Testa o croce

Testa o croce

di Nanny Loi (Italia, 1982)
con Renato Pozzetto, Nino Manfredi,
Mara Venier, Ida Di Benedetto, Leo Gullotta, Claudio Aliotti,
Paolo Stoppa, Maurizio Micheli, Giovanni Frezza, Mario Ugo,
Carla Monti, Mario Bernardi, Franco Diogene, Marina Casali

Commedia composta da 2 episodi distinti.

“La pecorella smarrita”
Durante un viaggio verso Varese Don Remigio, un prete di campagna molto devoto e ligio al dovere, perde la memoria (a causa di una botta in testa) e finisce a Milano. Sul treno incontra Teresa (Mara Venier), un’affascinante ragazza bionda e se ne invaghisce. Non ha mai provato sentimenti di questo tipo per una donna: l’attrazione nei suoi confronti è fortissima, tanto da intontirlo ulteriormente.
Quando arriva a Milano, Remigio, ancora molto confuso, cerca di scoprire quale sia la sua identità, facendosi aiutare dalla polizia, ma non riesce, per cui decide di andare a casa della ragazza incontrata in treno, l’unica sua conoscenza in città. Qui si trova ad essere ospite inaspettato di una festa. Quando tutti gli invitati vanno via, i due si ritrovano soli. Remigio non sa come si chiama, non ha soldi con sé, non conosce nessuno, non sa dove andare a dormire. Le circostanze e l’attrattiva che provano l’uno nei confronti dell’altra spingono i nostri ad andare a letto insieme. Si scopriranno innamorati.
Dopo una settimana di sesso infuocato nell’appartamento di lei, Remigio è del tutto ambientato. Oltre ad essere follemente innamorato e desideroso di sesso, si sente completamente a casa. Non ricorda ancora nulla ma sembra proprio intenzionato a non andare più via. Ciò nonostante, viene intercettato dai suoi superiori, i quali si presentano al domicilio di Teresa con l’intenzione di riportarlo a casa, facendo leva sul senso di colpa e sulle sue responsabilità di parroco.
A questo punto per Don Remigio inizia il calvario. Sebbene una volta tornato al suo paesino lacustre riacquisti la memoria, si sente molto combattuto. Da una parte vorrebbe riprendere ad essere un pastore di anime casto e irreprensibile, mentre dall’altro sente di amare follemente la giovane e procace bionda che ha lasciato a Milano.

“Il figlio del Beduino”
Roma. Un operaio vedovo di mezza età, detto il beduino (Nino Mafredi), che di lavoro fa la manutenzione delle strade, teme che suo figlio Marco (Claudio Aliotti), un diciassettenne che milita nelle giovanili dell’A.S Roma, sia omosessuale. Lo scopre un giorno, per caso, mentre rientra in casa. Non ne è del tutto certo, ma lo sospetta fortemente e, comunque, sembra non aver voglia di approfondire la questione per paura di scoprire una verità insopportabile. Oltre l’ignoranza che lo contraddistingue e la paura di un figlio “diverso”, si sente ferito nell’onore, in quanto da diverse generazioni la sua famiglia si fregia di annoverare “mandrilli”, ossia elementi fortemente mascolini e sessualmente molto attivi. Persino suo padre ultra-ottantenne (Paolo Stoppa), nonostante la sua veneranda età, ha ancora un forte desiderio di fare l’amore.
Un altro problema che complica ulteriormente le cose è che da anni frequenta Stefania (Ida Di Benedetto) una donna dalla forte personalità di cui è innamorato, ma non ha mai potuto sposarla o invitarla a vivere a casa con sé, in quanto suo figlio non ha mai accettato del tutto la morte di sua madre, né di conseguenza la possibilità che un’altra donna vada a farne le veci, vivendo sotto il suo stesso tetto.
Nel tentativo disperato di far convergere i due grattacapi il beduino finirà con lo spingere suo figlio proprio tra le braccia di Stefania.

Massimo rispetto per Nanni Loi, ma questa pellicola non mi ha fatto proprio impazzire. Si ridacchia – ma poco – per le sfuriate di Nino Manfredi in romanesco e per le scempiaggini no-sense – miste all’aria del tutto svagata – di Pozzetto. Nulla più. Anzi, secondo me è anche abbastanza volgarotto, senza voler essere dei bacchettoni.
Gli sceneggiatori sono 4: lo stesso Loy, Renato Pozzetto, Enrico Oldoni e Franco Ferrini.
Il primo episodio sembra un mix tra il film “Il ragazzo di campagna” e l’episodio di “Roba da ricchi” in cui Pozzetto dà il volto a Don Vittorino, un prete che deve soddisfare le voglie sessuali inconscie di una procace principessa intepretata da Francesca Dellera.
Nel secondo episodio Leo Gullotta interpreta un ipovedente collega del beduino, nonché ambiguo fratello di Stefania. Maurizio Micheli è invece un bizzarro ortopedico che cerca di fugare le paure (e la vergogna) del beduino riguardo l’omosessualità.

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.