La morte risale a ieri sera
di Duccio Tessari (Italia, Germania occidentale, 1970)
con Frank Wolff, Raf Vallone, Gabriele Tinti,
Gillian Bray, Eva Renzi, Gigi Rizzi, Beryl Cunningham,
Checco Rissone, Jack La Cayenne, Stefano Oppedisano, Marco Mariani
Noir tratto dal delizioso romanzo “I milanesi ammazzano al sabato” di Giorgio Scerbanenco. Se volete conoscerne la trama potete dare un’occhiata qui.
Il personaggio di Duca Lamberti ha il volto di Frank Wolff. L’attore aveva poco più di 40 anni all’epoca, ma qui sembra un cinquantenne molto serio e dall’aria alquanto pensosa. Bisogna ammettere che questa interpretazione, seppure sia nettamente superiore a quella di Bruno Cremer nello stesso ruolo, non riesce comunque a trasmettere tutta la complessità psicologico/caratteriale del protagonista del romanzo. Nel film di Tessari Lamberti appare come un uomo molto ligio al dovere, infaticabile, ostinato, dalla moralità irreprensibile, duro con se stesso e con gli altri, ma anche come un tizio fin troppo rigido, sbirro fin nelle ossa, un po’ antiquato, non per niente continua a ripetere “Devi tagliarti i capelli” al suo assistente Mascaranti.
Raf Vallone, invece, recita alla grande; è straordinario nel portare a galla tutta la sofferenza e l’odio provati da Amanzio Berzaghi, il padre della vittima.
Alla sexy Gillian Bray il ruolo di Donatella Berzaghi, la giovane di bell’aspetto con problemi mentali, ossia la vittima del delitto. Valida scelta di cast: una ragazzona molto carina, dall’aria pressoché innocente. Ruolo non facile, ma comunque interpretato abbastanza dignitosamente.
Il personaggio Mascaranti non è proprio come me l’immaginavo: qui appare come un ragazzo poco più che trentenne, molto magro e vestito alla moda, che sembra essere parecchio sensibile alle avvenenze del sesso femminile. Una specie di dandy, insomma, che non disdegna menare le mani – quando occore. Gabriele Tinti è bravo, se la cava. Ma io ho sempre visto Mascaranti come un uomo più adulto – diciamo un quarantenne – molto tozzo, dall’aspetto rude e dai modi spicci, meno vanitoso, meno chiacchierone e più risoluto. Soprattutto un uomo che non mette mai in discussione l’autorità e il pensiero del suo capo, nemmeno se si trattasse di doversi tagliare i capelli o cambiare il proprio aspetto in qualche modo.
Al noto playboy Gigi Rizzi il compito di dare le sembianze al giovane pappa (protettore?) di cui Lamberti e Mascaranti si servono – sotto minaccia – per indagare sulla scomparsa della figlia di Berzaghi.
La “esotica” prostituta Herrero Martinez è interpretata da Beryl Cunningham. Sì, proprio la cantate dello splendido brano afro-funk “Why O”.
Eva Renzi intepreta la moglie di Duca Lamberti, una giovane e caparbia giornalista. Sarebbe Livia Ussaro, ma sappiamo benissimo che Duca e Livia non sono sposati nel romanzo. Anzi, il loro rapporto è tale che mai li immagineremmo come due borghesoni accasati che la sera, seduti in salotto, si annoiano a vincenda.
Sulla regia, comunque, mi trovo d’accordo con JohnTrent70. Come ha scritto in questa bella scheda/recensione, Duccio Tessari – che aveva diretto soprattuto western – si trova molto a suo agio nel fare da regista a questo cupo thriller ambientato a Milano.
Le musiche del film sono state composte dal M° Gianni Ferrio. Un paio di brani – “I giorni che ci appartengono” e “Incompatibilità” – sono cantati da Mina. Li ho trovati entrambi notevoli.
La scheda di IMDb.com, Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.