Una vita difficile
di Dino Risi (Italia, 1961)
con Alberto Sordi, Lea Massari,
Claudio Gora, Franco Fabrizi, Lina Volonghi, Antonio Centa,
Daniele Vargas, Mino Doro, Vittorio Gassman, Alessandro Blasetti,
Anna Magnani, Antonio Centa, Franco Scandurra, Renato Tagliani,
Loredana Cappelletti, Paolo Vanni, Edith Peters
1943. Silvio Magnozzi, un giovane giornalista romano, è sulle montagne lombarde con i suoi compagni partigiani a fare la resistenza. Un giorno, mentre cerca asilio in un albergo, viene catturato da un militare tedesco che decide immediatamente di giustiziarlo sul posto. La figlia della locandiera, Elena, però gli salva la vita e lo nasconde per tre mesi in un mulino di proprietà di famiglia. I due si innamorano e passano momenti splendidi insieme a parlare di sogni e politica e di quello che la vita può loro riservare, ma soprattutto a fare sesso.
Il richiamo della libertà però è troppo forte per Silvio. Una notte, infatti, approfittando del buio, scappa dal mulino e raggiunge i suoi compagni, senza lasciare nessun messaggio per Elena. Dopo alcuni anni, a guerra ormai finita, lo vediamo nuovamente a Roma a fare ancora il giornalista squattrinato. Un caso di cronaca lo riporta al paesello della ragazza, che sta sul punto di sposarsi, ma i due, appena si rivedono, capiscono che sono fatti l’uno per l’altra e decidono di restare insieme. Elena infatti, che aveva già la valigia pronta, decide apparentemente su due piedi di lasciare la casa dell’arcigna madre, che non vede di buon occhio l’unione, e di fuggire nella Capitale con Silvio.
La vita per la coppia di piccioncini sarà difficile. Lei non lavora, lui solo si accolla la responsabilità di produrre reddito ma i soldi sono pochissimi e comunque non bastano mai. Spesso saltano persino i pasti o sono costretti a mangiare sfruttando la benevolenza di qualche collega o conoscente.
Al giornale, insomma, le cose non vanno benissimo ma un giorno per Silvio arriva la grande occasione: un magnate dell’industria offre al giovane giornalista tanto denaro e una carriera sfavillante, a patto di non pubblicare illazioni sul suo traffico di denaro verso conti esteri. Per Silvio però questo sarà un grave affronto; infatti per non passare nelle file dei disonesti e per mantenere fede ai propri integerrimi ideali, rifiuterà l’alletante proposta – con grande dispiacere di Elena, che intanto aspetta il di lui primogenito – e scriverà lo scottante articolo, che peraltro gli fara guadagnare una condanna per diffamazione.
La situazione poi diventerà ingravescente, anche perché il giorno del matrimonio (che coincide con l’attentato dei Palmiro Togliatti – il 14 Luglio del 1948) Silvio verrà anche arrestato e condannato per sommossa e tentata occupazione di una sede della RAI.
Passati i 2 anni di prigione, poi, i due torneranno insieme ma solo per poco perché i tentativi della madre di lei di far laureare (a forza) Silvio andranno falliti mentre Elena si allontanerà, rendendosi conto definitivamente che la vita di suo marito non può essere che fallimentare.
Una vita difficile racconta circa 10 anni di dopoguerra italiano, delle difficoltà di barcamenarsi in un momento storico difficile in cui ci si affacciava al boom economico ma non tutti potevano avere accesso alle tante opportunità (economiche e non) in maniera uguale e indiscriminata. Quella che rappresenta Risi – su soggetto e sceneggiatura di Rodolfo Sonego – è una coppia spaccata in due tra il desiderio di buttarsi la guerra e la miseria alle spalle, di vivere in un paese normale con gli agi della nascente piccola borghesia italiana, e la difficoltà di mantere alta la propria dignità, rispettando i valori di giustizia sociale in cui si crede e per cui si è combattuto. Un equilibrismo affatto semplice che porta appunto alla crisi dei rapporti privati, degli affetti, alla mortificazione delle aspirazioni e persino all’ingiustizia – il povero giornalista combattivo e idealista infatti viene condannato prima (e va in carcere poi) per aver detto la verità, mentre il ricco capitalista, cinico, laido, cattivo e approfittatore, riuscirà a venire fuori pulito dalla vicenda e a guadagnarci pure.
Il valore di questa pellicola, al di là della indiscutibile bravura dei due protagonisti, sta forse nel non aver voluto costruire un dualismo netto tra buone qualità e indole cattiva. Elena è giovane, non acculturata, frivola e forse anche un po’ ingenua ma non cattiva. Oltre ad amare il suo Silvio, per tutto il tempo mostra una gran pietas umana nei confronti delle sorti del suo compagno, anche quando le loro strade si separano. Allo stesso modo, Silvio non incarna del tutto lo stereotipo dell’eroe positivo: è vero che ha degli ideali e fa di tutto per preservarli, ma si dimostra anche un vile quando scaccia via malamente sua moglie, un debole quando nella disperazione si attacca alla bottiglia, un inetto quando non riesce a farsi retribuire adeguatamente il lavoro che svolge o un incapace quando dimostra di non riuscire a impegnarsi a sufficienza nello studio fino a conseguire una laurea.
Fino a 20 giorni fa non conoscevo questa pellicola. L’ho scoperta per caso durante una conversazione sui social network e devo ammettere che l’ho apprezzata un sacco, se non altro per alcune dinamiche senza tempo che si sviluppano all’interno delle coppie.
Un piccolo ringraziamento a Lucah di FriendFeed. Lui sa perché.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.