L’impiegato
di Gianni Puccini (Italia, 1959)
con Nino Manfredi, Anna Maria Ferrero, Eleonora Rossi Drago,
Gianrico Tedeschi, Andrea Checchi, Anna Campori, Sergio Fantoni,
Gianni Bonagura, Arturo Bragaglia, Luciano Bonanni, Pietro De Vico,
Franco Giacobini, Cesare Polacco, Polidor, Nadia Brivio
Nando è un trentenne single, impiegato in una grande società parastatale di propietà del clero. Ogni notte sogna di diventare un grande scrittore, acclamato sia dal pubblico che dalla critica. La realtà, però, per lui è diversa: anziché denaro e successo ha solo routine e pigrizia. Si sente infatti alquanto schiacciato nelle sue responsabilità, non solo lavorative. Per di più, pur non essendo proprio poverissimo, non se la passa granchè bene: con un misero stipendio da impiegato deve sostenere Lisetta, una sorella più grande e zitella con cui vive, e avere a che fare con un amico scroccone con due figli piccoli, che mangia sempre a sue spese e vive quasi in pianta stabile a casa sua, dal momento che è anche innamorato di Lisetta. O così almeno dice.
La sua vita da pigro routinario fanfarone subisce un brusco cambiamento all’arrivo della Dott.ssa Jacobetti. Questa donna viene mandata dalla sede di Milano a razionalizzare il lavoro dei dipendenti della sede romana dell’Istituto Romano di Beni Immobili – la società per cui il protagonista lavora. L’intento è ovviamente di introdurre sostanziali novità tecnico/amministrative – importate dagli USA – nell’organizzazione del lavoro al fine di ottimizzare tutti gli sforzi degli impiegati e ridurre quindi al minimo la loro proverbiale pigrizia.
Nando comunque è pigro e abitudinario, per cui non vuole cambiare il suo atteggiamento sul lavoro. Nonostante il suo posto sia fortemente a rischio – come quello di tutti i suoi colleghi, peraltro – cerca in tutti i modi di opporsi al progresso e alle nuove tecniche della Jacobetti, sfruttando soprattutto il proprio sarcasmo. Anche i suoi sogni vengono stravolti dall’arrivo della severissima tagliatrice di teste; da trionfalistici quali erano, si trasformano presto in semi-incubi pieni di angoscia, in cui la verità sui sentimenti verso la donna iniziano ad emergere. Ha grosse difficoltà ad ammetterlo a se stesso, infatti, ma Nando ne è fortemente attratto. Il suo è il tipico sentimento di odio che nasconde amore represso.
Fino a pochi minuti prima della fine credevo il contrario, ma ritengo che questa pellicola sia un puro elogio della mediocrità della figura dell’impiegato. Nel bene e nel male. D’altronde il titolo stesso lo afferma con estrema chiarezza. Alcune pennellate di satira sociale e di costume sono pur presenti ma rimangono solo elementi di contorno. In questa vicenda idealtipica non vediamo una condanna feroce della pigrizia impiegatizia, né una critica severa di quello stile di vita tutto basato sull’accontentarsi, anzi. In fin dei conti tutto è lecito e permesso; il progresso inseguito a tutti i costi è un pessimo approccio alla vita (e al lavoro) che genera solo mostri. Questo sembra volerci dire il regista (Gianni Puccini) e con lui gli altri sceneggiatori (Elio Petri, Tommaso Chiaretti e lo stesso Manfredi).
Ma passiamo alla recitazione.
Manfredi qui è in piena forma, al massimo delle sue capacità interpretative. In un paio di casi sono scoppiato a ridere fragorosamente. Non so esattamente per quale motivo, se per la potenza delle parole o se per il delizioso accento ciociaro dell’attore. Comunque in questo film le battute sono scritte straordinariamente: efficaci, d’effetto, talvota davvero fulminanti.
Le bellone del film sono due: Eleonora Rossi Drago e Anna Maria Ferrero. La prima interpreta la severissima ma affascinante dottoressa che turba i giorni e le notti di Nando, mentre la seconda ha il ruolo Joan (Giovanna), una donna giovane e conturbante che frequenta regolarmente i sogni del protagonista.
Al buffo Pietro De Vico il ruolo dell’antagonista dei sogni di Nando.
Gianrico Tedeschi è il canuto, occhialuto e saggio direttore d’ufficio.
L’amico scroccone ha il volto di Andrea Checchi.
La sorella di Nando dal forte accento ciociaro e dall’atteggiamento a metà strada tra la mamma chioccia e la ragazzina innamorata è Anna Campori.
Attenzione alla pubblicità occulta (ma neanche tanto) della Brillantina Linetti con protagonista il maestoso Cesare Polacco, che più avanti prende anche le sembianze di un integerrimo commissario di polizia.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.