The Last Days of Disco

The Last Days of Disco

di Whit Stillman (USA, 1998)
con Chloë Sevigny, Kate Beckinsale, Mackenzie Astin,
Chris Eigeman, Matt Keeslar, Robert Sean Leonard, Jennifer Beals,
Matt Ross, Tara Subkoff, Burr Steers, David Thornton, Jaid Barrymore

New York, primissimi anni ’80. Alice, Charlotte e Holly sono tre giovani ragazze – da poco diplomate all’Hampshire College – che hanno deciso di andare a vivere insieme in un angusto apparamento, al fine di dividere le spese dell’affitto. Le prime due sono anche colleghe: lavorano entrambe infatti presso una piccola casa editrice come assistenti all’editor. Tutte comunque la sera amano andare in discoteca a svagarsi – soprattuto nei weekend – per ballare e incontrare i loro amici/partner, che andiamo ad elencare:
1. Des (uno dei PR della discoteca); 2. Jimmy (un pubblicitario il cui compito in agenzia e riuscire a portare i clienti a ballare nel club); 3. Dan (un collega della casa editrice); 4. Tom (un avvocato iper-complessato e moralista); 5. Josh (un altro avvocato dall’aspetto di eroinomane). Chiudono il quadretto dei personaggi princiali Bernie (il gestore della discoteca che sembra una fusione tra Fiorello, un cammorrista e coltivatore di cipolle) e Van (il buttafuori spilungone, anzi il selezionatore di accessi al club con la puzza sotto il naso).

Questa pellicola racconta gli amorazzi di alcuni Yuppies nella grande mela, in quella fase storico-culturale che fu il tramonto della Disco Music. In realtà “The Last Days of Disco” sarebbe potuto essere ambientato anche negli anni ’20 – nel periodo d’oro del Charleston – nulla sarebbe cambiato. La musica è solo un pretesto, anzi i protagonisti non parlano praticamente mai di musica e ballano molto poco. Pee lo più cianciano, e molto. La discoteca (l’esclusivo club) che frequentano fa solo da cornice ai fatti narrati, nel senso che le vicende avrebbero potuto svolgersi anche in un pub inglese, in una spaghetteria, in un ristorante tex-mex: la trama comunque non sarebbe cambiata affatto, né sarebbero cambiati più di tanto gli equilibri tra i personaggi.
Del declino di quel genere musicale si parla poco o niente, eccezion fatta per due o tre frasi buttate a caso nella scenggiatura (e fatte pronunciare agli attori senza un vero e proprio collegamento con la discussione in cui si trovano) e un filmato di repertorio che mostra le immagini di alcuni disordini che avvennero in uno stadio per mano dei fanatici del movimento “Disco Sucks”.

L’attrice più carina è Tara Subkoff (Holly); il personaggio più stronzo è Charlotte (Kate Beckinsale) – che comunque emana un certo fascino posh; la donnetta più rigida e complessata (nonché meno stramba del gruppo) è Alice (Chloë Sevigny).
Robert Sean Leonard è quel bell’attore simpatico che interpreta il Dottor James Wilson nella serie “Dr. House Medical Division”.
Gli altri: non pervenuti, ossia non li avevo mai visti prima. Comunque se la cavano abbastanza.

Ad essere del tutto sinceri, questo film me lo ricordavo diverso; cioè pensavo meglio, molto meglio. Voto 5 meno meno. Nemmeno la sufficienza. Mi sa che era meglio “Studio 54”.

Colonna sonora straordinaria. Contiene circa una ventina di capolavori dell’epoca d’oro della Discomusic americana – quella spesso suonata davvero e con influenze funk/soul, non quella robaccia tutta synth, pubblicata in Europa nei primi anni ’80.
Nota: per questo disco La India incise la straordinaria cover di “I Love The NightLife (Disco ‘Round)”, brano originariamente cantato da Alicia Bridges.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.