Django Unchained

Django Unchained

di Quentin Tarantino (USA, 2012)
con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo diCaprio,
Kerry Washington, Samuel L. Jackson, Dennis Christopher,
Don Johnson, Franco Nero, Walton Goggins, Ato Essandoh, Rza,
Sammi Rotibi, David Steen, Nichole Galicia, Laura Cayouette

Dunque, questo è l’ultimo film scritto e diretto da Quentin Tarantino, cronologicamente. Ma credo che questo lo sapete già. Per fare la tara a tutto ciò che sto per scrivere, dovete sapere anche che Tarantino è uno dei miei registi preferiti di sempre.
Django Unchained è un film western – anche questo mi pare sia abbastanza chiaro. A me non piacciono i western (a differenza di mio padre che li adora), eppure questo rifacimento di “Django” mi piaciuto. Di base, infatti, sarebbe un remake riveduto e corretto del quasi omonimo film diretto da Sergio Corbucci nel 1966. Ma c’è ovviamente di più.
Il piacere di vedere questa pellicola è derivato forse dalla tanta attesa? Potrebbe essere, ma non credo sia questo il caso. Io, al solito, mi sono informato poco a riguardo, proprio per non rovinarmi la sopresa e il gusto della visione.
L’eccessivo ammiccamento del regista ha snaturato la purezza dell’opera? Chissenefrega. Il bello delle pellicole di Tarantino sta forse proprio in questo.
Si tratta di un film trash? No di certo. Semmai un po’ truculento e splatter (per tutti gli schizzi di sangue) ma non è forse questa una delle caratteristiche peculiari dei pulp movie moderni?
Dunque vediamo la trama. Siamo nel selvaggio west degli Stati Uniti della seconda metà del XIX secolo. Django è uno schiavo nero (o negro, se preferite) che viene liberato dalla schiavitù – letteramente de-catenato o s-catenato – dal dottor King Schultz, una specie di finto-dentista di origini germaniche, che gira per i desolati stati centrali della nazione con un camper su cui svetta un grande dente bianco, ma il cui vero mestiere è uccidere i ricercati per riscattare la taglia sulle loro teste.
Il cacciatore di taglie propone al nero la libertà in cambio di aiuto nel suo delicato lavoro. I due insomma diventano soci in affari, nonostante le leggi razziali del paese, e passano l’inverno a uccidere loschi figuri i cui volti sono stampati sui tradizionali poster con la scritta “Dead or alive”. La collaborazione col tempo diventa una quasi-amicizia, tanto che i due si confidano: Django rivela al doc di voler liberare dalla schiavitù anche sua moglie, quando il lavoro sarà ultimato e si ritroverà finalmente libero. Questa liberazione – a cui ovviamente prenderà parte anche il baffuto gentiluomo dall’accento tedesco – si rivelerà però un delicato exploit, in quanto la signora Django, nota come Broomhilda (perché inizialmente schiava di una signora crucca), è di proprietà di Calvin Candie, ossia di uno dei più odiosi e fighetti proprietari terrieri del Tennessee. La delicata operazione prevede l’allestimento di una recita ben congegnata: i due salvatori entrano in casa e nelle grazie dell’annoiato Mr. Candie fingendosi interessati all’acquisto di schiavi neri da combattimento; questo perché il giovane e ricco ereditiere, che si diletta ad assistere alla lotta libera e spietata tra mandingo(es), detiene un personale prestigioso “rooster” di lottatori “coloured”.

“Vita, libertà e ricerca di vendetta” strilla il poster americano, dunque immaginate l’epica del racconto e cosa può venir fuori dal mescolare un genere come il western e la passione di Tarantino per i b-movies italiani degli anni ’60 e ’70, il pulp e la commedia sagace. Uno spasso, in poche parole.
Una frase da ricordare: “Non hanno mai visto un negro a cavallo”.
Due note sugli attori.
Consacrato con “Inglorious Basterds”, Waltz non sbaglia un film, nemmeno se lo pagano. O forse sì. Il punto è proprio quello: dove lo metti sta. Interpreta qualsiasi cosa. Commedy? Drama? Non è un suo problema. Non sbaglia un’espressione, un’entrata. Iper-professionista.
Jamie Foxx devo rivalutarlo: m’è sempre stato sulle scatole ma a recitare è davvero bravo. Provate a guardare la sua interpretazione in “Ray”, il film biografico su Ray Charles. Non lo trovate credibile?
Leo DiCaprio rimane il giovinetto che è sempre stato. A momenti diventa quarantenne ma la faccetta imberbe non viene via (neppure con la barba). L’ho trovato comunque perfetto nel ruolo dell’odioso signorotto giovane e viziato.
Kerry Washington si merita diversi premi per l’interpretazione della bella schiava moglie di Django.
Il trucco su Samuel L. Jackson ha fatto miracoli, è praticamente irriconoscibile. Eppure sotto tutto quel make-up le sue doti da eccellente attore emergono ugualmente. Straordinario nel ruolo del vecchio nero di casa Candie, un losco figuro molto scaltro, un po’ maggiordomo, un po’ negriero, un po’ consigliere del capofamiglia.
Don Johnson invece è buffissimo nei panni di un tonto proprietario terriero con pizetto bianco e cappellone. Fa piacere vedere che certi attori validi ormai caduti nel dimenticatoio vengono recuperati.
Franco Nero ha un piccolo ruolo: interpreta un italiano che possiede una scuderia di mandingo da combattimento. Tarantino l’ha recuperato in segno di rispetto (e stima) per il protagonista del film a cui si è ispirato.
La bella Nichole Galicia interpreta la prostituta ufficiale di casa Candie.
Walton Goggins fa il cazzone bianco razzista. Ruolo perfetto per una faccia così.

Notevole la colonna sonora con pezzi di Luis Bacalov e Ennio Morricone. Altri omaggi al cinema italiano che fu. Da ri-ascoltare “Lo Chiamavano King (His Name is King)” cantata da Edda Dall’Orso.

Ho visto il film in italiano ma il doppiaggio non mi è piaciuto granché. Attenzione: non sono snob, non agogno affinché l’industria del doppiaggio italiano si estigua al più presto, ma questa volta gli addetti al doppiaggio e adattamento hanno toppato un bel po’. Non tanto per la voce del protagonista affidata a Pino Insegno, quanto ad esempio per l’eccessiva scimiottatura nell’accento germanico del Dr. Schultz.
Voto alla pellicola: N.P. Da vedere. Il numero mettetelo voi.
Negli USA “Django Unchained” è uscito a Natale. Noi abbiamo dovuto aspettare sino alle metà di gennaio. Per dire.

Qui c’è la locandina ufficiale americana. Da quella italiana, come potete vedere, hanno segato via anche Leonardo DiCaprio. Strano. In Italia non è più considerato sufficientemente noto da vendere un film?

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.