Il grande Gatsby

Il grande Gatsby

di Jack Clayton (USA, 1974)
con Robert Redford, Mia Farrow, Sam Waterson,
Bruce Dern, Karen Black, Scott Wilson, Lois Chiles

Premessa ineluttabile: non ho letto l’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald da cui la pellicola è stata tratta. Dunque non posso giudicare quanto la seconda sia filologicamente fedele al primo.

Amorazzi nella New York bene dei ruggenti anni ’20.
Un uomo molto ricco ed altrettanto misterioso – tale Jay Gatsby – compra una grandissima villa nella zona di Long Island e vi organizza feste molto ricorrentemente, invitando un gran numero di persone (per lo più ricche e/o famose) ma evitando sempre di prendervi parte.
Un giorno il suo vicino di casa, Nick Carraway – un ragazzo ingenuo e di umili origini, laureato da poco, che cerca di far carriera a Wall Street – viene invitato a prendere parte a uno di questi sontuosi party. Il motivo dell’inatteso invito non è ufficialmente chiaro, all’inizio, ma presto si capirà che Mr. Gatsby ha bisogno di questo contatto – cioè dell’amicizia di Nick – affinché funga da gancio con una persona che gli sta molto a cuore: la signora Daisy Buchanan.
Daisy, ancor prima di essere la cugina di Nick, è la donna di cui Gatsby è innamorato da quando era ragazzo e con cui ha avuto una breve liaison prima che partisse come soldato per la Prima Guerra Mondiale. Ai tempi Jay non era affatto ricco ma pare che con gli anni abbia messo su un immenso impero al solo scopo di potersi elevare al livello socio/economico di Daisy e poterla quindi finalmente conquistare.
Proprio grazie all’intercessione del buon Nick, Jay e Daisy riescono finalmente a reincontrarsi dopo tanti anni e a riallacciare la loro relazione, ma solo clandestinamente. Al coronamento della loro storia d’amore, infatti, si frappone un problema alquanto grande e apparentemente insormontabile: Daisy è sposata da diversi anni con Tom Buchanan, un altro riccone idiota e borioso, ed ha una bambina.
A complicare, poi, le cose c’è anche un’altra storia clandestina: quella di Tom con Myrtle Wilson, la moglie di un umilissimo meccanico/benzinaio che vive e ha bottega non molto distante dalle ville di Gastby e dei Buchanan.
Dopo essere arrivata al culmine della tensione, la vicenda assume toni anche molto foschi e drammatici; a Nick, che della storia è il narratore, non resta che rimanere un inerme osservatore, del tutto sbigottito e inorridito da quello che ha visto accadere e soprattutto dal comportamento egoista, ipocrita ed incosciente dei protagonisti.

Tutti gli attori sono bravissimi ed in parte. Supercast!
Robert Redford è un damerino ineccepibile. Indossa quegli abiti da gran viveur come se non avesse fatto altro nella vita. Per non parlare poi di quegli sguardi extra-ammalianti e delle pose da vitellone d’epoca. Gli Oscar questo film li prese per la colonna sonora e per i costumi. Ma avrebbero dovuto dare qualche premio anche a questo gigante della recitazione.
Mia Farrow si è calata incredibilmente bene nel suo ruolo: la damigella candida (e scemetta). Interpreta alla grande la signora Buchanan: una donna molto più che frivola, un essere che nella vita non ha mai dovuto preoccuparsi di nulla, se non di come distrarsi, cioè di dove e come trascorrere il proprio tempo libero.
Eccezionale anche Sam Waterson, un uomo che ho imparato ad apprezzare tantissimo negli anni con la visione della serie tv “Law & Order” in cui interpreta il procuratore Jack McCoy. Qui ha il ruolo di Nick, il giovane adulto sempliciotto che approccia il mondo dell’alta società con grande curiosità e stupore. Le sue espressioni stralunate sono dolcissime, fanno molta tenerezza.
Quel pennellone di Bruce Dern dà il volto a Mister Buchanan. Il baffetto biondo e la faccia strafottente lo rendono oltremodo antipatico. Missione riuscita!
Scott Wilson interpreta il ruolo meno nobile: quel poveraccio del meccanico che viene tradito da una moglie iperfrivola e provinciale (che ha le sembianze di Karen Black).
Lois Chiles ha la parte di Jordan Baker, l’amica del cuore di Daisy Buchanan.
Edward Herrmann interpreta invece uno degli ospiti fissi durante i party in casa Gatsby, un ragazzone corpulento che si diletta a suonare il piano per allietare le ore di festa.

Perché vedere questa pellicola: perché è stato fatto un validissimo lavoro nella scelta sia delle location, che degli abiti – oltre che del cast artistico. Ottimo risultato si è ottenuto nella messa in scena dello stile di vita di quegli anni, in quell’esatto posto per quello specifico gruppo sociale. La grande cura dei dettagli ha dato i frutti sperati: il tutto è molto credibile, oltre che godibile.
Perché non vedere questa pellicola: se non adorate i drammoni sentimentali, lasciate perdere.

Nota personale: mi sono promesso di vedere presto anche l’omonimo film diretto da Baz Luhrmann. Delle altre due pellicole (del 1926 e del 1949) non so nulla.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.