Cose Nostre - Malavita

Le cose nostre – Malavita
(The Family)

di Luc Besson (USA, 2013)
con Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Dianna Agron, John D’ Leo,
Tommy Lee Jones, Jimmy Palumbo, Domenick Lombardozzi, Vincent Pastore,
Jon Freda, Michael J. Panichelli Jr., Paul Borghese, Anthony Desio, Stan Carp

Commedia prodotta da Martin Scorsese e diretta (e sceneggiata) da Luc Besson.
La storia è tratta dal libro “Malavita” di Tonino Benacquista.
La famiglia di un pentito di mafia italoamericano si rifugia in un paesino della Normandia. Facendo parte del programma protezione testimoni, Giovanni Manzoni (il capofamiglia), sua moglie Maggie e i suoi due figli (Bella e Warren) hanno dovuto cambiare casa più volte negli ultimi 6 anni per mantenere l’anomimato. La gang mafiosa newyorkese a cui Giovanni apparteneva, nella persona del boss Don Luchese, sta infatti dando loro la caccia per eliminarli definitivamente. Si sa come vanno queste cose nella malavita: chi canta deve essere fatto fuori.
Arrivati nel piccolo paesino francese, i 4 americani in fuga fanno un po’ di fatica ad ambientarsi: la piccola Manzoni – in attesa di trovare il principe azzurro – massacra di botte tutti quelli che le capitano sulla strada, Warren taglieggia alcuni compagni di scuola, li picchia, e organizza diversi tipi di truffe tra i suoi coetanei, Maggie fa esplodere i supermarket in cui sente parlare male dei suoi connazionali e della cultura USA. Anche il capofamiglia comunque ha un bel po’ di problemi a contenere l’ira: non fa altro che pestare o addirittura uccidere le persone che cercano in qualche modo di truffarlo o che comunque gli creano dei fastidi.

Quante volte De Niro avrà interpretato un mafioso? Le stiamo a contare? Non ci interessa. Qui invece conta che è validissimo anche quando non si prende sul serio, quando fa il verso a se stesso. Peraltro in questa pellicola il suo personaggio si trova davanti al film “Quei bravi ragazzi”. De Niro che guarda De Niro. Inception!
Michelle Pfeiffer ha ormai una sola espressione – come dice Kekkoz. Vero, ma chi se ne frega? Rimane una grandissima attrice, oltre che una bella donna. In tutti questi anni di carriera non credo abbia mai impersonato la moglie di un boss della mala italoamericana. Beh, abbiamo scoperto che le riesce bene anche questa cosa.
Dianna Agron non è solo carina ma se la cava egregiamente. L’aspetto da dolce bambolina bionda stride fortemente con il caratterino spigoloso del suo personaggio. Il suo ruolo, comunque, ha anche sfumature particolarmente tragiche: la teenager che interpreta, infatti, si vuole chiamare fuori dall’ambiente mafioso in maniera romantica. Il suo sogno nel cassetto è innamorarsi di un ragazzo e andare via con lui.
Sorpresa John D’Leo: così giovane, così talentuoso nel ruolo del ragazzino tosto e stronzetto. Un vero miniboss spietato che sa il fatto suo.
Il grinzoso ceffo di Tommy Lee Jones questa volta è stato usato per dare un volto all’agente responsabile dell’incolumità del protagonista. A leggere il suo cognome, dovrebbe trattarsi di un poliziotto italoamericano. Permettetemi di esprimere qualche dubbio in riguardo.
Parecchio buffi Domenick Lombardozzi e Jimmy Palumbo nei panni dei due agenti FBI che sorvegliano la famiglia Manzoni per proteggerla da eventuali attentati.
Stan Carp è l’anziano Don Lucchese.
A Jon Freda il compito di impersonare il brutto, lugubre e cruento (ma efficacissimo) killer che dà la caccia ai Manzoni.

Che dire, dunque? Come commedia “Cose nostre” non fa spanciare dalle risate, ma funziona. L’ho trovata abbastanza originale. Dei gangster il cinema ha ormai detto un po’ tutto. Una famiglia fuori dall’ordinario mancava e comunque si è rivelata ottimo soggetto per la creazione di strampalate situazioni.
Un elemento che ritorna, invece, è la psicoanalisi. In questo film il protagonista (quasi per caso) inizia a scrivere un libro di memorie attraverso cui cerca di riflettere sul senso della sua vita. Beh, il boss in crisi d’identità se l’era già inventato Harold Ramis con il film “Terapie e pallottole”.

La colonna sonora è validissima, contiene tre o quattro pezzi davvero d’effetto, come ad esempio “Clint Eastwood” dei Gorillaz, “Pop Musik” dei Tom Tom Club o “Doce Doce” di Fred Bongusto.

Domanda: perché tradurre il titolo originale “The Family” in “Cose Nostre – Malavita”? Lo trovo poco brillante. Capisco il riferimento al titolo in italiano del romanzo da cui è stato tratto, ma anche “The Family” o “La famiglia” sarebbe stato molto buono. Anzi validissimo, visto che anche in italiano la parola “famiglia” fa ironicamente riferimento ormai a gruppi di mafiosi.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.