Blue Jasmine

Blue Jasmine

di Woody Allen (USA, 2013)
con Cate Blanchett, Sally Hawkins, Alec Baldwin,
Bobby Cannavale, Kathy Tong, Louis C.K., Andrew Dice Clay,
Michael Stuhlbarg, Max Casella, Tammy Blanchard, Alden Ehrenreich,
Ali Fedotowsky, Joy Carlin, Annie McNamara, Emily Hsu

Davvero questo è il film migliore di Woody Allen da 15 anni a questa parte? Forse. Non so. Comunque non mi interessano queste classifiche.
Partiamo dalla trama.
Jasmine è una quarantenne della New York bene, che lascia la sua metropoli per trasferirsi a vivere a San Francisco, in casa di sua sorella (sorellastra) Ginger. Jasmine non si chiama Jasmine ma Janette, ha cambiato nome perché il nome del fiore le pareva più figo. Jasmine si trasferisce a San Francisco perché non ha più un soldo. Il suo ricchissimo marito – un truffatore fedifrago dal grande fascino – l’ha lasciata e perciò ha perso tutto. Non ha più il becco di un quattrino, ma gli ultimi Dollari li ha “investiti” in un viaggio di prima classe; è al verde ma non rinuncia a portarsi dietro un set completo di valigia Louie Vuitton. Jasmine è logorroica, piena di sé, avida, viziata e molto fuori di testa – o meglio “esaurita”, come direbbe un medico. Jasmine vuole ricominciare una nuova vita, partendo da zero. Ha voglia di rimettersi a studiare, vuole diventare un’arredatrice d’interni, perciò decide di accettare un piccolo, umile – schifido – lavoretto come segretaria in uno studio dentistico per pagarsi gli studi. Nel frattempo vive sulle spalle di sua sorella, una sorella da cui, fino a quel momento, aveva sempre voluto tenersi lontana.
Perché Jasmine è stronza? Come lo è diventata? Quando ha sviluppato tutto il suo arrivismo? L’atteggiamento freddo, snob e distaccato è una conseguenza dell’ambiente che ha frequentato per anni o una dote innata? La competizione tra le due sorelle è del tutto spontanea o fomentata dai loro genitori adottivi? Sono domande a cui non viene data una risposta – benché la trama si sviluppi comunque in maniera originale e non del tutto prevedibile. Allen forse non era interessato ad illustrare le origini dei comportamenti della protagonista, a risalire alla vera fonte dei fatti, probabilmente gli bastava mostrare quello che era accaduto poco prima e il tentativo di redenzione successivo. Ed in questo bisogna dire che riesce benissimo.

Nessuno esce vincitore da questa storia. L’unico personaggio positivo è forse Chili, il ragazzo di Ginger. Lo ricordate Bobby Cannavale nei panni di Gyp Rosetti in “Boardwalk Empire”? Non è cambiato poi molto, sapete? È sempre un ragazzone poco aggrazziato, con la sfumatura alta, i capelli impomatati e la grinta di un bisonte. Ma questa volta fa quasi tenerezza, perché è innamorato sul serio, dice le cose come stanno, senza peli sulla lingua, è brutale ma sincero, anche se gli scappa la mano pesante in un’occasione.
Comunque anche Danny (Alden Ehrenreich) – il figlio di Hal – non è del tutto marcio e qualche buona parola può essere riservata ad Augie (Andrew Dice Clay), ossia l’ex marito di Ginger. Per il resto c’è poco da salvare.
Cate Blanchett primeggia senza dubbio. Recita eccellentemente, ma il suo personaggio, la bionda protagonista, è un vero e proprio anti-erore.
Molto a suo agio Alec Baldwin nei panni dell’infido Hal. Alcuni in lui hanno visto una trasposizione del profilo di Bernard Madoff, l’ex capo del NASDAQ artefice di una maxitruffa finanziaria nel decennio scorso.
Sally Hawkins è una piccoletta piena di energia. Si è presa in carico la parte della sorella povera e tamarra – ma dal cuore buono – che accoglie in casa l’altra sorella in difficoltà e cerca di aiutarla a rialzarsi.
Louis C.K. – buffo a dirsi – fa il grande seduttore.
Michael Stuhlbarg – il di Boardwalk Empire o se preferite il protagonista di “A Serious Man” – interpreta il dottor Flicker, ossia il dentista dai secondi fini.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.