Sbatti il mostro in prima pagina
di Marco Bellocchio (Italia, 1972)
con Gian Maria Volonté, Fabio Garriba, Laura Betti, Jacques Herlin,
Gianni Solaro, Jean Rougeul, Marco Bellocchio, Carla Tatò, Silvia Kramar,
Gisella Burinato, Michel Bardinet, John Steiner, Corrado Solari
Feroce critica nei confronti del mondo dei media, in particolar modo della stampa, attraverso il racconto di uno spietato tentativo di distogliere l’opinione pubblica dalle tensioni sociali, sfruttando la curiosità e la morbosità dei lettori per un iconico episodio di cronaca nera.
Milano, anni ’70. Una giovane studentessa universitaria viene ritrovata morta in un bosco. Sul cadavere ci sono anche tracce di stupro. La vicenda finisce immediatamente sui giornali, anche perché la ragazza, che è figlia di un medico molto noto in città, viene dipinta come una santarellina, una dolce ingenua e indifesa giovinetta di famiglia buona.
La caccia all’uomo fomenta l’opinione pubblica che legge attraverso la stampa lo sviluppo della vicenda. A condurre le indagini, comunque, non c’è la polizia ma un quotidiano: Il Giornale (niente a che vedere con quello fondato da Montanelli, anche se porta lo stesso nome). Bizanti, un potente caporedattore capo, appoggiato dalla proprietà, decide di seguire il caso molto da vicino, indagando sulla ragazza o meglio sulla sua vita privata (anzi privatissima, praticamente intima), sulle amicizie, sulle frequentazioni, sulle simpatie politiche, ecc.
In men che non si dica i sospetti finiscono per cadere sul ragazzo che la vittima frequentava: tale Boni, un giovanissimo autarchico. Per arrivare a questo presunto assassino la testata – nella persona di Bizanti – senza farsi alcuna remora, sfrutta la debolezza di una donna che ha scritto al giornale: una professoressa di mezza età depressa e molto sola che ha una relazione con il giovane.
Il motivo per cui viene scelto questo capro espiatorio è molto semplice: dare un risvolto politico a tutto il caso, dal momento che è sotto gli occhi di tutti, e sviare allo stesso tempo l’attenzione dalle vere cause del disagio che vive la società italiana dell’epoca. Le prove a carico dell’indiziato sono pochissime, quasi inesistenti, ma al Giornale fa comodo mantenere questa linea accusatoria e “fomentatoria”, soprattutto a fini elettorali. Nel momento in cui l’omicidio avviene, infatti, mancano pochissime settimane alle elezioni.
Volontè è immenso, come suo solito; ha la faccia perfetta per il protagonista stronzo, cinico, ruffiano e laido. Il suo Bizanti è una vera iena in grado di manipolare colleghi, sottoposti, familiari e persino un ispettore della polizia.
Roveda, il giovane e alquanto ingenuo giornalista del quotidiano, è interpretato benissimo da Fabio Garriba.
Laura Betti mette a disposizione del film tutta la sua carica drammatica per svolgere il ruolo della professoressa mezza pazza che, dapprima si fa plasmare dallo scaltro giornalista, e poi dà di matto mentre cerca di far valere le sue ragioni e quindi difendere, allo stesso tempo, il ragazzo che ama e che sente di aver tradito.
John Steiner – il maniaco del film “I due carabinieri” – da faccia e corpo al proprietario del quotidiano “Il giornale”. Il suo ceffo rende bene l’idea di un uomo senza scrupoli, che gode della sua posizione privilegiata e si diverte a giocare da strafottente con la vita delle persone.
Ricordate Jacques Herlin? Era il buffo magnate svizzero Herr Schmidt nella commedia “Pappa e ciccia” con Lino Banfi. Qui interpreta Lauri, un giornalista collega di Bizanti.
Corrado Solari è Boni, il giovane anarchico e capellone, mentre Gianni Solaro è l’integerrimo prof. Italo Martini, ossia il padre della vittima (che ha il volto di Silvia Kramar).
Per la moglie di Bizanti fu scelta Carla Tatò.
Voto globale: 7 e mezzo. Bellocchio non è mai stato il mio regista preferito, ma questo film merita davvero la visione.
Nota: pare che la vicenda delittuosa a sfondo sessuale, raccontata nella pellicola, sia ispirata a una storia vera dell’epoca, ossia all’assassinio di Milena Sutter.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.