Sydney
di Paul Thomas Anderson (USA, 1996)
con Philip Baker Hall, John C. Reilly, Gwyneth Paltrow,
Samuel L. Jackson, Philip Seymour Hoffman, F. William Parker
Film noto anche come “Hard Eight”, diretto dallo stesso regista delle straordinarie pellicole “Magnolia”, “Il petroliere”, “Boogie Nights” e il recente “The Master” (che devo ancora vedere).
Un vecchio giocatore d’azzardo – tale Sydney – che bazzica dalle parti di Reno incontra sulla porta di un ristorante John, un mendicante di circa trent’anni. Il ragazzo pare aver bisogno di denaro per curare suo padre che è molto malato. Sydney lo invita a prendere un caffé e a fumare una sigaretta insieme, ascolta la sua storia e decide di occuparsene: gli insegna a raggranellare qualche soldo nei casinò con un giochetto ai limiti della legalità e mette a posto la faccenda di suo padre. Dopo poco tempo, senza mai chiedere nulla in cambio, Sydney prende sotto la sua ala protettiva anche Clementine, una giovane ragazza (biondina e caruccetta) che fa la cameriera nel ristorante che è solito frequentare. Oltre a servire i tavoli, comunque, Clementine fa anche la prostituta per arrotondare, le basta essere molto gentile con i clienti del ristorante, così come da invito dei titolari del locale.
John e Clementine si conoscono così a casa di Sydney. I due ragazzi si piacciono subito, perciò decidono di fare un copo di testa: si sposano immediatamente, in gran segreto, a Las Vegas, ma proprio il giorno del matrimonio combinano un gran casino a causa della loro avidità, oltre che della totale inesperienza.
Non è una storia straordinaria ma a me è piacuta molto. Ad ogni modo, la bravura di regista e sceneggiatore sta nel non svelare subito tutte le carte. Ci vuole più di mezzo film per capire dove la storia vuole andare a parare e proprio per questo la tensione, o meglio la cuiorità dello spettatore, cresce. Chi è Sydney davvero? Di cosa si occupa? Cosa faceva prima di incontrare John? E perché è così gentile con i due ragazzi? Cosa combineranno quei due idioti insieme? Sono tutte domande che rimangono in sospeso un bel po’, prima di portare ad una riposta. E questo – credetemi – è davvero il sale di “Sydney”: un elemento molto apprezzabile nella costruzione del film.
Philip Baker Hall – l’attore anziano per eccellenza, l’uomo sempre stato vecchio – è perfetto nei suoi eterni silenzi. Scelta eccellente per recitare il ruolo di un personaggio misterioso e taciturno che ha molto da nascondere.
John C. Reilly non è mai stato il mio attore comico preferito. Qui comunque interpreta in maniera grandiosa una parte drammatica: il tontolone inesperto che cerca affetto ma che finisce per cacciarsi nei guai correndo dietro al denaro.
Gwyneth Paltrow invece mi ha stupito: non l’avevo mai vista nei panni della sfasciata: una scema senza sale in zucca che cerca di nascondere la sua estrema debolezza dietro un’aria da ganza.
Samuel L. Jackson fa la parte del negro idiota che si crede un furbacchione, un tizio dalla lingua lunga che – lo capisci subito – sarà prima o poi punito per la sua strafottenza.
Il grandissimo Philip Seymour Hoffman, invece, ha solo un piccolo cammeo: fa la parte di un ragazzetto infoiato che urla “Hard Eight” e fa lo sborone mentre sfida Sydney al gioco dei dadi.
Voto globale per la pellicola: 7. Se apprezzate le pellicole di Paul Thomas Anderson, dovete vedere anche questa. Se non altro, almeno per completare tutta la filmografia.
La locandina americana è diversa – non ha il riferimento al gioco d’azzardo – ma credo che faccia ugualmente schifo.
La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.