Rush
di Ron Howard (USA, 2013)
con Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Alexandra Maria Lara, Olivia Wilde,
Pierfrancesco Favino, David Calder, Natalie Dormer, Stephen Mangan, Ilario Calvo,
Alistair Petrie, Julian Rhind-Tutt, Christian McKay, Colin Stinton
La storia della lunga e sofferta rivalità tra il pilota inglese James Hunt e quello austriaco Niki Lauda. L’uno bello, viveur e scapestrato, l’altro bruttarello, precisino e fastidiosetto. Il primo votato alla velocità come fede, l’altro quadrato e tutto dedito al perfezionismo.
Facciamo subito la tara: io non seguo la Formula 1, per di più all’epoca dei fatti non ero ancora nato, per cui è difficile per me stabilire quanto ci sia di vero in quello che è stato raccontato e quanto invece sia finzione romanzata.
Ad ogni modo, iniziamo a dire che a me “Rush” è piaciuto molto.
Questa specie di biopic a due si fa apprezzare per diversi aspetti.
1. Prima di tutto nella storia non c’è un protagonista ed un antagonista, ossia entrambi i fulcri intorno a cui si dipana la vincenda sono portatori di valori positivi e, allo stesso tempo, parecchi valori negativi. Non c’è una faccia verso cui viene catalizzata tutta la simpatia e l’empatia dello spettatore – o almeno non dovrebbe esserci.
2. Sebbene si tratti di un film sulla F1, non ci sono solo scene di gare, anzi queste – sapientemente girate – si alternano in maniera ottimale con dialoghi e scene di vita personale dei protagonisti. Come a dire che anche chi di gare non è appassionato, non fatica a provare interesse e/o curiosità per quello che sceneggiatore e regista hanno deciso di portare sul grande schermo.
Attenzione perché lo sceneggiatore (ottimo) è lo stesso di “Frost/Nixon”, “The Queen” e “L’ultimo re di scozia”.
3. La pellicola trasmette sensazioni forti. In sala ho notato diversi spettatori con il fiato sospeso durante le gare e soprattuto mentre sullo schermo scorrevano le immagini del grave incidente occorso a Lauda sul circuito del Nürburgring durante il GP di Germania del 1976.
Complimenti vivissimi, inoltre, a chi si è occupato del trucco: Daniel Brühl è incredibilmente somigliante a Lauda. Sia prima, che dopo l’incidente (con tutta quella plastica in faccia).
Dopo “Il codice da Vinci” e “Angeli e demoni”, Ron Howard ha finalmente realizzato un filmone per essere perdonato. Comunque “Frost/Nixon” del 2008 non fu affatto malaccio.
Dal punto di vista del cast, sia Chris Hemsworth che Daniel Brühl si sono rivelate scelte molto felici. Non solo somigliano parecchio ai piloti che impersonano ma hanno saputo rendere benissimo con la loro recitazione gli atteggiamenti, il modo di porsi e il piglio dei due rivali sportivi. Riescono a trasmettere efficacemente la passione che Hunt e Lauda mettevano nel loro lavoro.
Olivia Wilde (qui nei panni della moglie di Hunt) è straordinariamente bella. Non per nulla è stata scelta per interpretare la modella Suzy Miller.
Molto affascinante anche Alexandra Maria Lara (già vista in “La banda Baader Meinhof” e in “La caduta”) nell’interpretazione di Marlene, la moglie Niki Lauda: una donna di carattere ma molto devota a suo marito, anche nei momenti più difficili.
Pierfrancesco Favino e i suoi buffissimi baffoni finti dà il volto al pilota svizzero Clay Regazzoni. Oltre alla Ferrari, un altro tocco di italianità a questa produzione hollywoodiana.
Ilario Calvo è quel giovane che sta sempre muto accanto a Lauda durante le conferenze stampa. Solo leggendo la scheda del film, ho scoperto che si tratta del personaggio di Luca Cordero di Montezemolo.
Natalie Dormer è una infermierina che si porta a letto Hunt.
Alistair Petrie ha il ruolo di un cronista da bordo pista durante le gare di F1.
Il vezzoso e molle Lord Hesket (primo finanziatore di Hunt) è interpretato invece da Christian McKay.
Nota personale: ancora non ho incontrato nessuno che mi abbia detto che questo film non gli sia piaciuto.
Piccolo SPOILER scemo: ricordate che Niki Lauda è ancora in vita.
La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e di MyMovies.it.