Pane, burro e marmellata
di Giorgio Capitani (Italia, 1977)
con Enrico Montesano, Claudine Auger, Rossana Podestà,
Rita Tushingham, Adolfo Celi, Franco Giacobini,
Jacques Herlin, Laura Trotter, Margherita Horowitz,
Szacinski Bente Bosco, Pietro Tordi
Pellicola grottesca tratta dalla commedia “Les Bonshommes” di Francoise Dorin.
Tre donne finiscono in una lussuosa clinica per malattie nervose (psichiatrica) dopo essersi separate dal proprio marito/fidanzato. Le cause scatenanti sono diverse: Betty è costretta dalla legge ad entrare in ospedale dopo aver tentato di uccidere il marito che l’ha tradita; Simona, stufa di essere ignorata dal consorte, tenta di strangolarlo; Vera decide di ricoverarsi sua sponte, quando viene abbandonata sull’altare dal suo futuro marito (un tizio mammone, fortemente legato alla sua famiglia d’origine).
Un giorno il noto presentatore televisivo Bruno De Santis irrompe in casa delle tre donne – che, ormai guarite, vivono insieme e gestiscono una boutique dal nome “I 3 no” – e chiede disperato di fare una telefonata; ha bisogno di chiamare urgentemente qualcuno che lo aiuti a ritracciare e a far tornare sua moglie Vera – una donna bellissima e indipendente – che, stufa del suo atteggiamento, è andata via di casa a rifugiarsi tra le braccia di un altro uomo.
Dal momento che nell’appartamento delle tre signore si trova parecchio a suo agio, Bruno inizia a frequentarlo assiduamente, fino a trasferire lì la sua fissa dimora. Con la scusa di sentirsi solo e abbandonato, l’infido presentatore-cucciolone inizierà ad approfittare con regolarità delle compassionevoli cure che gli offriranno Simona, Betty e Vera (che fino a quel momento si dichiaravano liberate dalla necessità di accompagnarsi ad un uomo) e finirà persino nei loro letti. In poco tempo, insomma, questa bizzarra relazione a 4 si trasformerà nel più classico del concubinaggio. Ma le tre donne riusciranno a spuntare una dignitosa rivalsa.
Montesano interpreta qui l’uomo (anzi il bambinone) viziato ed ipocrita; un ruolo da maschilista passivo-aggressivo. Un po’ vittima del potere delle donne – ma nemmeno tanto, visto il finale – un po’ approfittatore.
Claudine Auger (Betty) ha fascino da vendere, delle tre co-protagoniste è senza dubbio la più elegante, nonché la più “maliarda”.
La riccia Rossana Podestà (Simona) è la più prosperosa, nonché la più semplice e pragmatica (solitamente si occupa di cucinare).
A Rita Tushingham (qui in caschettone biondo) fu invece assegnato il ruolo della più ingenua del terzetto.
Adolfo Celi fu chiamato a recitare la parte del riccastro laido e barbuto, un tizio fastidioso perenne preso dal desiderio di fare sesso con tutte le donna che incontra. Sua moglie ha il volto di Laura Trotter.
Jacques Herlin interpreta il medico schizzato che ha in cura le tre ragazze durante il loro soggiorno a Villa Allegria (l’ospedale psichiatrico).
La moglie modella di Bruno ha il volto di Szacinski Bente Bosco.
Cameo per il buffo Pietro Tordi che qui interpreta il prete che sta per sposare Vera.
Piccolo ruolo anche per Franco Giacobini nei panni dell’infantile marito di Simona.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.