La sedia della felicità

La sedia della felicità

di Carlo Mazzacurati (Italia, 2013)
con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston,
Katia Ricciarelli, Raul Cremona, Marco Marzocca, Milena Vukotic,
Roberto Citran, Natalino Balasso, Antonio Albanese, Silvio Orlando,
Fabrizio Bentivoglio, Maria Paiato, Roberto Abbiati, Mirco Artuso, Lucia Mascino

L’ultima commedia girata da Mazzacurati. Non siamo di fronte ad un capolavoro, ma qualche scena l’ho trovata alquanto divertente. Una piccola fiaba contemporanea che cerca di rubare qualche sorriso usando toni lievi.
Siamo nel Nordest italiano. Bruna (Isabella Ragonese) è un’estetista trentenne con problemi economici e sentimentali. Ha comprato tutta l’attrezzatura del suo studio a credito, ma gli affari non vanno per il meglio, per cui non riesce a pagare le rate. Il tizio che ha venduto le macchine torna a riprendersele con prepotenza ad intervalli più o meno regolari. Un giorno scopre anche che il suo ragazzo amoreggia alle sue spalle con altre ragazzi sui traghetti.
Dino (Valerio Mastandrea) è un tatuatore quarantenne che ha lo studio di fronte al posto in cui lavora Bruna. Anche la sua situazione economica e sentimentale è pessima: divorziato da poco, è costretto a dormire nel piccolo locale commerciale dove esercita. I suoi clienti non sono tanti, né molto prodighi, di conseguenza anche le sue tasche non risultano particolarmente piene.
Un giorno Dino e Bruna si incontrano per caso, nel centro estetico di lei. Qualche giorno dopo lei lo chiama per farsi aiutare: è rimasta chiusa dentro un giardino antistante una villa in cui non riesce ad entrare. Dino accorre subito, l’aiuta e scopre che Bruna si è intrufolata in una enorme villa abbandonata per mettere le mani su alcune sedie molto kitsch.
Le sedie, stando a quanto racconta Bruna, dovrebbero contenere un tesoro nascosto dalla padrona della villa: la signora Norma Pecche (Katia Ricciarelli), la mamma di un noto criminale che è deceduta da poco proprio sotto il suo naso. Mentre Bruna – in carcere – le stava facendo dei massaggi, Norma le ha confessato di aver nascosto un grosso tesoro nell’imbottitura delle sedie di casa sua. Un segreto mai rivelato ad alcuno, ma che in punto di morte l’anziana galeotta ha voluto comunicare proprio a quella ragazza tanto brava e lavoratrice, che le ispirava fiducia e simpatia.
Unite le forze, Bruna e Dino si metteranno alla forsennata ricerca di queste strambe sedie (con lo schienale a forma di elefante) nella speranza di poter mettere le mani sulla fortuna rubata e nascosta dai Pecche. A loro si unirà ad un certo punto anche Padre Weiner, un prete corpulento alquanto avido con gravi problemi di denaro causato dal vizio delle scommesse (videopoker, gratta e vinci, lotterie, ecc.)

Perché guardarlo: perché in fondo è una commedia leggera a divertente. La caccia al tesoro non è un tema originalissimo, ma incuriosisce un po’ vederlo realizzato così. Inoltre il cast è parecchio valido e comprende anche un sacco di cammeo buffi, come Raul Cremona nei panni di un illusionista affarista, Natalino Balasso in quelli di uno spietato strozzino dal forte accento veneto, Antonio Albanese in quelli di due gemelli scansafatiche, Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio in quelli di due venditori televisivi di opere d’arte, Marco Marzocca in quelli di un furbo fiorista cingalese, Roberto Citran in quelli di un macellaio con problemi di fonazione, Milena Vukotic in quelli di una bizzarra medium, anziana e malata.

Perché non guardarlo: perché credete che Battiston sia in ogni commedia italiana, per cui non lo sopportate più. Perché siete stufi di vedere Mastandrea recitare il ruolo dell’italiano medio. Perché Isabella Ragonese non è la vostra attrice preferita e magari non la ritenete valida per ruoli leggeri. Perché non avete mai apprezzato Mazzacurati come regista.

Voto: 6. Sufficiente. Non mi aspettavo né più, né meno di quel che ho visto.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.