The Grand Budapest Hotel

The Grand Budapest Hotel

di Wes Anderson (Gran Bretagna, Germania 2014)
con Ralph Fiennes, Tony Revolori, Adrien Brody, Saoirse Ronan,
Jude Law, Tom Wilkinson, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric,
Jeff Goldblum, Willem Dafoe, Harvey Keitel, Edward Norton,
Bill Murray, Jason Schwartzman, Léa Seydoux, Tilda Swinton,
Giselda Volodi, Owen Wilson, Florian Lukas, Karl Markovics,
Bob Balaban, Fisher Stevens, Waris Ahluwalia, Wallace Wolodarsky

Una delle più belle favole a colori mai scritte e dirette da Anderson. Una grande storia di amicizia e buoni sentimenti, di lealtà e fiducia, contrapposta ad arroganza e sopprusi.
Il regista americano ha raccolto intorno a sé un cast folto e spettacolare. Pezzi grossi del cinema inglese, francese e americano, tutti uno più bravo dell’altro.
Anche il co-protagonista Revolori – alla sua prima apparizione sul grande schermo – non sembra sfigurare, comunque. Anzi riesce a tener testa benissimo a tutti gli altri.

Un giovanissimo fattorino di origini asiatiche, detto Zero, viene preso sotto l’ala protettiva del primo concierge (direttore di fatto) del prestigioso Grand Budapest Hotel: l’affascinante Monsieur Gustave, un uomo molto preciso e professionale, elegante, educatissimo, sicuro di sé, ma anche altrettanto strano, misterioso, e a suo modo, generoso. Quando questi si ritroverà invischiato in una brutta faccenda – che comprende l’omicidio di un’anziana e ricca signora e il furto di un preziosissimo quadro – Zero saprà essere fedelmente al suo fianco e riuscirà a dargli una mano nel risolvere la complessa matassa.

Perché vederlo: perché diverte tantissimo. Non c’è un personaggio che non è buffo, in un modo o nell’altro. Anderson è riuscito a trovare almeno un elemento strambo in ciascuna delle tessere che compongono questo delizioso puzzle. Il film è meritevole di apprezzamenti anche perché riesce ad incastrare e a far convivere sapientemente la storia di una grande amicizia con un paio di misteri (chi ha ucciso la vecchia e come è passato di mano l’hotel?), un’afflato malinconico, una “dolce” storia d’amore, un omaggio all’autore austriaco Stefan Zweig e diverse rocambolesche mini-avventure, come ad esempio la fuga da un carcere super fortificato e un inseguimento sulle nevi. Non manca nemmeno il duplice accenno alla disumanità che il Nazi-Fascismo diffuse in Europa durante la prima metà del secolo scorso.

Perché non vederlo: se non vi è mai piaciuto il modo in cui Anderson racconta e traccia mondi frutto di stupore e meraviglia, lasciate stare. Il suo tratto stilistico è forte e riconoscibile.

Nota grafica: va detto che per una volta anche la locandina per l’Italia non è affatto male.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.