Codice d’onore
(A Few Good Men)
di Rob Reiner (USA, 1992)
con Demi Moore, Tom Cruise, Jack Nicholson,
Kevin Bacon, Kiefer Sutherland, Kevin Pollak,
James Marshall, J.T. Walsh, Christopher Guest,
J.A. Preston, Wolfgang Bodison, Matt Craven, Noah Wyle,
Aaron Sorkin, Lawrence Lowe, Cuba Gooding Jr.
La marina degli Stati Uniti chiede al Tenente Daniel Kaffee – un giovanissimo avvocato entrato da meno di un anno nel corpo – di difendere due Marine di stanza a Guantanamo (Cuba) che hanno ucciso un commilitone durante una specie di spedizione punitiva notturna, ossia un atto di nonnismo estremamente violento.
Anche se inzialmente scettico, Kaffe accetterà il compito, convinto di riuscire anche questa volta a portare a casa il risultato, così come ha fatto tutte le altre volte in cui gli è stato affidato un caso.
A supervisionare il suo compito e a dargli una mano ci sarà anche il suo collega, Tenente Sam Weinberg, e il Tenente Comandante JoAnne Galloway, un altro avvocato in gonnella parecchio precisino.
Sarà molto difficile per i tre salvare gli imputati dalla galera, dimostrando che hanno solo eseguito degli ordini, e riuscire a spuntarla, venendo a capo dell’intera vicenda. La compagnia Bravo, infatti, farà quadrato intorno al Colonnello Jessup, vero resposabile della spedizione punitiva.
L’accoppiata Reiner-Sorkin crea una pellicola notevole, in grado di raccontare con grande efficacia un nuovo episodio del conflitto insito in ogni militare – e mai domo – tra responsabilità dell’individuo e coscienza da una parte e obbligo di obbedire ai comandi impartiti dall’altra.
Probabilmente questo è stato per Tom Cruise il primo vero ruolo importante. Il momento in cui ha smesso di essere il bel giovinastro con ciuffo fluente e sorriso a 100 denti ed è diventato un attore di serie A sufficientemente credibile.
Demi Moore inappuntabile nei panni della precisina stracciacazzi.
La faccia bonaria di Kevin Pollak, invece, mi suscita simpatia da sempre.
Jack Nicholson è il pezzo da 90 che è servito a Reiner per completare il puzzle del cast. Straordinariamente valido nel ruolo del colonnello di ferro: un uomo navigato, rude, macho, maschilista, violento, antiquato, retrograda e, ciò nonostante (o proprio per questo), vile.
A Kevin Bacon il compito di interpretare il pubblico ministero della Marina, l’accusatore dei due imputati. Un tizio per nulla conscio di giocare da pedina nelle mani di un suo superiore – se non di tutto il proprio corpo di appartenenza.
La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.