Frankenweenie

Frankenweenie

di Tim Burton (USA, 2012)

Nuova (e divertente) commedia noir di Tim Burton in formato lungometraggio animato. Al colore il regista ha preferito – giustamente – un tetro bianco e nero.
Produce Disney.
Victor è un bambino taciturno e solitario, grande amante del cinema e della scienza, che passa tutto il suo tempo libero in casa, chiuso in soffitta a trafficare con cinepresa e pellicole. Il suo unico amico è un cagnolino (un piccolo Bull Terrier?) di nome Sparky.
Sparky è un compagno fedele e simpatico ma parecchio sbadato; un giorno difatti perde la vita finendo sotto un’auto mentre insegue tutto garrulo una palla da baseball.
Per questa grave perdita Victor (che di cognome fa Frankenstein) soffre ovviamente tanto, tantissimo, non riesce ad accettare l’idea della morte. Soffre a tal punto da decidere di provare a ridare la vita al suo amato cane. Un esperimento degno di tal cognome.
La riesumazione della salma e la riattivazione dei suoi circuiti nervosi attraverso conduzione elettrica riesce alla perfezione, Victor cioè ottienre ciò che desidera ardentemente, ma l’ardito exploit finisce per scatenare un putiferio nella piccola cittadina di New Holland, anche se indirettamente. La vera causa dei guai è infatti l’invidia dei piccoli amici di Victor che tentano di imitare il suo esperimento per primeggiare al concorso di scienze.

Siamo ovviamente di fronte ad una validissima riedizione/rivisitazione in chiave teen-cartoon della leggenda del mostro Frankenstein. Una versione meno paurosa, certo, anche se ugualmente cupa e a tratti decisamente triste. Ma non sempre. D’altronde è una commedia, no? E nemmeno per soli ragazzi; come a dire che – al solito – con Tim Burton si divertono anche gli adulti. Anzi, forse più gli adulti che i ragazzini.
Grazie a Tim Burton anche nei cartoni si può parlare di morte. Fortunatamente.
Sulla qualità dell’animazione non c’è nulla da eccepire, anzi.
Il messaggio educativo della pellicola è: impegnatevi nello studio delle materie scientifiche, perché sono importanti. Chi segue la scienza, soprattutto chi la segue con passione, ha la mente aperta e vede la realtà chiaramente, senza filtri che possono indurre in errore, a differenza del popolo bue che, molto facilmente, si fa prendere dalla paura, figlia dell’ignoranza e della creduloneria. Il tutto, comunque, si potrebbe riassumere benissimo con la nota frase: “Il sonno della ragione genera mostri”.
Lo stile e l’estetica di “Frankenweenie” ricordano quelli già visti in altre pellicole dello stesso regista, come “Nightmare before Christmas” o – meglio ancora – “La sposa cadavere”.
Godibile la citazione dei film di mostri giganti nipponici simil Gozilla.
Film consigliato dal sottoscritto, che – lo ricordo – non è un folle fan(anatico) di Burton, ma ne rispetta comunque le grandi doti artistiche.

Per conoscere quali attori famosi hanno prestato la loro voce ai personaggi nell’edizione originale, date un’occhiata alla scheda di IMDb.com.
Qui trovate anche quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.