Il grande cocomero
di Francesca Archibugi (Italia, 1993)
con Sergio Castellitto, Alessia Fugardi, Anna Galliena, Gigi Reder,
Armando De Razza, Silvio Vannucci, Laura Betti, Lidia Broccolino,
Victor Cavallo, Alessandra Panelli, Raffaele Vannoli (Superlello),
Francesco Siciliano, Paolo Triestino, Riccardo Zinna
Un neuropischiatra infantile, che lavora presso il Policlinico Umberto I di Roma, prende a cuore un caso molto anomalo: una ragazzina che ha delle strane crisi di epilessia pur non risultando clinicamente affetta da questo problema. Si affezionerà a tal punto al caso e alla bambina che capire il male e cercare di curare questa piccola paziente sarà il suo unico scopo nella vita. A dirla tutta dietro questa (malata?) evoluzione del rapporto medico-paziente ci sono due situazioni molto disastrose: lui, Arturo – il medico, è stato abbandonato dalla moglie e non riesce a riprendersi in quanto si sente colpevole di aver mandato a monte il matrimonio. Lei, Pippi – la piccola paziente, vive in una famiglia solo apparentemente normale dove padre e madre non si amano più – forse non si sono mai amati – anzi dove la madre probabilmente non ha mai accettato l’arrivo inaspettato della figlia.
Interessante il quadro in cui avviene questa vicenda: il medico protagonista si muove in un ambiente a lui ostile in quanto fa molto più di quel che deve per rendere la degenza dei bambini ricoverati più umana. Troppo diligente per un ambiente in cui regna un certo lassismo. Ad esempio si scontra spesso con un’infermiera scostante, stanca e abbastanza anziana (Laura Betti) ed è malvisto dall’arcigno e testardo capo-reparto (Gigi Reder). Ciò nonostante, Arturo fa di tutto per sopperire alla mancanza (non sempre temporanea) della figura paterna per tutti i ragazzini degenti.
In sottofondo anche una strisciante polemica nei confronti del pessimo stato in cui versa la sanità italiana. Così come qualche stoccatina viene lanciata nei confronti dei medici rampanti, che abbandonano le situazioni più difficili nelle strutture pubbliche per rincorrere stipendi e carriera nelle prestigiose cliniche private.
Interessante – anche se forse un po’ scontata – la figura del prete (Victor Cavallo) che prende con sé e accudisce i giovani con problemi psichici quando non possono più soggiornare nell’ospedale in cui lavora Arturo.
Buona interpretazione per Castellitto, che con questo film credo abbia acquisito parecchia dignità d’attore drammatico e abbia iniziato ad emergere tra i colleghi italiani della sua generazione.
Se la cava benissimo anche la piccola Alessia Fugardi – forse alla prima prova sul grande schermo. A soli 13 anni il ruolo della ragazzina depressa ma precoce e perspicace (oltre che deliziosamente carina) era sicuramente nelle sue corde.
Cos’altro mi è piaciuto: la location. La sede distaccata dell’ospedale in cui è stata girata la maggior parte delle scene è un vecchio edificio scolastico di San Lorenzo, un quartiere popolare di Roma in cui bazzico da oltre 15 anni e che in un certo senso mi sta a cuore.
Nota: nel film è presente anche Superlello (Raffaele Vanoli, il gestore del locale “Contestaccio”) nei panni di Michelone, un ragazzone fisicamente molto cresciuto ma con atteggiamenti e comportamenti da bambino.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.
IL GRANDE COCOMERO