Mi manda Picone
di Nanni Loy (Italia, 1983)
con Giancarlo Giannini, Lina Sastri,
Carlo Croccolo, Leo Gullotta, Carlo Taranto, Aldo Giuffré,
Nicola Di Pinto, Clelia Rondinella, Armando Marra, Gerardo Scala,
Carmine Faraco, Lunetta Savino, Giulio Farnese, Nino Prester
Napoli, primi anni ’80. Un disoccupato di nome Pasquale Picone si reca in municipio e durante una seduta del consiglio si dà fuoco per protestare contro la mancanza di lavoro. Dopo alcuni minuti alla torcia umana viene prestato soccorso: arriva un’ambulanza che porta via il corpo dell’ustionato a grande velocita. La fretta è tale, però, che Luciella – ossia la moglie dell’uomo che ha compiuto l’insano gesto – non riesce a raggiungere il mezzo e non capisce quindi in quale ospedale della città sia stato ricoverato suo marito.
Qui inizia la sua odissea: dovrà girare per istituti di cura alla ricerca di Picone, misteriosamente scomparso. Durante la ricerca, nell’atrio di un ospedale si imbatte in Salvatore Cannavacciuolo, un uomo che vive di espedienti e che come lavoro fa appunto l’usciere abusivo nel nosocomio. Luciella si affiderà a lui per chiedere in giro di suo marito. La ricerca però non darà i frutti sperati. Salvatore infatti, seppure inizialmente intenzionato a truffare la donna per raggranellare tutti i crediti che vantava il defunto(?) marito, si accorge ben presto che Luciella è una vittima. Suo marito non era un vero operaio dell’Italsider ma un vero e proprio boss di quartiere, impelagato in mille questioni poco pulite. La ricerca dell’uomo scomparso però fara avvicinare i due protagoniste che si accorgeranno di provare simpatia l’uno nei confronti dell’altra – seppur non espressa. Se lei, da una parte, tenta di sedurlo per portarsi in casa finalmente un uomo meno disonesto, lui – di contro – fa di tutto per tenerla all’oscuro della triste verità.
Nanni Loy – regista e sceneggiatore del film – cerca di rappresentare con una punta d’ironia il dramma di una città che vive di sotterfugi e malavita, un’umanità povera (non solo economicamente) e truffaldina, che si dà da fare però per sopravvivere, anche nella miseria più estrema. Inedito ed interessante il contrasto tra l’uomo buono e ingenuo – un truffatorello maldestro e da due soldi – e lo spietato mondo della malavita vera; allo stesso modo è delizioso l’incontro tra il bell’uomo, spiantato ma buono, e la donna coraggio di umili origini.
Nota 1: il film ha vinto ben 3 David di Donatello: a Giannini e alla Sastri come migliori attori protagonisti e Gianni Minervini come migliore produttore. Loy prese anche due nomination come miglior film e miglior regia.
Nota 2: le musiche del film sono state composte da Tullio De Piscopo.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.