvocato difensore e di andarsi a costituire con l’intenzione di vuotare il sacco riguardo tutto quello che sa sulla malavita. La scelta cade su Perez perché è uomo facilmente ricattabile; il boss infatti, più che chiedergli assistenza legale, gli intima di recuperare per lui una grossa partita di diamanti, che è stata temporaneamente parcheggiata nello stomaco di un toro. Perez accetta – anche perché non può fare altrimenti – ma in cambio chiede al pericoloso malavitoso che nelle sue dichiarazioni da pentito finisca anche Francesco Corvino, il figlio di un’altro potente malavitoso, ossia il tipaccio che si è messo con sua figlia e che proprio non riesce a sopportare.
I problemi veri iniziano quando Buglione accetta il patto e inizia a spifferare tutto, mentre Perez ha un ripensamento, perché si è convinto che il ragazzo di sua figlia potrebbe non essere una mela marcia come suo padre, e soprattutto non riesce a recuperare il bottino seguendo le istruzioni che gli sono state fornite.

Sarò sincero: a me questo film è piaciuto davvero tanto. Per varie ragioni:
1. è girato molto bene, ha una fotografia di prima classe;
2. è sufficientemente realista, o almeno rende semplice allo spettatore il compito di credere in quel che vede;
3. ha un cast validissimo, seppur non pullula di facce famose;
4. non si lascia andare a inutili sentimentalismi, non pecca di fastidioso buonismo;
5. non cade in luoghi comuni, il protagonista non è necessariamente un eroe positivo.

Su Zingaretti c’è poco da dire: fa egregiamente il suo lavoro. L’abbiamo visto commissario, prete, padre di famiglia, ecc. Qui fa l’avvocato-anima-persa; sempre molto valido, credibile, professionalissimo. Voto: 8.
Quello che recita davvero al top in questo film, comunque, è Giampaolo Fabrizio. Sì, avete capito bene: è quel tizio che imita Bruno Vespa a Striscia la Notizia. Sembra quasi impossibile, ma è un attore straordinario. La sua interpretazione dell’avvocato panzone di mezza età – laido, sboccato e sfrontato – è da premiare. 10.
Notevole anche la performance di Simona Tabasco, soprattutto nei duetti padre/figlia con Zingaretti. 7.
Un altro voto alto – anzi molto più alto (9) lo darei a Marco D’Amore; rifà sostanzialmente lo stesso personaggio già visto nella serie tv “Gomorra” ma lo fa sempre magnificamente bene.
Niente da eccepire nemmeno per Massimiliano Gallo (il figlio di Nunzio Gallo): il suo boss forse non mette molta paura, ma è strafottente il giusto. 7.

Questa pellicola è stata diretta dallo stesso regista di quella cretinata che fu “Mozzarella Stories”. Da non crederci.

La scheda di IMDb.com, Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.